DigitalMente

“DigitalMente”, rubrica settimanale che ogni venerdì prova a fornire spunti e appunti su digitale e dintorni, per riflettere a tutto campo su innovazione e digitale. Oggi abbiamo scelto di [ri]parlare dell’audience online dei broadcaster italiani.

Netflix perde abbonati per la prima volta in 10 anni. 200.000 abbonati in meno nel 1° trimestre 2022, rispetto a 2,5 milioni di nuovi abbonamenti precedentemente stimati. 640mila abbonati in meno in USA e Canada. 300mila in meno nell’EMEA, e 350mila in meno in America Latina. compensati solo in parte da una crescita di un milione di nuovi abbonati nell’APAC.

Nella Relazione Annuale Auditel 2022, presentata poco prima di Pasqua, tra le altre cose, si legge che »Quando i contenuti audiovisivi venivano fruiti solo attraverso il televisore e nell’intimità del cosiddetto focolare domestico, il mondo della rilevazione degli ascolti era un mondo semplice. Oggi ai 45 milioni di apparecchi televisivi presenti nelle case degli italiani si aggiungono circa 75 milioni di nuovi schermi connessi. E la fruizione da familiare è diventata individuale, da indoor è diventata in mobilità, da lineare a on demand grazie a circa 60 diverse tipologie di device attraverso i quali si può accedere a contenuti audiovisivi; e grazie a un’infinità di tool esterni capaci di rendere connessi anche televisori obsoleti.

Come conseguenza, i contenuti e la pubblicità hanno subìto un graduale processo di frammentazione, secondo logiche sempre più granulari e one-to-one tipiche della TV everytime-everywhere-everydevice». Per questo Auditel, durante la presentazione della relazione annuale, come ci si attendeva, ha annunciato l’adeguamento dei suoi sistemi di rilevazione degli ascolti, lanciando la total audience che consente di monitorare, attraverso tecnologie innovative, non solo l’utenza televisiva tradizionale, ma anche tutti i device connessi.

Dall’altro lato, spiega Luca Barra, coordinatore editoriale di Link. Idee per la televisione e professore associato presso l’Università di Bologna, dove insegna televisione e media, che  le piattaforme inseguono i palinsesti. «Da una parte, le piattaforme digitali superano “l’egemonia delle norme lineari e quella delle demographics” [Lotz, 2020], svincolando i contenuti dalle precomprensioni su stagioni e orari e la valutazione del loro successo dalla presenza di specifici target di pubblico riuniti davanti allo schermo, dal momento che le loro strategie riguardano l’insieme dell’offerta, l’ampiezza e la varietà, più che i risultati del singolo testo.

Ma, dall’altra parte, anche in condizioni strutturali innegabilmente differenti, sia pure con formule meno legate a una stringente temporalità, ritagliate sull’insieme degli abbonati e non sull’utente specifico, molte procedure e criteri dell’offerta on demand presentano un’aria di familiarità rispetto alle routine e agli obiettivi del palinsesto. Dopo lo sforzo muscolare di rottura dell’ordine costituito, entrati nelle abitudini quotidiane di un pubblico ampio, i servizi audiovisivi si stanno ora accorgendo che quelli che parevano vincoli da superare in realtà sono legati a bisogni, desideri e volontà profonde degli spettatori».

In attesa che Auditel inizi finalmente a rendere disponibili i dati della total audience abbiamo ripreso gli ultimi dati Audiweb, aggiornati a febbraio 2022, per comprendere quale sia l’audience online dei principali broadcaster presenti in Italia.

Al lordo delle duplicazioni il totale dell’audience nel giorno medio si attesta a circa 6,2 milioni di utenti. Una penetrazione del 16.5% sul totale di 37,4 milioni di persone che hanno utilizzato Internet, a febbraio, nel giorno medio, che è di gran lunga inferiore a quella delle news online nel mese.

Allo stato attuale delle cose dunque, la capacità di attrazione dei siti web delle TV è modesto nonostante questi possiedano una grande varietà di contenuti in grado di attirare le persone. È evidente che deve esservi un ripensamento delle strategie di presenza online da parte dei broadcaster.

Se questo è, in sintesi, lo scenario generale, entrando nel dettaglio dei singoli siti web emergono ulteriori elementi d’interesse. Prima di tutto emerge che, complessivamente, l’audience dei diversi siti di Mediaset è nettamente superiore a quella della RAI. Mediamente più del doppio.

Oltre a questo, i dati dicono che Mediaset Infinity, tranne a marzo quando nel 2021, invece che a febbraio come tradizionalmente avviene, è andato in onda il Festival di Sanremo, in tutti gli altri mesi ha un’audience superiore a RaiPlay. E comunque la somma di entrambi oscilla da un massimo di 1,5 milioni ad un minimo di circa 900mila utenti unici nel giorno medio. E anche a febbraio di quest’anno, nonostante Sanremo, RaiPlay ha avuto un’audience inferiore a Mediaset Infinity.

Dati che dicono che il boom della TV on demand, per quanto riguarda i due principali broadcaster italiani, è ancora ben lontano. Però, a vedere i dati pare che il lancio a fine 2021 di RaiNews, come aggregatore digitale di tutta l’informazione della Rai, dia impulso in tal senso, e infatti il portale di notizie dell’emittente di stato è quello che registra la maggior crescita primi due mesi del 2022.

Invece grida vendetta l’audience di RaiSport. Nonostante una grande ricchezza di contenuti sportivi l’audience è davvero ai minimi termini. Su questo la RAI ha molto da lavorare. E anche La7 non brilla, diciamo.

L’infografica sotto riportata fornisce il dettaglio dell’audience dei diversi siti web televisivi a febbraio di quest’anno, e il trend rispetto al mese precedente e al febbraio 2021.

[clicca per ingrandire]

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