Sono stati pubblicati ieri i risultati di State of the News Media 2014, undicesima edizione del rapporto annuale di The Pew Research Center’s Journalism Project che analizza lo scenario dell’industria dell’informazione negli Stati Uniti.
I ricavi sono fortemente legati e dipendenti all’advertising che pesa il 69% del totale delle revenues. Meno di un quarto dei ricavi è generato direttamente dai lettori con il pagamento di singole copie e/o abbonamenti [sia carta che digitale e canali TV a pagamento].
I quotidiani continuano a rappresentare la fetta maggiore dei ricavi direttamente ricollegabili all’industria dell’informazione. per questi cresce il peso delle revenues generate dai lettori con il pagamento diretto che arriva a fine 2013 a circa il 32% del totale.
Del totale mercato del digital advertising, inclusa la search, i quotidiani fanno propria una quota che Pew stima essere intorno al 12%. Vista la dimensione del mercato USA [42.6 miliardi di $ nel 2013] si tratta di cifre comunque complessivamente importanti, ma è certo che il grosso va ad altri, con Google e Facebook in prima fila, come noto.
I punti chiave, a mio avviso, sono:
- Il peso dei ricavi dai lettori cresce perchè si restringono quelli da adv nel mix
- Con un peso di oltre due terzi dell’adv la dipendenza da questo è fortissima. Si dice spesso che “se non paghi per un prodotto, sei il prodotto”. Vale per Google e Facebook [e altri] ma anche per l’industria dell’informazione. Il lettore è il prodotto da vendere. Quanto pesi questo sulla qualità e la tipologia dell’informazione è un aspetto che, ahimè il rapporto non chiarisce.
- Il peso di ricavi “altri” cresce ed arriva al 7% del totale diventando la terza area di reddito. Sono gli eventi, ma anche i servizi di marketing e comunicazione che alcuni editori iniziano ad offrire direttamente a generare nuove aree di ricavo da non sottovalutare.
- Le donazioni, la filantropia, ed il venture capital pesano l’1%. Forget about it, come direbbero appunto gli americani.
Nel rapporto è contenuta una parte specifica relativa a social media e news.
I social media hanno un peso per l’industria dell’informazione ma ovviamente per alcuni siti ben più che per altri. Non solo si conferma “l’insostenibile leggerezza dei referrals” ma anche che il tasso di conversione, le persone che dopo aver visto una notizia sui social cliccano per leggere l’articolo è una minoranza.
Anche se come driver di traffico è Facebook protagonista assoluto, proporzionalmente gli iscritti a Twitter sono quelli che hanno una maggior propensione a visitare i siti web di informazione
Se riesco domani torno in maniera specifica su questo aspetto. Il tema da approfondire è “abbattere la fan base è il primo passo per un’ecologia dei social media”
Ottenere le notizie sui social, ed in particolare su Facebook, è un’esperienza “incidentale”. Le persone usano, frequentano i social network per altri motivi ed incidentalmente, il più delle volte perchè i loro contatti hanno condiviso, vedono/leggono le notizie.
In termini di argomenti preferiti regna sovrano l’infotainment, l’informazione “leggera”. Su 11 aree informative d’interesse la politica e la nera si collocano rispettivamente al 4° e 5° posto mentre le notizie internazionali scivolano addirittura al 9° posto. Ancora una volta, se, come il sottoscritto, gestite i social di un quotidiano ve ne eravate già accorti a prescindere dallo studio.
Come sempre, vi esorto, se posso, a non fidarvi della mia sintesi che è assolutamente parziale, e di parte, ed a leggere integralmente il rapporto per farvi una vostra idea. È sempre la cosa migliore da farsi.
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