Dall’inizio di questo mese Daniela Santanchè, neo Ministro del Turismo del “Governo Meloni”, e la sua Visibilia sono nell’occhio del ciclone. In particolare Il Fatto Quotidiano, poi ripreso da diverse altre testate, ha svelato una serie di “inghippi”.
Vi sarebbero state una serie di irregolarità durante il lockdown nella fase acuta della pandemia, con alcuni dipendenti di Visibilia ufficialmente in cassa integrazione a zero ore, percependo gli aiuti Inps, che continuavano invece a lavorare a orario pieno. Un dirigente di Visibilia era addirittura contemporaneamente in Cig a zero ore eppure al lavoro in Senato, pagato da Palazzo Madama come portaborse del gruppo di Fratelli d’Italia e assegnato allo staff dell’allora vicepresidente e oggi presidente del Senato Ignazio La Russa.
Successivamente la Procura di Milano avrebbe indagato per falso in bilancio e ha posto la società quotata in Borsa in liquidazione giudiziale. E, a luglio 2021 l’azionista di minoranza di Visibilia, Giuseppe Zeno, attualmente a processo con altri a Napoli per una storia di frode fiscale carosello da oltre 70 milioni, incontrava Dimitri d’Asburgo Lorena, manager della società quotata all’epoca controllata, presieduta e amministrata da Daniela Santanchè. Solo il 10 giugno 2022, 11 mesi dopo quel colloquio, Zeno insieme ad altri azionisti denunciava Visibilia alla Procura di Milano, che oggi chiede la liquidazione giudiziale per debiti della società quotata e indaga per falso in bilancio.
Al riguardo, nel documento diffuso da Visibilia al termine dell’assemblea ordinaria dell’11 novembre ultimo scorso, si legge che “Detta istanza è redatta sulla base di un prospetto trasmesso dall’Agenzia delle Entrate – Riscossione che riporta iscrizioni a ruolo a carico della Società, per complessivi euro 984.667,14; il tutto, nella prospettazione degli Organi Inquirenti, anche sulla scorta della asserita non recuperabilità dei crediti vantati dalla Società nei confronti delle società Visibilia S.r.l. e Visibilia Concessionaria S.r.l. La relativa udienza è stata fissata per il giorno 30 novembre 2022”.
In proposito, il Presidente di Visibilia Editore ha segnalato che Visibilia Concessionaria S.r.l. ha fatto luogo al pagamento in data 10 novembre 2022 della somma di euro 1.000.000,00 e pertanto: da un lato, la Società ha dato seguito, al pagamento del debito in relazione al quale è stata formulata l’istanza di apertura della procedura di liquidazione giudiziale, e ciò anche al fine di fornire adeguato riscontro in relazione alle prospettive di continuità aziendale della Società; dall’altro lato, l’esposizione debitoria di Visibilia Concessionaria S.r.l. è pertanto ridotta del relativo importo. Visibilia Concessionaria della quale continua ad essere Amministratore Unico Daniela Santanché, come viene riportato sul sito della concessionaria stessa.
E nel frattempo si apre anche una questione che riguarda la vendita dell’azienda. Il 18 ottobre scorso «Nell’azionariato sono entrati Luca Giuseppe Reale Ruffino con il 12.94 per cento del capitale, e Sif Italia, spa controllata sempre da Ruffino che ne è anche a.d., con l’8.78 per cento», secondo una nota dell’azienda.
Ma Giuseppe Zeno, uno dei soci di minoranza, dice a Repubblica: «Perché si acquista una società gravata da debiti con il fisco e l’istituto di previdenza, e su cui pende un esposto per gravi irregolarità nella gestione e con operazioni finanziarie illogiche?». E ancora: «Perché si acquista una società il cui bilancio non è stato certificato da due distinte società di revisione? Io, come imprenditore, sarei stato più prudente: se ho intenzione di acquistare, sottoscrivo prima una lettera d’intenti con cui il venditore accetta di farmi visionare i libri contabili, in modo da verificare lo stato di salute della società».
L’avventura editoriale della “pitonessa” è stata da sempre tutto fuorché un successo tanto da veder scendere sempre più la sua quota quando inizialmente ne deteneva il 62%. Avendo ceduto al fondo arabo, con sede alle isole Cayman, Bracknor ltd, una parte delle quote per risanare i debiti, scende progressivamente poco sotto il 50% nel dicembre del 2021. Dalla fine dell’anno scorso in poi è un’escalation, una sorta di grande fuga dalla sua creatura imprenditoriale. Già a febbraio del 2022 risulta avere complessivamente il 43% delle quote. A maggio di quest’anno ha solo il 20%, a giugno scende ancora al 14% per poi a metà ottobre, poche settimane fa, ecco sparire sotto la soglia rilevante del 5% del capitale. E l’andamento del titolo negli ultimi cinque anni è disastroso.
I buchi di Visibilia coperti dai fondi di Dubai. E nell’attivo c’è un avviamento da 4 milioni di euro che sorregge il bilancio sul quale si sta concentrando l’attenzione della Guardia di Finanza ritenendolo non corretto. Già dal 2017, scrivono i finanzieri, il consiglio di amministrazione di Visibilia “avrebbe dovuto approvare bilanci riportanti valori di avviamento e imposte anticipate largamente diversi da quelli deliberati”. Indagine in cui sono finite anche “le iniezioni di liquidità derivanti” da un finanziamento attraverso un prestito obbligazionario convertibile che, sempre secondo gli investigatori, “hanno sì permesso la prosecuzione dell’attività imprenditoriale ma anche, di fatto, causato il crack del valore azionario regredito del 99,97%”. Del resto le perdite della società, conclude l’atto, sarebbero state alleviate “dalla erronea contabilizzazione delle poste dell’attivo patrimoniale avviamento e imposte anticipate”.
Una situazione decisamente intricata, diciamo, sulla quale abbiamo deciso di approfondire andando ad esaminare i conti di Visibilia Editore. A giugno del 2022 l’ultimo bilancio pubblicato, con una semestrale non certificata dal revisore contabile, dopo che anche nel 2021 i revisori precedenti non avevano potuto esprimersi sul bilancio.
I debiti totali ammontano a 6,8 milioni, ben oltre 3 volte il fatturato, e quelli scaduti con il fisco e gli enti previdenziali sono per oltre 2,7 milioni. Dal 2015, l’anno dopo la quotazione in borsa della società, al primo semestre di quest’anno Visibilia Editore ha perso la bellezza, si fa per dire, di 8,1 milioni di euro.
Su 16mila partecipanti al sondaggio del Fatto Quotidiano ben 4mila hanno scelto Daniela Santanché come ministro meno gradito del governo guidato da Giorgia Meloni, mentre lei in questi giorni, in una trasmissione televisiva, ha dichiarato “La mia è competenza: attaccatemi pure sono tranquilla”. A vedere le vicende che abbiamo provato a sintetizzare e i conti della società parrebbe proprio che sin qui la vita da imprenditrice sicuramente non sia stata costellata di successi.
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