“DigitalMente”, rubrica settimanale che ogni venerdì prova a fornire spunti e appunti su digitale e dintorni, per riflettere a tutto campo su innovazione e digitale. Oggi abbiamo scelto di [ri]parlare di elezioni e social.
Dopo aver analizzato la presenza su Facebook e Instagram dei candidati a sindaco di Genova, Padova, Palermo, Parma e Verona, oggi, in vista dei ballottaggi, con 13 capoluoghi di provincia che tornano al voto domenica 26 giugno, abbiamo analizzato la presenza negli ultimi trenta giorni sulle due piattaforme social di coloro che si sfidano ad Alessandria, Catanzaro, Frosinone, Parma, Piacenza e Verona.
Alessandria:
Alle urne gli alessandrini dovranno scegliere se votare per il sindaco uscente di centrodestra, Gianfranco Cuttica di Revigliasco, esponente della Lega candidato al secondo mandato e arrivato con il 40% dei consensi o lo sfidante del centrosinistra Giorgio Abonante del PD già in primo turno appoggiato dal 42% dei voti con una coalizione allargata al Movimento Cinque Stelle al primo turno, e che troverà anche i voti del partito di Calenda, Azione.
Su entrambe le piattaforme social, numero di interazioni e numero di follower decisamente superiori al rivale per Abonante. Visto che entrambi hanno una lunga “carriera” politica sorprende decisamente che i due contendenti alla poltrona di sindaco abbiano numeri davvero ridotti. Numeri che sono ancora più esigui se si considera che Alessandria conta più di 93mila abitanti.
In particolare la presenza su Instagram è davvero ai minimi termini. E anche se i tassi di coinvolgimento sono particolarmente elevati i dati vanno letti considerando i pochi follower.
Pare che Abonante si affidi più agli annunci pubblicitari su Facebook visto che complessivamente ha investito poco meno di 6mila euro negli ultimo 90 giorni contro i soli 271 di Cutica. Nel valutare la performance sulle due piattaforme social è dunque necessario tener conto di questo aspetto.
Comunque sia, l’impressione è che entrambi considerino la comunicazione sui social accessoria rispetto ad altre forme di comunicazione elettorale.
Catanzaro:
Nel capoluogo calabrese la sfida è tra Nicola Fiorita, sostenuto da PD e M5S tra gli altri, e Valerio Donato, ex esponente del Partito Democratico, che ha l’appoggio di Forza Italia e Lega ma anche di Italia Viva e Udc.
I numeri sulle due piattaforme social sembrano favorevoli a Fiorita, ma anche in questo caso sono esigui a dir poco. Anche gli investimenti pubblicitari su Facebook sono molto ridotti con entrambi i candidati che hanno speso meno di 2mila euro negli ultimi 90 giorni.
Guarda caso, stando a quanto riportano le cronache locali, la querelle tra i due è sulla propaganda elettorale nei mercati della città. Insomma, come nel caso di Alessandria, pare davvero che la presenza sui social sia considerata marginale rispetto ad altre forme di comunicazione elettorale.
Frosinone:
La storia si ripete nella sostanza anche per quanto riguarda la cittadina laziale di circa 44mila abitanti. In questo caso la sfida è tra Domenico Marzi, sostenuto da sette liste tra le quali PD e M5S, e Riccardo Mastrangeli, che gode del sostegno unitario del centro-destra. Al primo turno Mastrangeli ha ottenuto il 49.2% delle preferenze contro il 39.1% di Marzi.
Anche in questo caso i numeri complessivamente, in particolare per livello di coinvolgimento, sono a favore del candidato dello schieramento progressista, ma ancora una volta il numero di coloro che seguono sulle due piattaforme social i due sfidanti sono davvero risicati.
Entrambi hanno investito negli ultimi 90 giorni poco più di 2mila euro cadauno in annunci pubblicitari sulle piattaforme social. E viene riferito che via sia stata un’accesa polemica per un confronto televisivo su un’emittente locale con Marzi che avrebbe abbandonato il faccia a faccia.
Siamo, quasi, a oggi le comiche, se non fosse che c’è poco da ridere su come imperversi il dilettantismo da parte di entrambi per quanto riguarda la comunicazione, e la relazione con i cittadini, sui social.
Parma:
Nella ricca cittadina emiliana, che conta poco meno di 200mila abitanti, il ballottaggio è tra Pietro Vignali, già sindaco dal 2007 al 2011, e Michele Guerra. Entrambi corrono per un pool di liste civiche ma Vignali, al centro di una serie di vicende giudiziarie, è di orientamento conservatore mentre Guerra progressista.
Il candidato del centro-destra appare meglio posizionato sulle due piattaforme social. Vignali infatti riesce a finalizzare un numero di interazioni e un tasso di coinvolgimento superiore al candidato del centro-sinistra. Ma ancora una volta il numero di follower di entrambi è scarso in relazione al numero di parmensi.
In questo caso i budget per gli annunci pubblicitari sui social diventano più consistenti con Vignali ad oltre 10mila euro e Guerra a più di 8mila euro negli ultimi tre mesi. E qualche giorno fa il PD ha polemizzato proprio sugli investimenti di Vignali che avrebbe speso 600mila euro delle casse comunali per promuovere la propria immagine.
Se i budget superano il mezzo milione di euro e sui social, pur considerando gli altri costi oltre agli investimenti pubblicitari, si è a cifre che sono lo zero virgola del totale, si ha la misura di quanta artigianalità, ad essere generosi, vi sia nella gestione della comunicazione politica sui social.
Piacenza:
Nell’altro capoluogo emiliano vi è, finalmente, una gradita sorpresa. Entrambi gli sfidanti sono donne. Una, Katia Tarasconi, per il centro-sinistra [M5S compreso] e l’altra, sindaco uscente, Patrizia Barbieri, sostenuta da un centrodestra tutto unito per tenersi il suo feudo leghista.
Il 12 giugno Tarasconi è arrivata prima, al 39.9% contro il 37.7% della sindaca uscente. E, nel complesso, appare meglio posizionata sulle due piattaforme social rispetto alla rivale.
La candidata del fronte progressista ha allocato più di 10mila euro in investimenti pubblicitari sui due social, mentre la sindaca è a poco più di 200 euro di investimento. Al riguardo valgono le medesime considerazioni espresse per i candidati sindaco a Parma.
Verona:
Al primo turno il centro-destra non correva unito e al ballottaggio si presenta Federico Sboarina, che non ha mancato di polemizzare con Tosi dopo la sua vittoria al primo turno, e “il fenomeno” Damiano Tommasi, per lo schieramento con anche PD e M5S, che ha ottenuto anche il sostegno da parte del sindaco di Milano, Sala, e di altri sindaci progressisti.
Decisamente migliori le performance di Sboarina. Numeri che però sono inficiati da una netta differenza di investimenti pubblicitari sui social. Poco meno di 7mila euro per il candidato di centro-destra contro appena 800 per Tommasi.
Se per entrambi, su Facebook, il numero di follower in relazione agli oltre 257mila abitanti della città, è adeguato, non si può dire altrettanto per quanto riguarda Instagram. È scarsa anche l’intensità di pubblicazione di Tommasi.
Se il fronte progressista non riuscisse a strappare la vittoria nella città scaligera, anche a causa di evidenti lacune nella comunicazione digital e social, avrebbe un motivo in più per riflettere al riguardo. Vedremo.
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