DigitalMente

“DigitalMente”, rubrica settimanale che ogni Venerdì prova a fornire spunti e appunti su digitale e dintorni per riflettere a tutto campo su innovazione e digitale. Oggi abbiamo scelto di parlare di newsbrand e social media.

Lo spunto per tornare a parlare di un argomento del quale ci siamo occupati più volte in questi spazi, ed al quale abbiamo lavorato incessantemente in questi anni, tracciando, grazie a chi ci ha dato fiducia in tal senso, il solco delle buone pratiche, arriva dal caso del The Milwaukee Journal Sentinel.

Infatti, secondo quanto riportato da Poynter, Il Milwaukee Journal Sentinel era solito usare i social media, come fanno molte redazioni, utilizzando i social, e naturalmente in particolare Facebook, che come sappiamo è la piattaforma social che maggior traffico porta ai publisher, postando tutte le notizie pubblicate dal quotidiano allo scopo, appunto, di portare traffico al proprio sito.

Aspetti sui quali, per inciso, si è concentrato il mio intervento non più tardi del 15 Gennaio ultimo scorso al convegno indetto e realizzato da Associazione Stampa Romana sulla catena produttiva digitale dell’informazione ripreso nel video sottostante.

 

 

Nel 2017 però la testata statunitense ha deciso di cambiare approccio, strategia, e ridotto il numero di post. Hanno capito i ritmi dei loro lettori, quali storie dovrebbero andare sulle diverse piattaforme e come quelle piattaforme differiscono tra loro, identificando come KPI non più il click-through, ma il coinvolgimento delle persone con quello che stanno facendo sulle piattaforme in cui si trovano. Insomma, facendo concretamente ciò che ogni social media editor degno di questa qualifica dovrebbe fare.

Come risultato di tale cambiamento, dal Gennaio del 2017 in poi, tra le altre cose, la fanbase di Facebook del Journal Sentinel è triplicata, aumentando la reach della pagina di più di sette volte e, nell’ultimo anno, i follower di Instagram sono quasi raddoppiati.

Risultati che vengono spiegati e approfonditi nell’intervista alla social media editor del quotidiano d’oltreoceano che spiega come questo abbia portato anche a un notevole aumento del tasso di interazione, di engagement. «Concentrandoci sulla programmazione e limitando il numero di post che facciamo, ci stiamo costringendo a pensare veramente a quali sono i nostri migliori contenuti social. Prima di pubblicare qualsiasi cosa sulla nostra pagina Facebook ci chiediamo: “Altre persone [persone – non giornalisti!] Condivideranno questa storia con i loro familiari e amici?” Se la risposta è no, non la pubblicheremo».  Concludendo con quattro consigli al riguardo:

  1. Dare un posto al tavolo ai social e renderlo parte del processo di creazione della storia. La pianificazione social dovrebbe far parte delle tue riunioni di redazione. Per le grandi storie e i progetti che non saranno scontati, banali, i giornalisti e gli editori dovrebbero pensare fin dall’inizio a un punto di vista social che possa portare le persone a generare qualcosa di più importante. Se non stai creando contenuti che si colleghino con un pubblico social, la tua strategia social non avrà mai successo.
  2. Comunica la tua strategia social non solo per il tuo team digitale, ma all’intera redazione. Assicurati che tutti sappiano come questo si collega alla tua strategia digitale. E fagli sapere come possono contribuire.
  3. Festeggia le vittorie incrementali. Come in ogni grande iniziativa, cambiare la tua strategia social sarà un lungo percorso. È importante non solo comunicare i progressi, ma spiegare perché queste piccole vittorie contano e come contribuiscono agli obiettivi più grandi.
  4. Sii pronto ad adattarti. Il panorama social è in costante cambiamento, questo quindi significa che la tua strategia cambierà costantemente. Mantieni la concentrazione sull’obiettivo, ma sii disposto a modificare i tuoi metodi mentre procedi.

Non crediamo sia necessario aggiungere altro, se non che restiamo letteralmente sbalorditi, per non dire altro, per come molti, la stragrande maggioranza, dei newsbrand [ma non solo, naturalmente] continuino ad utilizzare con superficialità e approssimazione, diciamo, i social ancora oggi.

 

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