Tutti e tre i maggiori gruppi editoriali italiani (ovviamente ci riferiamo come al solito di quelli che pubblicano quotidiani, Rcs Media, Gruppo Espresso e Gruppo 24 Ore) hanno in questi giorni approvato le loro trimestrali, un occasione per fare alcune prime considerazioni in un anno che, come ho già scritto, sarà comunque molto importante per definire il panorama editoriale italiano.
Fare quadrare i conti, lasciandosi alle spalle i rossi di bilancio e l’indebitamento con le banche dovrebbe essere un’esigenza non più rimandabile per tutti i gruppi editoriali di casa nostra. Con quali strategie? Come abbiamo già messo in evidenza questa sarà la stagione dei grandi tagli e anche le relazioni economiche del primo trimestre 2017 lo confermano.
Se guardiamo in particolare a Rcs, quello che ancora è il maggior editore italiano, risulta evidente che i tagli sono lo strumenti principe per riportare il gruppo margini operativi lordi positivi. Anche al 31 marzo il gruppo guidato da Urbano Cairo presenta, come già avvenuto nel bilancio di chiusura annuale il 31 dicembre scorso, un ebitda positivo: 12,7 milioni di euro nel Q1 2017 contro il -3,7 del Q2 2016 il tutto pur in un contesto di riduzione, anche se lieve, dei ricavi che passano dai 219,8 milioni del 2016 ai 213,4 milioni del 2017.
Guardando il prospetto dei ricavi si nota un aumento deciso della voce “ricavi diversi” [ovvero come leggiamo dal resoconto ricavi relativi ad “attività televisive, organizzazione di eventi e manifestazioni, attività di e-commerce, attività di vendita di liste clienti e di cofanetti, nonché in Spagna per le attività di scommesse”] che cresce rispetto al 2016 del 24,5%: dai 12,6 milioni del 2017 ai 34,5 milioni del 2017.
Un’indicazione interessante che va verso quella diversificazione dei ricavi che nelle nostre analisi abbiamo sempre auspicato come una delle strategie da adottare per migliorare lo stato di salute dei gruppi editoriali italiani.
Ma a riportare i margine operativo lordo con il segno più, non sono tanto l’aumento di questa voce di ricavo (che al di là del netto aumento percentuale comunque si ferma a un niente più che dignitoso +6,8 milioni) ma i tagli decisi operati sia a livello di costi operativi che di costo del lavoro.
Sommati assieme le due voci di costo scendono dai 222,1 milioni del primo trimestre 2016 ai 198,9 milioni del primo trimestre 2017: 23,2 milioni di ulteriori tagli (10,5% complessivamente) a fronte di una flessione dei ricavi, sul medesimo periodo, di 6,4 milioni. Ovvero se confrontiamo le due voci vediamo che i tagli sono 3,6 volte superiori alla flessione dei ricavi complessiva.
Se torniamo a guardare il prospetto dei ricavi si nota come quelli editoriali continuino ad essere la “pietra al collo” del fatturato con un ulteriore -9,1% rispetto al 2016, ma se andiamo indietro di soli tre anni vediamo come i ricavi da diffusione siano passati dai 134,1 milioni dei Q1 del 2015 agli 86,1 di questi primi tre mesi del 2017 (-36%). I ricavi pubblicitari hanno una flessione molto meno decisa (-4,7%) ed anche confrontando con il Q1 del 2015 la pubblicità tutto sommato regge il confronto, passando dagli attuali 92,8 ai 96,3 milioni di marzo 2015 (-3,7%).
La gestione targata Cairo d’altronde sta puntando molto sul lancio di nuove iniziative editoriali pensate soprattutto per creare nuovi contenitori di pubblicità, così il peso della pubblicità sull’architettura dei ricavi in Rcs sta sempre più aumentando mentre diminuisce quello editoriale. Ma come abbiamo già fatto notare, i margini di guadagno sul formato pubblicità nazionale in Italia si riducono sempre di più. Da notare anche che il risultato netto anche se migliora resta, in questo trimestre, negativo.
L’Ebitda positivo è ottenuto quindi percorrendo principalmente due strade, cercare di arginare la flessione dei ricavi aumentando le vendite degli spazi pubblicitari (presumibilmente con margini sempre minori) e taglio dei costi in misura nettamente superiore al calo dei ricavi generali. Resta da capire quanto resta di margine per tagliare ulteriormente, o se preferiamo, resta da capire quanto questi tagli siano reali miglioramenti delle efficienze e riduzioni degli sprechi e non impoverimento delle risorse del gruppo.
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