Amazon ha presentato la scorsa settimana i risultati economico-finanziari relativi al primo trimestre 2020. I ricavi crescono del 26.3% rispetto al pari periodo dell anno precedente. Di questi il 44.5% è costituito dalla vendita di servizi. Era il 42.5% nel primo trimestre del 2019.
Gli altri ricavi, che, come segnala Amazon stessa nelle note ai dati del bilancio trimestrale, sono costituiti prevalentemente dalla raccolta pubblicitaria, raggiungono i 3.9 miliardi di dollari. In crescita del 43.8% rispetto al pari periodo dell’anno precedente, con un peso che arriva al 5.1% del totale ricavi nel trimestre.
Certo, siamo ancora ben distanti dai 33.7 miliardi di ricavi generati dall’advertising per Google nello stesso periodo, ed anche dai 17.4 di Facebook, ma molto vicini ai 4 di YouTube, e circa dieci volte al di sopra della raccolta pubblicitaria di Snapchat, ma anche quasi sei volte tanto quella di Twitter.
Il fatto di pagare solo per i click, ma non per le visualizzazioni, come Google, ma non come Facebook, dove invece, come sappiamo, è possibile condurre campagne tese a visualizzare un determinato messaggio, costituisce un sicuro vantaggio competitivo, come del resto rimarca Amazon stesso.
Soprattutto è la possibilità di avere messaggio promozionali all’interno della stessa piattaforma nel quale si vendono i propri prodotti che non poteva che essere di grande appeal per le imprese.
Insomma, è chiaro che il “terzo incomodo” nel duopolio Google – Facebook, che controlla buona parte del mercato pubblicitario online, è Amazon. E lo sarà sempre di più.
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