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Se l’iniziativa #magliettarossa rischia l’autogol social
Com’è evidente dal grafico, dopo un’iniziale prevalenza di connotazioni positive alla campagna #magliettarossa, nelle ore successive hanno prevalso i post critici con l’iniziativa. Secondo le rilevazioni di Datamediahub (think tank su editoria e digitale guidato da Pier Luca Santoro), i post da account registrati in italiano con l’hashtag #rolex sono 25mila circa, per un engagement complessivo di 320mila utenti social (assumendoli come pertinenti al dibattito e non rifereriti al marchio di orologi); hashtag utilizzato dai sostenitori delle forze politiche al Governo, come simbolo di una sinistra radical chic (anche citata come #radicalchic in molti post).
Facebook, o della vulnerabilità dei colossi dell’high tech
Secondo il report “Content Trends Report 2018” pubblicato da Buzzsumo, solo il 5% dei post pubblicati ottiene condivisioni quantitativamente rilevanti, il resto è “social spam” (o quasi), complice la stretta anti fake news imposta di recente all’algoritmo dal team di Facebook. “La viralità è morta, ora c’è la reputazione”, titolava giorni fa Datamediahub, think tank guidato da Pierluca Santoro, per commentare il trend in atto.
La classifica dei Vip social strapagati ma odiati dai giornalisti. Ecco perché
Basta un blog ben avviato e un’attività social costante e strutturata ed il gioco è fatto. Ma, valutazioni morali a parte, è giusto pagare gli influencer? “Credo che pagare gli influencer sia come vivere in affitto – commenta Pierluca Santoro, tra i fondatori di Datamediahub – una volta che si cessa di pagare si viene sfrattati, mentre costruire con loro una relazione di reciproco interesse a prescindere dagli aspetti monetari sia invece come acquistare una casa: una volta estinto il mutuo nessuno potrà più cacciarci. Spero che la metafora renda l’idea del mio pensiero sulla questione”.
«Sottovalutate le potenzialità per migliorare il brand e conquistare i clienti»
«La digitalizzazione delle imprese? Solo un quarto delle imprese esaminate non ha un sito web, percentuale che sale al 33.2% per le aziende di piccole dimensioni e arriva al 46.3% per le imprese che operano nel B2B. Di queste, però, nessun ha pubblicato più di un post sulle proprie pagine social nell’ultimo mese. Le imprese sottovalutano le potenzialità dei social media nel costruire il proprio brand e raggiungere i clienti». Pierluca Santoro è un esperto di marketing, comunicazione & sales intelligence; ma soprattutto è il project manager di Datamediahub, portale che quotidianamente analizza l’evoluzione dell’editoria e della comunicazione. A molti, sulla rete, è noto come @pedroelrey. Gli abbiamo chiesto di analizzare l’approccio delle imprese italiane ad affacciarsi online e, tanto più, ai social media.
Umberto Eco e gli «imbecilli» di Internet: ecco cosa ha detto veramente
Come fa notare Pier Luca Santoro su DataMediaHub, non solo il passaggio in questione è stato estrapolato da un discorso molto più ampio – e una volta reinserito nel suo contesto risulta meno “forte” di quel che potesse sembrare, dal momento che Eco afferma anche di considerare i social media come un fenomeno positivo – ma, sopratutto, trattandosi di un incontro con i giornalisti, sembra che a prevalere sia stata sopratutto la voglia di creare una polemica ad hoc prendendo “di peso” alcune frasi dello studioso trasformandole in un titolo da prima pagina.
La reputazione digitale vale oro ma è sempre più fragile
A furia di inseguire i numeri dei follower, dei click e dei «like» ci siamo dimenticati che nel mondo digitale la cosa più importante non è la popolarità ma la reputazione. Per il vocabolario Treccani «la reputazione è la stima e la considerazione in cui si è tenuti da altri». Molti credono che nel digitale la reputazione sia l’insieme di dati e notizie che si trovano online su una persona o un marchio. Cosa vera solo in parte. Questa semmai è l’identità digitale e si crea con i dati e metadati volontari e involontari generati da ogni utente. Ma allora, cos’è la reputazione digitale? […]
Per Pier Luca Santoro di DataMediaHub invece «la reputazione ha una dimensione sociale. Dipende da come quel che facciamo/diciamo viene percepito dagli altri e da come gli altri parlano di noi [in sintesi]. Dunque è molto concreta anche se “immateriale”». Pensiamoci.
Qualche consiglio per chi sogna ancora di fare il giornalista digitale
Quella delle “nicchie” delle newsletter non è la sola strada. Per Pier Luca Santoro di DataMediaHub «una delle strade del giornalismo digitale passa per il brand journalism». Che non significa produrre veline pubblicitarie, ma contenuti giornalistici mirati per aziende e marchi e che rispondono a logiche precise. Per realizzarli, però, occorre imparare anche elementi di marketing e di pubblicità. Il che fa storcere il naso a molti giornalisti. Il mercato è in rapida crescita e muove 28,1 miliardi di dollari l’anno. Per chi fosse interessato c’è un Master di altissimo livello organizzato da DataMediaHub, Associazione Stampa Romana e AGI. Si intiola «Dal Brand Journalism alle Digital PR, quando il Giornalismo Sposa l’Impresa». Dura 11 weekend, dal 13 aprile al 13 ottobre 2018, e si svolgerà a Roma.
