Cresce la Fruizione delle News, ma la Spesa degli Italiani per l’Informazione Resta ai Minimi Termini

L’Osservatorio Digital Content, della School of Management del Politecnico di Milano, a fine 2021 ha presentato i risultati della propria indagine su la spesa degli italiani per i contenuti digitali, con il trend 2018-2021.

Nel 2021 la fruizione di tutti i segmenti dei diversi contenuti digitali è in crescita rispetto al 2020. Al primo posto i video. Nel complesso il mercato distributivo dei video d’intrattenimento in Italia vale più di 1,3 miliardi di euro in cui la componente principale [61%], ad oggi, è la spesa del consumatore. Un quadro completamente ribaltato rispetto a quattro anni fa, quando la componente ADV dominava il mercato accaparrandosi circa i due terzi del valore. A fruire digitalmente di contenuti video, infatti, sono 4 internet user italiani su 5 [in aumento di 7 punti percentuali rispetto al 2020] e 1 su 2 dichiara di farlo anche a pagamento.

Cresce di 6 punti percentuali la fruizione di news e informazioni e di 8 punti percentuali quella di contenuti musicali. È boom per il gaming la cui crescita è di addirittura di ben 12 punti percentuali.

Meno di un terzo degli italiani ha fruito di ebook e contenuti narrativi in generale, mentre gli audiolibri coinvolgono poco più di un quinto degli italiani. Poco più di un quarto degli internet user del nostro Paese hanno ascoltato podcast. Podcast che, stando al rapporto “Entertainment & Media Outlook in Italy 2021-2025” di PWC, presentano un  forte trend di crescita degli ascoltatori al quale però non corrisponde altrettanta dinamicità dei ricavi. Poco più di un decimo di quelli per la radio e meno di un quinto [19.1%] di quelli della musica.

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Se questo è lo scenario, come abbiamo visto in sintesi, in termini di fruizione delle diverse tipologie di contenuti, per quanto riguarda i ricavi la situazione cambia radicalmente.

Su una stima di chiusura del 2021 di un valore totale di poco meno di 3 miliardi di euro la parte del leone è del gaming, che pesa il 58.7% del totale della spesa degli italiani per contenuti digitali. In crescita del 15% rispetto al 2020.

Al secondo posto la spesa per intrattenimento video. La distribuzione transazionale [paid] dei video cresce negli ultimi anni a ritmi importanti: nel 2021, secondo le stime dell’Osservatorio Digital Content, gli italiani hanno speso poco più di 800 milioni di euro per fruire di contenuti premium, con un incremento del +39% rispetto all’anno precedente. Nel 2020, grazie all’effetto diretto della pandemia, il tasso di crescita era stato addirittura del +62%. La quasi totalità della spesa del consumatore italiano proviene dalla sottoscrizione di abbonamenti a piattaforme distributive [SVOD]; il modello TVOD – basato su acquisto o noleggio di singoli contenuti – seppur in crescita, genera una piccola percentuale della spesa complessiva.

Forte crescita anche per l’audio [musica, podcast e audiolibri]: +31.7% sul 2020. Ma il peso sul totale è solamente del 8.2%. Una nicchia relativamente ristretta in un segmento che ha poco barriere all’ingresso e forte competitività, come dimostra, uno per tutti, il “caso” Clubhouse.

Se quasi 8 internet user italiani su 10 fruiscono di informazioni e news sono molti di meno coloro che invece hanno una disponibilità effettiva a pagare per quest’area di contenuti digitali.

Nel 2021 la spesa degli italiani per quest’area di contenuti online è stata solamente il 5.6%. E presenta il tasso di crescita più basso di tutti i segmenti presi in considerazione dall’Osservatorio Digital Content: +2.46%. Anche il trend dal 2018 ad oggi è quello che, seppur in crescita, è decisamente più piatto, meno dinamico, rispetto a tutte le altre aree di contenuti.

Dati che del resto emergevano già con sufficiente chiarezza dalle nostre analisi delle vendite di copie digitali dei principali quotidiani nazionale e/o pluriregionali, con solamente cinque testate che vendono più di 10mila copie digitali nel giorno medio. Di cui quattro hanno vendite calanti.

Appare chiaro che esiste complessivamente un serio problema di prodotto, che andrebbe radicalmente rivisto, e specificatamente anche problematicità per quanto riguarda la user experience delle copie digitali. Non a caso, stando ai dati del 55° Rapporto Censis 2021, non vi è nessun  altro mezzo che abbia una dinamica neppure lontanamente paragonabile alla negatività del consumo di quotidiani nel nostro Paese, che erano il secondo media nel 2007 e oggi sono l’ultimo.

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