Ha ottenuto grande risalto quello che è stato definito come «un passo avanti nella modernizzazione delle edicole».
In pratica secondo il protocollo d’intesa sottoscritto tra l’Anci, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, e la Fieg, Federazione Italiana Editori Giornali, a fronte di una riduzione dei canoni delle edicole per le occupazioni permanenti e temporanee di suolo pubblico ed esonerino dall’imposta le locandine editoriali dei quotidiani e dei periodici esposti nei locali pubblici, verrebbe data agli edicolanti la possibilità di ampliare le categorie di beni e i servizi offerti ai cittadini e turisti [pagamento ticket, prenotazioni visite mediche, spedizioni e recapiti corrispondenza, eccetera].
Si tratta dell’ennesima stravaganza, per usare un eufemismo, della filiera tradizionale dell’editoria nostrana. Infatti, in primis, è singolare che tale accordo venga sottoscritto in assenza delle rappresentanze, dei sindacati, degli edicolanti stessi che, ancora una volta, vengono esclusi dal confronto.
Inoltre la tassa di occupazione del suolo pubblico è tutto sommato abbanstanza marginale, come dimostrano le tariffe del Comune di Bologna, per prendere ad esempio una città di medie dimensioni.
Soprattutto, non sono assolutamente definiti i margini per gli edicolanti nel rendere tale servizio. Se infatti questi fossero, sempre a titolo esemplificativo come quelli di ricariche telefoniche [dove si và dallo 0.8% della TIM al 4% delle nuove compagnie telefoniche come Lycamobile, gratta & vinci [8%] e biglietti di trasporto urbano ed extra urbano [tra il un minimo dell’1% per gli abbonamenti annuali ad un massimo del 5%], in realtà le edicole si troverebbero, a loro insaputa come si suol dire, ad erogare un servizio, che nella fattispecie sgrava da oneri prevalentemente la Pubblica Amministrazione, senza averne un vantaggio concreto, anzi avendo un’attività che consuma tempo e non genera un ritorno economico.
Attività di servizio, quali il pagamento delle utenze, che peraltro sono già ampiamente fornite dalle edicole dotate di un terminale, come mostra la “marketing map delle edicole” che realizzai per il mio primo libro, che sono, appunto, puramente di servizio ma sostanzialmente non generano ricavi.
Non è di questo evidentemente che le edicole hanno bisogno e neppure la filiera editoriale che prova a barattare questo accordo fatto sopra le parti coinvolte, “vendendolo” come straordinario, per accellerare ulteriormente sulla liberalizzazione delle stesse. Altro aspetto che non è, e non sarà, di alcuna utilità a nessuno degli attori della filiera editoriale.
Le edicole, ma anche, se non soprattutto, gli editori, hanno bisogno che finalmente venga implementata l’informatizzazione delle edicole, il cui decreto legge emanato a metà 2012 dall’allora Sottosgretario Paolo Peluffo non è mai stato implementato e che, pur essendo stata riproposta nella recente riforma dell’editoria, non ha ancora un decreto attuativo che la renda operativa, mentre la road map operativa ne ipotizzava l’effettiva realizzazione entro il 2014. Tre anni fa!!!
L’informatizzazione delle edicole, oltre a consentire saving per milioni di euro sui resi, consentirebbe, finalmente, di conoscere i lettori, implementare attività e servizi di marketing a partire, banalmente, dalla realizzazione di fidelity card, e molto altro ancora, come abbiamo scritto più volte in questi spazi, anche, con una “lettera aperta” al Ministro Lotti.
L’informatizzazione delle edicole agevola la possibilità di sondaggi, di ricerche su argomenti ad hoc e favorisce l’implementazione di servizi a partire, per citarne almeno uno, dalla raccolta di dati sul lettore, attraverso delle card appunto, sia mono editore che pluri editore, sulla falsariga di quelle da tempo utilizzate dalla grande distribuzione organizzata, che consentano di profilare l’offerta editoriale e pubblicitaria, che permettano di raccogliere informazioni sul lettore ed avviare programmi di fidelizzazione nel canale edicole.
È ora che si esca dall’era degli amanunesi hic et nunc. Tutto il resto è fumosità inutile. Polvere negli occhi [pour cause?] come diversivo.
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I miei complimenti per l’articolo; sono un edicolante ed è veramente un piacere sapere che non tutti pensano, come hanno sbandierato tutti i quotidiani, che questo non è per niente un passo avanti per risollevare la situazione delle edicole! Grazie