Il record di Repubblica su Facebook: 3 milioni di like
Sulla sola fanpage di Repubblica si contano 185mila interazioni: una grandissima comunità che attraverso like, commenti e condivisioni dialoga e interagisce con il giornale in un dibattito continuo. Ogni giorno vengono raggiunte 7,5 milioni di persone, numero estremamente più ampio rispetto ai soli fan della pagina.
Un risultato importante, sottolineato anche nell’ultimo report di DataMediaHub che descrive come “Repubblica sembra essere più attenta alle ultime tendenze sia algoritmiche che di utilizzo e resta tuttora uno dei giornali più interessanti nella gestione della propria presenza sui social”.
Eni vs Report su Twitter: dati e pareri degli esperti
Pier Luca Santoro, esperto di Social Media, un vero Social Media Editor che ha ricoperto ruoli rilevanti, pensiamo a La Stampa per esempio. Fondatore de “Il Giornalaio” per tanti un vero punto di riferimento sul mondo dell’Editoria, oggi è co-fondatore di DatamediaHub.
Eni domenica mentre andava in onda Report in Tv si è presa il contraddittorio ed è sicuramente un momento storico per quanto riguarda la social tv. E al di là di quello che si può pensare, quella è sicuramente una case history storica che non ha precedenti nel nostro paese. Poi si può fare un altra considerazione di base, e cioè che il Social Media Marketing parte da una organizzazione. E questo in molti ancora non lo hanno capito.
Facebook alla riconquista degli adolescenti: ecco il portale per i teen
Una mossa importante, quella del portale, proprio per frenare il progressivo “invecchiamento” della popolazione di utenti su Facebook: il social media infatti sta attraendo, soprattutto in Europa e in Italia in particolare, unn pubblico sempre più adulto, mentre la quota di giovani si sta riducendo rispetto al passato, come monitorato di recente da Datamediahub.
Buondì Motta, prove tecniche di rilancio grazie agli spot corrosivi
Pier Luca Santoro e Pierluigi Vitale di Datamediahub hanno processato circa 5500 commenti raggruppandoli in in quattro principali topic di discussioni sullo spot. Il primo, caratterizzato dall’ironia, ha raccolto circa i due terzi dei commenti, il 64,3% per la precisione. «Sicuramente – dicono i ricercatori – in questo topic si dividono le posizioni pro-contro ma, a dire il vero, sono più i complimenti e l’invito [agli altri] ad accettare l’ironia, che altro». Da rilevare come la seconda tipologia di commenti sia caratterizzata dall’auspicio che l’asteroide colpisca la bambina. […] I tifosi dell’asteroide hanno mobilitato il 19,2% dei commenti, uno su cinque. Rilevanza inferiore, circa il 10%, l’ottiene il cluster che raccoglie i commenti che sottolineano il lato violento dello spot. […] Non supera il 7% il numero dei commenti che sottolineano l’immagine da famiglia da Mulino Bianco dello spot.
7 milioni di italiani usano gli adblocker
La novità più importante del 2016 – riportata nell’incontro con Pierluca Santoro di DataMediaHub e Giacomo Fusina di Human Highway durante la Social Media Week di Milano – è però la crescita inarrestabile degli adblock su smartphone e tablet: secondo i dati di PageFair, nel marzo 2016 gli utenti che bloccavano le pubblicità sui dispositivi mobili erano 408 milioni, in crescita del 90 per cento rispetto all’anno precedente.
Un colpo doppiamente duro per gli editori, che fino a poco fa ritenevano il mobile al riparo da questo tipo di software. La situazione è invece cambiata drasticamente soprattutto dopo la decisione di Apple, nel settembre 2015, di permettere di scaricare e installare adblocker su iPhone e iPad.
La crisi della stampa in Italia. L’analisi di ‘New Tabloid’ sintetizzata da DataMediaHub
‘Non solo il web uccide i giornali’, questo il titolo dell’inchiesta di 27 pagine che accompagna l’uscita dell’ultimo numero cartaceo di ‘New Tabloid’, il trimestrale dell’Odg di Lombardia, scritta a quattro mani da Pier Luca Santoro, project manager del sito DataMediaHub, e Paolo Pozzi, coordinatore della testata. L’analisi, riproposta su DataMediaHub, corredata da una serie di dati e tabelle spiega i motivi della crisi del newsbrand in Italia andando a scavare, spiega Santoro sul suo sito, “su tutti gli aspetti, dalle inefficienze della filiera distributiva tradizionale al crollo delle copie, passando per inconsistenza degli abbonamenti e copie digitali multiple”.