La TV sta cambiando. O meglio sta cambiando il modo di fruire dei contenuti televisivi, ma nel nostro Paese la televisione “tradizionale” lineare resta di gran lunga il media di massa per eccellenza.
Stando al 55° Rapporto Censis 2021 la TV digitale terrestre ha una penetrazione del 87.9% rispetto al 41.9% della TV via Internet e al 41.6% della TV satellitare, mentre la TV da mobile si attesta al 33.4%.
In questi mesi si è fatto sempre più vivace il dibattito sulle metriche, e infatti Auditel sarebbe pronta a dare il via da fine marzo al dato unico di ascolto tv, pc, smartphone e tablet.
In attesa che questo avvenga abbiamo analizzato l’audience della TV lineare nel prime time confrontando gli ascolti del 2021 con quelli del 2020, e entrando nel dettaglio degli ascolti dei principali broadcaster.
Complessivamente gli ascolti televisivi nel 2020 sono stati per dieci mesi su dodici superiori a quelli del 2021. Del resto con le pesanti restrizioni a partire da fine febbraio di due anni fa non poteva essere altrimenti, anche se vi è comunque una stagionalità negli ascolti con un calo durante i mesi estivi.
Nel 2021 l’emittente di Stato, tra le 20:30 e le 22:30 ha sempre dominato negli ascolti. Il picco massimo si è registrato a Marzo, in concomitanza con l’edizione 2021 del Festival di Sanremo, che l’anno scorso, causa pandemia era stato posticipato rispetto al tradizionale appuntamento di febbraio.
Ad agosto, nonostante i giochi olimpici, e il ricco medagliere ottenuto che tanto ha scaldato i cuori, gli ascolti calano sensibilmente anche durante il prime time, probabilmente anche a causa del fuso orario rispetto al Giappone. Dato sul qualche riflettere quando si negoziano i diritti televisivi degli eventi sportivi e quando si investe pubblicitariamente su questi.
Molto distante da RAI e Mediaset troviamo SKY che per tutto l’anno resta al di sopra di La7, e soffre meno la stagionalità estiva rispetto agli altri broadcaster.
La distanza di risultati sugli ascolti misurati da Auditel [solo su smart TV] e da Dazn [di total audience, ma autoprodotti ed elaborati da Nielsen per i quali ha ricevuto un provvedimento da AGCOM] è stata al centro di polemiche dall’inizio del campionato.
E a febbraio di quest’anno, in un articolo sulla questione, Il Fatto Quotidiano ha scritto che «Il drammatico crollo di audience verificatosi nel passaggio dall’era-Sky all’era-DAZN, e che è costato la poltrona all’Ad di Tim Gubitosi, determina chiare e angosciose conseguenze: dalle più immediate, come la rivolta degli investitori pubblicitari [Upa] ai quali fino ad oggi sono stati forniti dati drogati del 50% e che hanno speso 100 per una resa di 50, alle più lontane anche se inevitabili, visto il deprezzamento del prodotto, come l’asta dei diritti che avverrà nella primavera 2024: se è vero che la stessa Tim sta già rinegoziando al ribasso l’intesa con DAZN [chiede uno sconto di 90 milioni l’anno per i 3 anni dell’accordo] e minaccia di passare armi e bagagli con Sky, pensare di rivendere i diritti alle già esigue cifre attuali è a dir poco folle».
È in questo quadro che sono dunque da interpretare i dati Auditel dell’audience di DAZN, che sono quelli a cui rifarsi secondo AGCOM, e che comunque crescono mese dopo mese dall’inizio del campionato di calcio 2021-2022 [21 agosto 2021].
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