Quanto Potrebbero Valere le “Spunte Blu” per Twitter

Dopo aver acquistato Twitter, al termine di una controversa trattativa, Elon Musk ha deciso di ribaltare come un calzino la piattaforma di microblogging.

Il poliedrico ed eccentrico imprenditore intende lavorare sui costi tagliando in maniera significativa il personale [anche se ora pare ci abbia ripensato], dopo che solo nel 2021 erano state assunte 2mila persone nella precedente gestione, ha detto ai team di Twitter di trovare fino a $ 1 miliardo di risparmi annuali sui costi dell’infrastruttura, inclusa la riduzione della spesa per i servizi cloud e lo spazio del server, e prevede di chiudere la piattaforma di newsletter Revue, acquisita nel gennaio 2021, entro la fine del 2022, poiché evidentemente non rende, o almeno non  rende quanto ci si attendeva, e altro ancora.

Un’operazione necessaria, visto che, stando a quanto dichiara lo stesso Musk, Twitter perderebbe una media di 4 milioni di dollari al giorno, ma che naturalmente non può prescindere anche dalla crescita dei ricavi, anche perchè, in uno scenario nel quale, ad eccezione di Amazon tutte le “big tech” rallentano la crescita della loro raccolta pubblicitaria, diversi inserzionisti di peso hanno sospeso gli annunci su Twitter, poiché cresce la preoccupazione per la moderazione dei contenuti causando un significativo calo dei ricavi, come dichiara ancora una volta lo stesso Musk, che prova a rassicurare al riguardo twittando che “Twitter deve diventare di gran lunga la più accurata fonte di informazioni sul mondo. Questa è la nostra missione”. Aggiungendo anche che qualsiasi utente di Twitter che gestisca l’impersonificazione di altri senza specificare chiaramente la” parodia “sarà sospeso in modo permanente” senza preavviso.

Sotto questo profilo l’attenzione di Elon Musk su Twitter Blue fa parte di una tendenza in cui le piattaforme tecnologiche di consumo ruotano dalla pubblicità a favore di entrate ricorrenti attraverso gli abbonamenti. È la direzione di tutta l’industria dei contenuti, giornali inclusi. Il modello all free è finito. Ed è un bene, come ricorda Marco Bardazzi, anche se pare che una quota consistente degli italiani la veda diversamente.

L’ipotesi di far pagare 8 dollari al mese per la spunta blu, ed una serie di altre funzionalità,  ha però raccolto molte perplessità e proteste, a cominciare da quella di Stephen King [e dello scrivente], tanto da indurre il nuovo proprietario di Twitter a cambiare la sua bio, definendosi ora “Twitter Complaint Hotline Operator”.  Ipotesi che pare potrebbe concretizzarsi, almeno in parte, a partire proprio da oggi, anche se pare che Twitter stia ritardando l’implementazione per gli abbonati Blue fino al 9 novembre, il giorno dopo le elezioni di medio termine negli Stati Uniti.

Al riguardo, a prescindere dal fatto che, come molti altri, siamo estremamente perplessi sui benefici dell’idea, e sulle sue implicazioni, abbiamo comunque provato a sviluppare un’ipotesi, una simulazione di quali potrebbero essere i benefici economici per Twitter.

Twitter nel 2021 ha avuto ricavi per poco più di 5 miliardi di dollari, l’88.7% dei quali derivanti dalla vendita di pubblicità. E a fine giugno 2022 dichiarava circa 238 milioni di “monetizable daily active usage”, dei quali l’82.5% al di fuori degli Stati Uniti.

Di questi 424mila sarebbero utenti verificati. Quelli appunto con la spunta blu. Una goccia nell’oceano, anche se pare che Musk si riferisca a Twitter Blue, un servizio che esiste da qualche mese e che permette a chiunque di avere accesso a una serie di funzioni aggiuntive – come l’accesso ad alcuni articoli senza pubblicità, una scheda speciale che mostra quali link sono più popolari sulla piattaforma e la possibilità di cambiare il colore dell’icona dell’app – per 4,99 dollari mensili. Servizio lanciato negli Stati Uniti, in Canada, in Australia e in Nuova Zelanda a giugno 2021 del quale non sono noti i risultati.

Con il nuovo aggiornamento, Musk sembra essere intenzionato ad ampliare [e rendere più costoso] Twitter Blue permettendo a chiunque sia verificato di avere una spunta blu a pagamento, ma anche di apparire per primo nei risultati di ricerca, vedere meno pubblicità e condividere video e audio più lunghi.

Ebbene, se solamente gli utenti verificati pagassero otto dollari al mese i ricavi aggiuntivi per Twitter si aggirerebbero attorno ai 40 milioni di dollari. Davvero poca cosa. Se invece il 5% di tutti gli utenti di Twitter aderisse alla proposta di abbonamento i ricavi diventerebbero significativi, oltre 1,1 miliardi di dollari, che raddoppierebbero, ovviamente, se invece fosse il 10% degli utenti a sottoscrivere un abbonamento.

L’infografica sottostante riporta anche una serie di altre ipotesi di ricavi in funzione del prezzo mensile dell’abbonamento e della quota di utenti che lo sottoscrivono.

Allo stato attuale delle cose è difficile dire quanti effettivamente potrebbero abbonarsi e rendere dunque sensata sotto il profilo economico l’idea di Elon Musk ma, secondo Bot Sentinel, circa 877mila utenti Twitter hanno disattivato i propri account e 497mila hanno sospeso i propri account tra il 27 ottobre e il 1 novembre, più del doppio del solito.

E la diffusione dell’hashtag #TwitterMigration e la “febbre” per Mastodon, che vede una fortissima crescita di nuovi utenti, “profughi” di Twitter, certamente non sono un segnale positivo per l’ipotesi di lavoro del neo proprietario di Twitter, che si comporta come un giocatore di poker in tilt e si sforza troppo di riavere indietro i suoi soldi in una volta, in tempi troppo rapidi, e probabilmente poco realistici.

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