Stando ai dati dell’Osservatorio sulle comunicazioni n.3/2022, pubblicati all’inizio di novembre, gli italiani guardano sempre meno la TV lineare e di riflesso i telegiornali che i diversi broadcaster propongono.
Escludendo il picco di ascolti durante la fase più acuta della pandemia, per quanto riguarda i telegiornali della sera, si passa da 14,28 milioni di telespettatori a giugno 2019 ai 12,61 del giugno 2022. Pari ad un calo del 11.7%.
Gli unici che paiono non essersene accorti sembrano essere i partiti politici che continuano a pressare le emittenti per avere spazio nei telegiornali, e nei talk show.
L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni [AGCOM], la scorsa settimana, ha diffuso i dati relativi al pluralismo politico/istituzionale in televisione per il periodo 1/31 ottobre 2022.
Abbiamo focalizzato la nostra attenzione su telegiornali delle reti RAI e Mediaset, che fanno attorno al 90% degli ascolti dei TG nazionali. E in particolare sui dati forniti da AGCOM, relativi a “tempo di parola” [indica il tempo in cui il soggetto politico/istituzionale parla direttamente in voce. Per “soggetto” si intende in questo caso ogni singolo esponente politico/istituzionale]. I telegiornali monitorati sono di tutte le edizioni su Rai 1, Rai 2, Rai 3, Rai News 24, Rete 4, Canale 5, Italia 1, TgCom24.
Prima delle elezioni, a cavallo tra agosto e settembre, Fratelli d’Italia, fatto cento il tempo di parola dei partiti, nei TG della RAI oscillava tra un minimo del 7.32% ad un massimo del 10.87%. Ben al di sotto degli altri principali partiti politici, come mostra l’infografica sottostante.
Dopo l’esito delle elezioni, con il partito della Meloni vincitore assoluto, come sappiamo, la quota di tempo di parola di FdI nei TG della RAI schizza al 14.08% rendendolo il partito che più spazio ha avuto nei telegiornali dell’emittente di Stato ad ottobre.
È invece il PD il partito con la maggior quota di parola nei telegiornali Mediaset. Ma sui canali del biscione Forza Italia ha il doppio del tempo di parola che in quelli RAI.
Nei TG delle reti della famiglia Berlusconi al Movimento 5 Stelle il minor tempo di parola e quasi il doppio che in quelli RAI al cosiddetto terzo polo, Azione – Italia Viva, al quale viene dedicato più spazio che al partito di Salvini.
La Lega, che prima delle elezioni, nei TG della RAI, oscillava tra una quota minima del 8.85% ed una massima del 14.52%, ad ottobre crolla al 3.71%, ed è ultima tra i principali partiti del nostro Paese.
Sono dati che praticamente nessuno riprende. Neppure le testate specializzate. E che rendono evidenti quali che siano le logiche alle quali soggiace l’informazione in Italia. Si tratta anche dell’ennesima evidenza dell’illusione di trarre vantaggio da una comunicazione televisiva più ubbidiente, compiacente, diciamo pure asservita, è in realtà un’ulteriore prova del declino dei partiti, come del resto, ahinoi, testimonia il fatto che dal 1992 al 2022 vi sono stati 1,4 milioni di aventi diritto al voto in meno [-3.1%], e 10,6 milioni di astenuti in più [+ 276.5%].
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