Le dichiarazioni di Lucia Annunziata nell’intervista rilasciata a «Prima Comunicazione» di questo mese:
I blogger sono una parte essenziale del nuovo progetto.[…] I blog non sono un prodotto giornalistico, sono commenti, opinioni su fatti in genere noti; ed è uno dei motivi per cui i blogger non vengono pagati
hanno fatto il giro d’Italia sollevando un vespaio sia tra i giornalisti, già sul piede di guerra per la tanto attesa normativa sull’equo compenso, che ovviamente tra “i blogger”. Gli amici di LSDI/Dig.it hanno raccolto buona parte degli interventi più significativi sul tema.
Al tempo stesso il «The New York Times» nell’ obituary, nell’articolo di commemorazione per la morte di Arthur Ochs Sulzberger, a lungo [1963-1992] editore del quotidiano statunitense che sotto la sua guida, tra l’altro, ha ottenuto 31 dei 108 Premi Pulitzer, la più prestigiosa onorificenza nazionale per il giornalismo, si chiude con una citazione di Sulzberger:
I think that paper and ink are here to stay for the kind of newspapers we print. There’s no shortage of news in this world. If you want news, you can go to cyberspace and grab out all this junk. […] You’re not buying news when you buy The New York Times. You’re buying judgment. [Non state comprando notizie quando acquistate il NYTimes. State comprando giudizi, opinioni]
Credo che questo sia ancora più vero nella fase attuale dove molto spesso, pur con tutte le limitazioni del caso, il giornalismo partecipativo ed in particolare il video/foto citizen journalism, arriva inevitabilmente prima di giornali e giornalisti sulla notizia il più delle volte.
Come ho avuto modo di dire, il bisogno è di capire non di vedere, l’informazione deve spiegare non mostrare o riportare. Se questo, come credo, è un punto cardine per la qualità dell’informazione, sarà bene riconsiderare il valore delle opinioni.
Sempre in tema, si segnala, ad integrazione delle segnalazioni di LSDI, l’articolo: “Il McHuffingtonPost e i blogger non retribuiti”.
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Mi sembra un modo illuminante per guardare a quello che sta succedendo. Occorre partire dal ruolo delle notizie, dell’informazione e vivaddio anche del giornalismo; da lì deduciamo il format ideale per raggiungere lo scopo e ne discende il device, che a quel punto è quello più adatto. Quasi irrilevante, una pura questione di utilità e funzionalità. Nel vasto schema delle cose, occorre ammetterlo, se la carta è in crisi … è un problema della carta.
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.