Amanuensi

Dal primo di gennaio di quest’anno è obbligatoria per legge la tracciabilità delle vendite e delle rese dei giornali quotidiani e periodici. Lo ha stabilito il decreto legge di metà maggio dell’anno scorso, successivamente convertito con al cune modifiche dalla legge 16 luglio 2012, n. 103, recante disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonche’ di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicita’ istituzionale.

L’obbligo, che ricade sull’intera filiera distributiva, ha come obiettivo quello di favorire la modernizzazione del sistema di distribuzione e vendita della stampa quotidiana e periodica e di assicurare una adeguata certificazione delle copie distribuite alle quali, tra l’altro, dal 2013 sono legati i finanziamenti statali.

In quest’ambito l’informatizzazione delle edicole gioca un ruolo cruciale poichè senza la stessa diviene estremamente difficile se non impossibile garantire un’effettiva tracciabilità.

Informatizzazione Edicole

L’informatizzazione delle edicole, consente, dialogo, comunicazione, e dunque conoscenza specifica, di ogni singola realtà.

L’informatizzazione delle edicole [ad oggi sono circa 5mila – su 3omila – quelle informatizzate con due applicativi distinti che dialogano solo con il distributore locale] consentirebbe all’editore di conoscere in tempo reale il venduto per ciascun punto vendita garantendo ottimizzazione del costo delle rese, l’attenuazione [o scomparsa] delle micro rotture di stock che paradossalmente caratterizzano le pubblicazioni alto vendenti, efficientando nel complesso il sistema.

L’informatizzazione delle edicole agevola la possibilità di sondaggi, di ricerche su argomenti ad hoc e favorisce l’implementazione di servizi a partire, per citarne almeno uno, dalla raccolta di dati sul lettore, attraverso delle card, sia mono editore che pluri editore, sulla falsariga di quelle da tempo utilizzate dalla grande distribuzione organizzata, che consentano di profilare l’offerta editoriale e pubblicitaria, che permettano di raccogliere informazioni sul lettore ed avviare programmi di fidelizzazione nel canale edicole.

L’informatizzazione delle edicole consente, termine in voga, di disintermediare l’intermediazione, fare rete per dare voce, corpo e sostanza ai concetti sopra riportati e a tutti quelli che è possibile aggiungere.

Se a parole la FIEG già prima dell’approvazione della legge dichiarava di star già lavorando all’informatizzazione delle edicole, ad oggi, con un obbligo legislativo preciso, non vi è traccia alcuna della piattaforma software promessa nè pare realistico che la soluzione arrivi in tempi brevi come testimonia la lettera del 18 dicembre scorso inviata dalle rappresentanze sindacali degli edicolanti al Presidente ed al Direttore Generale della Federazione Italiana Editori Giornali che contiene riferimenti specifici al riguardo.

Se la versione cartacea di quotidiani e riviste resterà centrale in termini di ricavi ancora a lungo, come confermano anche i piani strategici di RCS e Gruppo Sole24Ore, il recupero di efficienza contributiva e le prospettive offerte dall’informatizzazione delle edicole sono IL passaggio necessario per la ripresa di tutta la filiera editoriale dagli editori ai giornalai.

Non averci lavorato genera il sospetto che forse si preferisca tentare di scavalcare la legge in essere, magari provando a farne rinviare l’implementazione effettiva di un anno per “impossibilità di adempiervi”, per convenienza rispetto ai contributi statali e forse anche alle cifre diffuse agli investitori pubblicitari su copie vendute e readership.

Che nel 2013 un intero settore e la sua capillare rete distributiva siano rimasti ancora al tempo degli amanuensi è vergognoso.  Sintomo, evidenza di miopia grave, di un’arretratezza culturale che non lascia sperare niente di buono per il futuro dei giornali qualsiasi esso sia.

Bambina Giornali

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6 thoughts on “Amanuensi

  1. “Non averci lavorato genera il sospetto che forse si preferisca tentare di scavalcare la legge in essere, [..], per convenienza rispetto ai contributi statali e forse anche alle cifre diffuse agli investitori pubblicitari su copie vendute e readership.”

    … allora non sono stato l’unico a pensarlo.

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