Il mese di dicembre, come sappiamo, è stato un mese “caldo” per la politica del nostro Paese. Sin dal primo giorno, dal 1/12 vi è stato stallo nella maggioranza per la gestione dei fondi e sulla cabina di regia del cosiddetto recovery fund, con il pressing di Italia Viva al riguardo e discussione su un eventuale rimpasto di Governo rinviata a gennaio.
Il 9/12, nonostante l’intesa raggiunta nella maggioranza sul testo della risoluzione sulla riforma del Mes, restava alta la tensione sul recovery fund e il leader di Italia Viva Renzi che minacciava il no al decreto.
Da metà mese, con l’obiettivo di evitare il rimpasto e ristabilire gli equilibri, prende il via la verifica di Governo: il premier Conte incontra la delegazione 5 Stelle poi il Partito democratico guidato da Zingaretti. Renzi rinvia l’incontro con il Presidente del Consiglio, accampando motivazioni discutibili. E nonostante gli appelli di Mattarella, come sappiamo, si arriva alla situazione attuale.
Tutto questo mentre si diffondeva la “variante inglese” del Covid-19, e gli italiani passavano le festività natalizie più anomale, per così dire, dal dopoguerra ai giorni nostri.
Se i telegiornali, come ben sappiamo, continuano ad essere la principale fonte d’informazione degli italiani e più in generale crescono gli ascolti televisivi, a causa delle restrizioni, qual è stata l’offerta dei telegiornali in termini di pluralismo politico?
A dare una risposta al quesito arrivano i dati relativi al pluralismo politico-istituzionale in televisione nel mese di dicembre, pubblicati da AGCOM il 13 gennaio ultimo scorso. Da questi abbiamo estrapolato quelli relativi al “tempo di antenna” delle principali forze politica del nostro Paese.
Al riguardo, si ricorda che il “tempo di antenna” indica il tempo complessivamente dedicato al soggetto politico/istituzionale ed è dato dalla somma del “tempo di notizia” [indica il tempo dedicato dal giornalista all’illustrazione di un argomento/evento in relazione ad un soggetto politico/istituzionale, intendendo per soggetto politico/istituzionale il singolo esponente o il partito/raggruppamento/istituzione] e del “tempo di parola” [indica il tempo in cui il soggetto politico/istituzionale parla direttamente in voce] del soggetto. È dunque l’indicatore più completo.
A dicembre, come già in molte altre occasioni, Michele Anzaldi, segretario della commissione parlamentare per la vigilanza dei servizi televisivi, passato dal PD a Italia Viva nel settembre 2019, ha denunciato «l’occupazione selvaggia del M5S in RAI» e affermato che «nei TG niente spazio per Italia Viva”.
I dati dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni dicono però tutt’altra cosa. Infatti, secondo i dati AGCOM, Italia Viva, a dicembre 2020, nei telegiornali della RAI [tutte le edizioni di Tg1, Tg2, Tg3 e Rai News] è la terza forza politica per tempo di antenna. E visto che, come sopra riportato, Anzaldi fa riferimenti specifici a «l’occupazione selvaggia del M5S in RAI», il partito di cui fa parte ha avuto maggior “tempo di antenna”, così come definito, rispetto al Movimento 5 Stelle.
M5S che è quarto e, oltre ad essere dietro a Italia Viva, resta al disotto del Partito Democratico e molto distante dal partito di Salvini che domina nei TG dell’emittente di Stato.
È strano che chi come Anzaldi si occupa specificatamente di questi temi non padroneggi tali evidenze. Se non si vuole pensare alla malfede bisogna certamente pensare all’inadeguatezza del soggetto a ricoprire il suo incarico. Delle due, almeno, una.
Dall’altro lato, mentre abbondano con frequenza, quasi, giornaliera le notizie sulla lottizzazione della RAI, vedere che Lega-Salvini Premier è il primo partito per spazio nei TG dell’emittente di Stato, fatto che risulta sistematico mese dopo mese, sorprende, diciamo, tanto quanto che un partito che è dato a meno del 3% abbia così tanto spazio. O la questione della lottizzazione RAI è un falso, oppure nonostante questa direttori e giornalisti dei telgiornali hanno una libertà di manovra che va al di là dei partiti che “comandano” di volta in volta. Anche in questo caso, delle due, almeno, una. Al di là di simpatie e/o antipatie politiche, non resta che augurarsi che sia la seconda.
Se questa è la situazione per quanto riguarda i canali televisivi pagati, anche, con i soldi degli italiani, in Mediaset Italia Viva addirittura è il primo partito per “tempo di antenna” nei telegiornali [tutte le edizioni Tg4, Tg5, TgCom24 e Studio Aperto] del “biscione”, ribaltando una consuetudine, diciamo, che vedeva il partito del proprietario del gruppo televisivo in questione dominare constantemente nei TG delle sue emittenti.
Anche nei telegiornali de La7 è sempre Italia Viva a dominare la scena, mentre per quanto riguarda , SkyTg24, quello “open” sul canale 50 del DTT, la situazione si ribalta e la Lega-Salvini Premier torna al primo posto e Italia Viva scivola in seconda posizione per “tempo di antenna”.
Certamente essendo emittenti private, sia Mediaset che gli altri, sono liberi di operare come meglio credono, mentre così non dovrebbe essere per la RAI. Ma se si pensa che sono gli stessi che da giorni tuonano contro la censura dei social e a difesa della “libertà di informazione”, non è difficile capire che qualcosa decisamente non funziona.
L’infografica sottostante fornisce il dettaglio per ciascuno dei broadcaster presi in considerazione. Dati su l'[im]par-condicio che dovrebbero preoccupare chiunque abbia a cuore la libertà d’informazione, cittadini e politici, per l’evidente intento manipolatorio e di disinformazione che emerge con chiarezza.
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