Il Digital Influence Index è il rapporto annuale realizzato da Fleishman-Hillard su come internet non solo informi e colleghi gli utenti ma anche sull’influenza che questo media ha nel processo decisionale.
La ricerca misura diversi aspetti chiave dell’utilizzo di internet inclusi i diversi livelli di adozione di consumo digitale e la dieta mediatica dell’utenza.
Le evidenze di maggior rilevanza emergenti dall’ultima edizione dello studio sono in alcuni casi delle conferme, in altri forniscono nuovi spunti di riflessione e confronto.

In particolare emerge un eccesso di informazioni che rende cruciale l’identificazione di fonti fiduciarie di riferimento. Da questo punto di vista la pubblicazione da parte di blogger “sponsorizzati” o pagati viene vissuta in chiave decisamente negativa rivelandosi un boomerang.
Il forte utilizzo delle piattaforme di microblogging e messaggistica istantanea fa si che gli utenti vedano favorevolmente l’utilizzo aziendale delle stesse come fonte di ascolto ed interazione tendendo inevitabilmente a privilegiare quelle che forniscono risposte coerenti ed in tempi accettabili.
Il passaparola di amici e conoscenti si conferma essere fonte di influenza primaria nella presa di decisioni ed è il primo elemento di riferimento in Francia e Germania.
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E continuo a domandarmi: perché oggi non esistono ricerche di tale dettaglio anche per l’Italia? o se esistono, perché non vengono divulgate? o ancora, dove me le perdo? 🙂
Caro Simone,
Gratuitamente – e recenti – esistono:
– Consumo di informazioni – Media classici e new media: http://giornalaio.wordpress.com/2009/10/05/consumo-di-informazioni-media-classici-new-media/
– Media nella Media: http://giornalaio.wordpress.com/2009/11/23/media-fuori-dalla-media/
A pagamento, probabilmente, la più interessante è realizzata ogni 6 mesi da GFK.
Se ben ricordi – scusa la nota polemica – c’era un illuso che fondò un’agorà, uno spazio, per fare ricerca applicata al contesto italiano su qs temi e rimase vittima dello slack activism.
Un abbraccio
Pier Luca
Grazie delle info Pier Luca.
relativamente alla nota polemica, Sì, hai ragione e faccio un mea culpa a riguardo. Non è detto, comunque, che l’idea non possa essere ripresa in qualche modo.
Ahimè il lack activism è un male alquanto diffuso, oltre a esserne stato parte ne sono stato anche vittima.
Un abbraccio anche a te
Simone