“DigitalMente”, rubrica settimanale che ogni Venerdì prova a fornire spunti e appunti su digitale e dintorni per riflettere a tutto campo su innovazione e digitale. Oggi abbiamo scelto di parlare di Amazon, o meglio, più specificatamente, dei ricavi pubblicitari dell’azienda in questione.
Che Amazon sia sempre più “il terzo incomodo” nel duopolio pubblicitario mondiale di Facebook e Google è cosa risaputa da tempo. Ora però è possibile dare una dimensione precisa alla questione grazie ai dati di bilancio relativi al terzo trimestre 2019, rilasciati non più tardi di ieri.
Da questi siamo andati ad estrapolare, andando a ritroso, la voce “altri ricavi”, che stando a quanto dichiara Amazon stessa è quella in cui confluiscono, appunto, i ricavi generati da advertising, dalla raccolta pubblicitaria dell’impresa.
La categoria “altro” di Amazon, che copre, come detto, principalmente il settore pubblicitario dell’azienda, ha registrato ricavi in crescita del 44% rispetto al terzo trimestre 2018, attestandosi a 3.6 miliardi di dollari. Circa il triplo di quanto fatturato nel terzo trimestre 2017, e cinque volte tanto in confronto al terzo trimestre 2016.
L’azienda sa molto su ciò che i suoi clienti vogliono acquistare, o addirittura non vogliono acquistare, e sta sfruttando sempre di più questo per le sue attività pubblicitarie. «È ancora presto e ciò su cui ci concentriamo davvero a questo punto è la pertinenza, assicurandoci che gli annunci siano pertinenti per i nostri clienti, utili per i nostri clienti», ha dichiarato il direttore finanziario Brian Olsavsky durante la conference call di presentazione dei risultati. «E per farlo utilizziamo l’apprendimento automatico e ci sta aiutando a migliorare la pertinenza», ha aggiunto.
«L’attività pubblicitaria di Amazon ha attirato enormi aumenti di spesa perché gli inserzionisti possono raggiungere i consumatori durante le query sui prodotti, un momento in cui sono pronti per l’acquisto», gli fa eco Nicole Perrin, analista principale di eMarketer . Un vantaggio competitivo assolutamente non trascurabile.
Se infatti, semplificando per sintesi, Google mette gli inserzionisti in condizione di raggiungere efficacemente coloro che cercano una determinata informazione, e Facebook permette agli investitori pubblicitari di segmentare in base agli interessi che le persone hanno manifestato lasciando tutta una serie di “segnali” nel tempo, Amazon si va ad inserire con la propria offerta pubblicitaria proprio nella fase in cui le persone sono effettivamente più prossime ad effettuare un atto di acquisto.
Certo, allo stato attuale, Amazon è ancora ben distante dai ricavi pubblicitari di Google e di Facebook, ma inizia ad essere davvero un competitor pericoloso per loro, e c’è da scommeterci che, con una tale proposta di valore, e a questi tassi di crescita, la minaccia al duopolio diventerà sempre più concreta.
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