Una settimana nel futuro del giornalismo – User experience, gestione dei commenti e consigli di lettura

La rubrica dove rac­co­gliamo i link per non per­dere le novità tec­no­lo­gi­che nel mondo dell’informazione.

Notizie scalabili e moltiplicabili. In (28) diverse lingue, su diversi formati, velocemente e condivisibili, anche via mobile. Gli esperimenti sono in corso alla Bbc e si chiamano #bbcsocialfgure – immagine, cifra e link – e BBC Shorts – video quotidiani di 15 secondi con immagini e testo. L’idea è quella di creare conversazione attorno alle notizie, rendendo più facile e veloce la loro condivisione sui social media.

Hai perso il lavoro? C’è un gruppo su Facebook – che oggi ha più di 3mila contatti – che ti aiuta a trovare una soluzione alternativa. Mandare subito nuove application? Investire sulle pr? Frequentare corsi di aggiornamento? Meglio confrontarsi con chi ha già vissuto l’esperienza di ‘ripulire la propria scrivania’ da una redazione.

Ancora sui commenti. Dopo The Verge, Reuters e molti altri è il turno di Daily Dot, che chiude i commenti sul sito perché la conversazione “si è spostata sui social” e vuole provare a “detoxify the Web—to make it a cleaner, nicer, safer, and more inclusive place to live and work“. Federica Cherubini ne ha analizzato i casi e le motivazioni. Alla Stampa, segnala Pier Luca Santoro che ha scritto di buone pratiche di community management proprio questa settimana, grazie ai commenti su Facebook è stato rimosso un video giudicato di cattivo gusto dai lettori. In questo caso avrei preferito che i giornalisti ci avessero pensato prima, da soli.

Innovare investendo nella ricerca. Non solo di nuovi strumenti, applicazioni e format di notizie, ma anche sulla user experience. Lo hanno fatto Pro Publica e il Guardian quando hanno lanciato una nuova applicazione e un nuovo sito, chiedendo ai propri utenti di partecipare alla sperimentazione. Da imitare.

La diversità è una ricchezza. Non solo nel modo di raccontare una storia, ma anche nel modo in cui le comunità di persone sono equamente rappresentate in un redazione. C’è uno strumento messo a punto da Poynter con i dati dell’American Society of News Editors per esplorare la composizione dei team di giornalisti nelle redazioni degli Stati Uniti proprio attraverso questi dati. E in Italia? Poche le direttrici secondo l’analisi di Mara Cinquepalmi qui su Datamediahub e ancora meno i giornalisti non comunitari o stranieri presenti in redazione, che secondo una sentenza del tribunale di Torino non hanno comunque accesso a incarichi di dirigenza.

Trova l’esperto. Stavros Rougas e Ebrahim Ashrafizadeh, due ex reporter, hanno creato un tool per aiutare giornalisti e redazioni a trovare accademici, scienziati e ricercatori in grado di aiutarli nella redazione di un pezzo, come consulenti o parte di un team.

Cosa manca ai corsi per giornalisti? Secondo un’ex allieva di un corso della Boston University con indirizzo giornalistico, nella formazione dei futuri reporter ci sono sette punti che potrebbero essere migliorati, anche perché il mercato cambia di continuo e le competenze richieste ai giornalisti superano ormai quella scontata del “saper scrivere”. Nei corsi si dovrebbe insegnare: 1) come diventare freelance 2) come fare personal branding 3) grafica per social media 4) social media management 5) fotografia 6) come girare ed editare video 7) la gestione di un sito internet.

Collaborare in redazione. Con l’aiuto di strumenti come Slack. Sette news media digitali raccontano come lo usano per migliorare il proprio lavoro e cambiare la struttura dei processi decisionali e operativi. Sperimentato personalmente in diversi contesti, molto consigliato.

Google Tax in Spagna. La legislazione che impone a Google di pagare per mostrare i link dei giornali nei risultati del suo motore di ricerca di Google News ha fatto un sacco di danni. Uno studio rivela che il traffico è diminuito drasticamente, e molti altri aggregatori di feed e di notizie, che portavano click ai giornali, hanno preferito chiudere per evitare di pagare tassazioni aggiuntive.

Chi cerca cosa. Il Guardian vuole sviluppatori. Vox invece ha aperto una nuova sezione di vacancy in cui chiede esperti di Snapchat. Aggiornate i vostri cv.

Speciale vacanze 🙂

Un giro a Londra per il futuro del giornalismo. Una guida turistica “alternativa” della capitale britannica per passeggiare nei luoghi che hanno ispirato grandi giornalisti e redazioni pionieri dell’innovazione digitale. L’ha scritta Philip Di Salvo su Medium.

Letture estive. Lunghe, che meritano un evidenziatore in una mano e una matita nell’altra. Anche se state prendendo appunti sul tablet. Il volume che vi consigliamo parla di giornalismo, di modelli di successo e soprattutto evidenzia i fattori chiave che hanno fatto diventare Buzzfeed, Vice, il Guardian e il New York Times delle buone pratiche, non solo dal punto di vista del reporting, ma anche del business, a cui ispirarsi. Secondo Lucy Küng, autrice del volume “Innovators in Digital News” gli elementi “interconnessi” tra queste realtà sono sette e la loro forza sta nel circolo virtuoso che creano quando sono presenti e funziono insieme. In Italiano sono tradotti su Ejo.

 

Donata Columbro

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