AdAge pubblica la sintesi dei risultati di uno studio condotto da TBWA relativamente alle motivazioni che smuovono le coscienze dei giovani.
Se una volta la protesta sociale era veicolata attraverso le manifestazioni, i sit in e la disobbedienza civile, oggi è in buona parte il web il luogo [o forse il non luogo] dove si svolgono queste azioni.
Lo studio, non a caso condotto da una delle più celebri agenzie pubblicitarie a livello mondiale, mira a fornire ai marketers indicazioni su come coinvolgere gli internauti cavalcando l’onda di quello che viene racchiuso nella definizione generale di green marketing.
Sono dinamiche non consolidate nella pratica che sono oggetto di sperimentazione, con esempi, concentrati proprio nella prima area che riporta il grafico [libertà di parola], anche nel nostro paese.
Molto spesso, ahimè, ricadono sotto l’egida dello slack activism, come testimonia proprio oggi la chiusura, con oltre 2mila iscritti, per eccesso di successo, di Diritto alla Rete che il suo principale promotore spiega così: “Dal 1 luglio la piattaforma Ning non è più gratuita, ma a pagamento. Le comunity con oltre 1.500 iscritti pagheranno 500 dollari all’anno.”
Sperimentazioni che attualmente nel nostro paese sembrano incidere ben poco e nei fatti interessare solo i soliti 44 gatti. Forse meglio darsi al marketing alla griglia senza griglia.
- Libero è il Quotidiano nel Quale gli Italiani Hanno Minor Fiducia - 14 Giugno 2023
- DigitalMente - 28 Aprile 2023
- Gli Utenti degli OTT in Italia - 26 Aprile 2023