Audipress ha pubblicato i risultati della rilevazione III/2021 sulla readership dei quotidiani nel nostro Paese. Abbiamo elaborato i dati dal 2014, primo dato storico omogeneo ai successivi, sino all’ultima rilevazione resa disponibile in questi giorni.
Come segnalavamo ieri nel nostro digest settimanale [qui per iscriversi], nonostante la riapertura degli esercizi commerciali, e in particolare dei bar che sono gli esercizi pubblici che più di altri mettono a disposizione degli avventori gratuitamente uno o più giornali, i lettori continuano a calare, anche rispetto alla rilevazione precedente, con 355mila lettori in meno nel giorno medio rispetto allo scenario I/2021, che già era pesantemente negativo.
Se si osserva lo scenario nel lungo periodo la situazione è ancora peggiore. Dal 2014 al 2021 i lettori dei quotidiani nel giorno medio calano di ben il 41.6%. Più di 8 milioni in meno. Un’apocalisse. Non vi è nessun altro media che nello stesso arco temporale registri un tale calo nella fruizione.
Se questo è lo scenario generale, entrando nel dettaglio delle singole testate emergono ulteriori elementi d’interesse. Abbiamo analizzato il trend, sempre dal 2014 al 2021, di 13 quotidiani: sei generalisti nazionali, due pluriregionali, tre sportivi e due economico-finanziari.
Prima di entrare nel merito di quanto emergente segnaliamo che molti dei quotidiani che ricevono contributi diretti statali, oltre a non essere rilevati da Accertamenti Diffusione Stampa non sono neppure monitorati da Audipress, poiché evidentemente non aderiscono a nessuno dei due sistemi di rilevazioni di vendite e lettorato. Non esattamente un’operazione di trasparenza, diciamo. Non a caso solo il 18% degli italiani ritiene che i media siano aperti e trasparenti.
Inoltre, per i non addetti ai lavori, ricordiamo che la readership, o lettorato che dir si voglia, è una metrica distinta dalle vendite dei quotidiani e naturalmente anche diversa dal numero di utenti che questi hanno online.
Tutto ciò premesso, i dati che seguono, per tutte le testate prese in considerazione, sono relativi ai lettori nel giorno medio di una copia cartacea e/o digitale.
Iniziamo con i due principali quotidiani generalisti del nostro Paese: Il Corriere della Sera e la Repubblica. Il quotidiano di Via Solferino a fine 2014 aveva più di 2,6 milioni di lettori. Chiude il 2021 con 1,7 milioni di lettori. Un calo del 35% in sette anni che è leggermente inferiore alla media generale del – 41.6% ma che è comunque una performance decisamente negativa.
Va peggio per il quotidiano diretto da Molinari che passa dai 2,5 milioni di lettori nel 2014 agli attuali 1,5. Una flessione di ben il 42%. In pratica in sette anni Repubblica ha quasi dimezzato i propri lettori nonostante le copie [o repliche come le chiama Audipress] digitali.
Le cose non vanno molto meglio per gli altri quotidiani generalisti da noi analizzati. Il Giornale registra la peggior performance di tutti con un calo di bel il 47% passando da 530mila a 281mila lettori nel giorno medio. Il suo concorrente diretto, Libero, invece perde “solamente” il 30% dei lettori che calano dai 292mila di fine 2014 a 203mila a fine 2021.
L’altro principale quotidiano del Gruppo GEDI, La Stampa, lascia sul terreno il 37% dei propri lettori passando da 1,3 milioni di lettori nella rilevazione Audipress III/2014 a 822mila nel III/2021.
In assoluta controtendenza invece il Fatto Quotidiano. Il giornale diretto da Travaglio, probabilmente l’unico caso di successo negli ultimi dieci anni, vede crescere la propria readership del 26% passando dai 384mila lettori del 2014 a 484mila nel 2021.
Le cose vanno ancora peggio per i due quotidiani generalisti pluriregionali da noi analizzati: Il Messaggero e Il Resto del Carlino. Il principale quotidiano di Caltagirone Editore perde il 48% del proprio lettorato scendendo da 1,2 milioni a 627mila.
Peggiore la performance de Il Resto del Carlino che lascia sul terreno più di un lettore su due [-51%]. Il giornale del Gruppo Monrif, dopo un recupero a fine 2019, evidentemente soffre particolarmente la chiusura di bar ed esercizi commerciali, e anche la minor frequentazione di questi quando aperti. E pensare che il Presidente della FIEG, che è attualmente presidente e amministratore delegato di Monrif SpA, sono anni che tuona contro i giornali nei bar. Probabilmente farebbe bene a ricredersi visto che, come noto, la pubblicità si vende sulla base dei lettori e non delle copie vendute.
A soffrire ancor più per la chiusura dei bar sono i quotidiani sportivi, la cui lettura crolla nell’anno del lockdown e non recupera, anzi, neppure quando questi riaprono.
La Gazzetta dello Sport non è più il quotidiano più letto d’Italia essendo scavalcato dall’altro quotidiano del Gruppo Cairo, il Corriere della Sera. “La rosa” perde il 54% dei propri lettori passando da quasi 3,5 milioni nel 2014 agli attuali 1,6 milioni. Stesso calo per il Corriere dello Sport, che passa da circa 1,6 milioni a 721mila nel giorno medio.
Le cose vanno leggermente meglio per l’altro dei tre principali quotidiani sportivi del nostro Paese. Ma certamente non c’è di che gioire. Tuttosport scende da 837mila lettori a fine 2014 agli attuali 455mila, pari ad una flessione del 45%.
Migliore il panorama per i due principali quotidiani economico-finanziari italiani, in attesa che arrivi il terzo. Il quotidiano di Confindustria lascia sul terreno “solamente” meno di un quinto [19%] dei propri lettori passando da oltre 900mila a 732mila, dopo che, contrariamente agli altri quotidiani, nel 2020 aveva registrato un parziale recupero dei lettori persi.
Ancora meglio, ma sempre negativa, la situazione di ItaliaOggi: -18% in sette anni, ma siamo su valori molto distanti da quelli del Sole24Ore, come del resto avviene anche con le vendite dei due quotidiani in questione.
In conclusione, a fine 2021, nel giorno medio, il 21.4% della popolazione +14 anni accede all’informazione attraverso la lettura di uno dei principali quotidiani su carta o digitale replica [11.325.000 lettori, con 16,1 milioni di letture]. Di questi 10.041.000, con poco meno di 14 milioni di letture, restano per i quotidiani nel tradizionale formato cartaceo, mentre coloro che leggono esclusivamente la “replica digitale” sono 1,8 milioni e danno luogo a 2,5 milioni di letture.
Per contro sono poco meno di 24 milioni gli italiani che non hanno mai letto un giornale negli ultimi tre mesi. Di questi 12,1 milioni sono responsabili di acquisto. 17,4 milioni circa sono di classe economica “media” e 9,1 milioni hanno la licenza media superiore.
Dati di un tracollo che era già stato certificato dal trend dei consumi mediatici fornito dal Censis a fine 2021. Del resto perchè mai si dovrebbe fruire di un prodotto che si ritiene fatto da soggetti non etici e non competenti, nei quali naturalmente non si ripone fiducia? Fatti una domanda, e datti una risposta.
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