Dopo aver analizzato i volumi di vendita dei primi quattro quotidiani italiani durante il primo trimestre del 2018 e confrontati con quelli degli anni precedenti, prendiamo oggi in considerazione la seconda “tranche” di quotidiani nazionali, ovvero: Avvenire, Il Giornale, il Fatto Quotidiano, Libero, la Verità e il Manifesto.
È un campione interessante perché, come abbiamo già sottolineato, il primo trimestre del 2018 non rappresenta semplicemente il primo “assaggio” di come stanno andando le vendite dell’industria dei quotidiani italiana nell’anno corrente ma è anche il periodo che coincide con i mesi più intensi della campagna elettorale per le Politiche del 4 marzo scorso (e il seguente commento in una situazione di grande incertezza) e quindi ci dà alcune importanti indicazioni su quanto ancora i giornali possano attirare lettori (paganti). In particolare per testate come quelle prese in esame caratterizzate quasi tutte (esclusione di Avvenire) da linee editoriali molto aggressive anche se con modalità, stili e sensibilità molto diverse.
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Bene di questo secondo campione di testate è Avvenire che ha i volumi di venduto più elevati (lo ricordiamo ci riferiamo alla voce “Totale Vendite carta+digitale” forniti e certificati da Ads che abbiamo poi elaborato per calcolare il totale di venduto nei tre mesi da gennaio a marzo). Il quotidiano della Cei ha totalizzato 7,7 milioni di copie vendute, mentre le copie medie del periodo scendono sotto le 100 mila (per la precisione 99.978 mentre nel 2017 erano 104.242), il confronto con i volumi del 2017 vede una flessione di 224 mila copie (-2,8%).
Al secondo posto per volumi Il Giornale con 5,07 milioni di copie, con una flessione di 418 mila copie anno su anno (-7,6%) le copie medie del periodo sono invece 56.956 mentre nel 2017 erano state 61.656.
Il Fatto Quotidiano è ancora dietro al Giornale (di circa 1,6 milioni di copie che rappresenta la distanza minima di questi ultimi anni) con un venduto complessivo di 3,47 milioni di copie con una flessione sul 2017 molto ridotta, appena 38mila copie (-1,1% la flessione percentuale più bassa di questo gruppo di testate), ma c’è da dire che, a differenza degli altri quotidiani, nel 2017 Il Fatto era addirittura in crescita sui volumi dell’anno precedente. Il segno negativo, anche se ridotto, è comunque in controtendenza rispetto all’anno precedente (privo di appuntamenti politici di pari importanza). Le copie medie del quotidiano diretto da Travaglio nel periodo gennaio-marzo 2018 sono 45.050 mentre nel 2017 erano 46.143.
Un caso particolare è sicuramente Libero, il quotidiano ha sicuramente sofferto la concorrenza della scesa in campo di una testata come La Verità diretta da Belpietro e lanciata a fine settembre 2016. Libero ha infatti subito una flessione “monstre” del venduto nel 2017 (a livello annuale intorno al 44%). Nel 2018 il giornale diretto da Feltri sembra aver rallentato però la sua caduta di copie vendute limitandosi a un -1,4%. I suoi volumi sono stati in questo primo trimestre pari a 2,3 milioni di copie vendute, con una flessione di poco più di 32 mila copie, niente a che vedere con le 1,8 milioni di copie perse nei soli primi tre mesi del 2017. I competitori della Verità invece si fermano a un volume di venduto di 1,65 milioni in flessione sul primo trimestre del 2017 del 10,9%.
Il Manifesto ha, tra quelli presi inconsiderazione, i volumi decisamente minori: poco più di 797 mila copie vendute in flessione del 4,1% sul 2017.
Quale è stato l’effetto elezioni sulle vendite di questi quotidiani? Come per la precedente analisi precisiamo che un quantificazione seria dovrebbe tenere in considerazione più fattori, ma sicuramente può darci indicazioni molto importanti il confronto tra la variazione dei volumi di vendita tra i primi tre mesi del 2018 sul 2017 e la variazione corrispondente tra 2017 e 2016 (quest’ultima una variazione tra due anni entrambi senza eventi particolari che potessero trainare le vendite).
La differenza maggiore si nota per Libero, sulla flessione del 2017 pesa, come già detto, la concorrenza della Verità che sicuramente ha portato via lettori, ma certo le due variazioni sono nettamente differenti -1,4% contro -44%. C’è da dire anche che Libero nel 2016 stava addirittura aumentando le proprie vendite sul 2015. Anche Il Giornale riduce la flessione -7,6% contro il 18,6% del 217 sul 2016 (11 punti percentuali quindi). Anche in questa occasione dobbiamo però sottolineare come la somma delle vendite nel primo trimestre del 2016 del Giornale e di Libero assieme fosse di 10,9 milioni di copie mentre nel 2018 la somma di questi due quotidiani più La Verità scende a 9 milioni. Un -17,2% che segna comunque una decisa riduzione dei lettori paganti per questa “area” editoriale.
Per quanto riguarda Il Fatto abbiamo detto che il dato negativo del 2018 (-1,1%) e in opposizione con la crescita avuta nel primo trimestre del 2017 (+8,5%). Una tendenza per Il Fatto che avevamo messo in evidenza anche nelle nostre analisi precedenti dalle quali emergeva il giornale nella seconda parte dell’anno aveva perso copie vendute rispetto all’anno precedente.
Resta il fatto che anche per tutte queste testate una lunga campagna elettorale e la successiva lettura di una realtà politica particolarmente complessa e incerta non ha portato più lettori rispetto all’anno precedente. Un segnale negativo per il giornalismo italiano se le confrontiamo con i consistenti aumenti degli abbonamenti registrati da testate come New York Times dopo elezioni di Trump o Financial Times dopo Brexit.
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