Un Mondo di Tweets

Twitter è assorto definitivamente a news network, piattaforma di diffusione partecipata dell’informazione, spesso prima dei media tradizionali. Immediatezza e velocità di diffusione delle notizie sono sicuramente i due principali punti di forza della piattaforma.

Anche «The New York Times» ha creato recentemente un nuovo feed, un nuovo account su Twitter specificatamente dedicato a fornire informazione in tempo reale su eventi di particolare rilevanza.  Le motivazioni dietro alla creazione di un ulteriore canale oltre a quello già esistente sono ben spiegate dal Nieman Journalism Lab. Si tratta della consacrazione definitiva di Twitter come canale d’informazione.

Come ho già avuto modo di segnalare, puntare tutto sulla velocità d’informazione rischia di creare un fenomeno definito “hamsterization” che, parafrasando la corsa all’interno della ruota del criceto, conferma in tutta la sua negatività i rischi  dell’effetto auditel sull’informazione online.

La tempestività dell’informazione non è sempre necessariamente un valore, ancor meno se finisce per essere elemento di disturbo alla selezione qualificata ed all’affidabilità. Tema sul quale il contributo di Luca Alagna, certamente un riferimento qualificato in quest’ambito, sulla attenzione da porre nell’utilizzare Twitter come fonte d’informazione e sulla capacità del sistema di autoregolarsi, è assolutamente da leggere.

Ieri è stata una giornata in cui vi sono stati diversi casi che forniscono ulteriori spunti di riflessione sull’argomento in questione. Oltre alla bufala della morte di Fidel Castro, che Luca Alagna utilizza come case study nel suo articolo pre citato, è emerso come l’accont della moglie di Murdoch, apparentemente sbarcata su Twitter contemporaneamente al marito, fosse un  falso d’autore.  Episodio che Mathew Ingram, dal sempre interessante Gigaom, descrive con preoccupazione rispetto alla mancanza di trasparenza che implica.

Una realizzazione, una volta tanto tutta italiana, permette di visualizzare sulla mappa del pianeta l’intesità e la localizzazione dei tweets. Oltre alla mappatura dei cinquettii sono offerte una serie di statistiche sull’utilizzo per ciascuna nazione ed il relativo ranking.  Si apprende in questo modo che l’Italia, nonostante i recente ingresso massivo di personaggi di grande notorietà,  pesa solamente l’1,19% del totale, dodicesima dietro Spagna, Olanda e Malesia.

Perchè allora tanto interesse, tanta rilevanza, anche da parte dei media tradizionali del nostro Paese, intorno a Twitter? Semplice. Perchè al suo interno si sta formando anche in Italia un’elite di opinion leaders in grado di influenzare l’agenda setting sia in termini politici che di informazione.

Proprio per questo, per la capacità di influenza che ottiene e sempre più otterrà, è necessario che ad una corretta vigilanza dei proprietari della piattaforma si abbini un atto concreto di responsabilità da parte di coloro che vi partecipano. Ci stiamo lavorando.

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0 thoughts on “Un Mondo di Tweets

  1. Colgo l’invito di Pierluca a commentare, oltre che a condividere 🙂 Anche questa è una deformazione di Twitter: rende molto semplice comunicare le letture con cui siamo d’accordo o che comunque ci hanno colpito solo con l’aggiunta di brevi commenti, e a volte neanche di quelli.
    Come ho scritto qualche giorno fa in un post dedicato all’evoluzione di Twitter nel 2011, sono convinta che l’autoregolamentazione concretizzerà le potenzialità di questo social network, aumentando la partecipazione alla vita pubblica. E non saranno certamente le orde di vips a inficiare questo meccanismo, perché al singolo utente resta la libertà di scegliere chi davvero è interessante e autorevole, creando ognuno il proprio microsistema informativo. E l’insieme di questi microsistemi sarà il valore aggiunto alla piattaforma.

  2. Condivido pienamente l’invito all’uso con cautela di Twitter (e simili). Io continuo a pensare che si confonda lo strumento (canale di distribuzione) con la sostanza (il fatto). Si dovrebbe applicare il principio della “chiacchera da bar”: un tweet è tendeziamente paragonibile a quello che si ascolta durante un aperitivo. Ovverro lo spazio che sta dal “tutto vero” al “gossip inventato”.

  3. Buonasera Pier Luca!

    Trovo molto interessante il tuo post. Un invito alla riflessione, direi.
    A mio parere, purtroppo ancora oggi manca quella “media literacy” che sarebbe davvero utilissima per chi si informa tramite il web.
    Per dirla rapidamente, e con un breve confronto con altri media, un tempo si diceva “l’ha detto la radio”. Poi, questa sorta di ipse dixit è passato alla TV. L’utente medio, infine, sta pensando bene di concedere lo stesso favore ad Internet e, più che altro, al web 2.0.
    Tuttavia, essendo questo un mezzo tutt’altro che mainstream, dove chiunque può scrivere (e divulgare) la sua opinione presentandola come verità assoluta, la fruizione di questo medium non può assolutamente essere acritica, e nulla va preso come oro colato.
    Spero, comunque, che concedendo all’utenza un po’ di tempo, questa impari a riconoscere la buona informazione, guardandosi dalle famose quattro “M” del giornalismo (o presunto tale) via web (e cioè, misinformation, malinformation, messed-up information e mostly useless information).
    Ad ogni modo, e mai come in questo caso, ai posteri l’ardua sentenza… 😉

    Daniele

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