Il Trend degli Investimenti Pubblicitari Televisivi in Italia

La scorsa settimana Nielsen ha diffuso i dati degli investimenti pubblicitari per mezzo nei primi otto mesi del 2021. Nel complesso si assiste ad una crescita importante rispetto al 2020 ma ancora di circa 200 milioni di euro al di sotto del 2019. Solo la TV e l’online [no paid search e social ads] superano gli investimenti del 2019.

Abbiamo approfondito analizzando l’andamento degli investimenti pubblicitari televisivi con il dettaglio del trend per ciascuno dei principali broadcaster.

Tutti e cinque i principali attori del mercato vedono una tendenza positiva rispetto ai primi 8 mesi del 2019. Mediaset raccoglie più della metà [53.2%] del totale degli investimenti TV. La minor crescita è per La7 che realizza un incremento di soli quattro milioni di euro rispetto al 2019. Non una buona notizia considerando che l’emittente di Cairo ha chiuso il primo semestre del 2021 con il bilancio in rosso per circa due milioni di euro.

Secondo il Centro Studi UNA [Aziende della Comunicazione Unite] nel 2021 gli investimenti televisivi dovrebbero chiudere con una crescita del 11.4%. Leggermente al di sotto del totale investimenti pubblicitari per i quali UNA stima una crescita del 11.8%. Incremento che riporterebbe gli investimenti quasi ai livelli del 2019.

A livello di quote per mezzo sono sempre la TV [44%] e il digitale, inclusivo delle stime degli investimenti in paid search e social adv [42.7%] a farla da padroni.

Nel 2019 la quota della TV era il 43% e nel 2020 è stata addirittura del 44.2%. Escludendo tutta quella parte afferente a investimenti minimali non rilevanti per gli operatori professionali del digitale, nel 2021 la quota degli investimenti televisivi salirebbe addirittura al 49.2% del totale.

Insomma, per dirla in una battuta, la TV lineare è morta, evviva la TV, che in Italia continua a dominare sia come mezzo preferito dagli italiani che di riflesso come quello che attira ancora i maggiori investimenti pubblicitari.

Una situazione che non  ha uguali negli altri Paesi della UE5, nei quali il peso del digitale è decisamente superiore a quello della televisione. È anche questo un indicatore dell’arretratezza della nostra nazione.

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