Poco prima di Natale, il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria ha pubblicato l’elenco, per l’anno 2021, dei soggetti beneficiari del credito di imposta per le spese sostenute, per l’anno 2020, per la distribuzione delle testate edite, ivi inclusa la spesa per il trasporto dai poli di stampa ai punti vendita, a favore delle imprese editrici di quotidiani e periodici.
Prima di entrare nel merito, non possiamo non rilevare come il Dipartimento, che ha ora un nuovo capo, Luigi Fiorentino, che sostituisce Ferruccio Sepe, a capo del Dipartimento per diversi anni e dunque con un esperienza consolidata nel settore, abbia pubblicato tale elenco in formato PDF.
Il Dipartimento dal 2018 al 2022 ha visto alternarsi tre Sottosegretari. Sostituire anche il capo del Dipartimento non ci pare affatto una buona idea, anzi potrebbe dar luogo all’idea che questo avvenga proprio per rimuovere la memoria storica del lavoro svolto. Anche il pubblicare l’elenco, e molti altri, in PDF potrebbe far pensare che si voglia ostacolare il più possibile l’elaborazione e la diffusione dei dati.
Tutto ciò premesso, nella sua prima audizione come Sottosegretario, Alberto Barachini, tra le altre cose ha spiegato che «nel corso dell’anno 2021, è stato, inoltre, istituito un credito d’imposta a favore delle imprese editrici per la distribuzione delle testate edite, volto a garantire la sostenibilità e capillarità della diffusione della stampa, in particolare nei piccoli comuni e in quelli con un solo punto vendita di giornali, in cui la distribuzione è più costosa e, quindi, economicamente meno remunerativa per le imprese editrici. Sostenendo che si consente, in tal modo, l’accesso all’informazione anche da parte di persone che vivono in zone remote e rurali dove la connettività e la copertura di banda larga spesso non sono sufficienti».
Il credito d’imposta è riconosciuto nella misura del 30% delle spese di distribuzione e trasporto sostenute nell’anno 2020, a fronte di uno stanziamento complessivo di 60 milioni di euro. Di questi, in base alla nostra elaborazione, ne sono stati erogati effettivamente 48,5. Abbiamo diverse cose da dire al riguardo.
Nell’elenco dei beneficiari è significativo il numero di coloro ai quali la fruizione è sospesa in attesa di verifica antimafia. Tra questi compaiono nomi “eccellenti”, come ad esempio Cairo Editore, Caltagirone Editore, Editoriale Nazione [ramo editoriale di Monrif], Gedi e molti altri ancora. Non abbiamo dubbi sul fatto che si tratti esclusivamente di un problema formale, ma siamo sorpresi che aziende di questo calibro non abbiano prodotto tale documentazione.
Se questo è un problema di forma, ve ne sono invece molti altri di sostanza. Su 48,5 milioni di contributi erogati il 55.48% sono concentrati a favore dei primi undici per importo. Il primo per valore del contributo stanziato, RCS Mediagroup, da solo raccoglie il 16.14% del totale.
Ed ancora, se questo non bastasse, tra i primi undici per contributi erogati a loro favore figura la Panini. La casa editrice specializzata nella pubblicazione di figurine e fumetti è il terzo soggetto per contributo riconosciuto. Naturalmente non abbiamo nulla contro questa casa editrice, ma ci pare che abbia poco a che fare con «l’accesso all’informazione anche da parte di persone che vivono in zone remote e rurali dove la connettività e la copertura di banda larga spesso non sono sufficienti» che dovrebbe essere alla base dell’erogazione di tali contributi.
Sempre restando nel mondo delle figurine e dintorni, un altro soggetto che riceve un sostanzioso contributo è Gedis con più di 1,7 milioni a suo favore. Per tale editore valgono ovviamente le stesse considerazioni espresse per la Panini. A questo aggiungiamo che Gedis è un editore italiano di proprietà dello S.N.A.G. – Confcommercio, una delle tre più importanti associazioni di categoria dei rivenditori di giornali, secondo quanto riportato sul sito.
Se già ci pare peculiare, diciamo, che un sindacato degli edicolanti si trasformi in soggetto che fa business nelle edicole, senza che questo apporti un beneficio concreto agli edicolanti per quanto a noi noto, ci pare ancor più stravagante, per così dire, che tale soggetto riceva un importo che da solo rappresenta oltre un quinto [21.5%] del totale dei contributi erogati a favore delle edicole, e degli edicolanti, che dovrebbe rappresentare e tutelare.
Un possibile conflitto di interessi che ci pare presente anche nel caso di Editoriale Nazione, ramo editoriale di Monrif, che fa capo all’attuale Presidente della FIEG, e che pubblica alcuni quotidiani regionali, tra i quali il Resto del Carlino, e che raccoglie più di editori nazionali come Gedi o il Sole24Ore. Se a questo aggiungiamo che dunque un sindacato che dovrebbe tutelare gli edicolanti e la sua controparte, la FIEG, si trovano sotto lo stesso tetto, si completa il quadro delle stranezze.
Ma il vero sperpero di denaro pubblico è insito proprio nel premiare di fatto la disefficienza. Infatti, da un lato, come abbiamo visto, vengono erogati poco meno di 50 milioni di euro in sostegno della distribuzione e, dall’altro lato, non si rispetta la legge che prevede la tracciabilità delle vendite, diventata obbligatoria dal 31 dicembre 2017 e mai implementata e, soprattutto, non si investe per l’informatizzazione delle edicole. Altra legge in vigore da anni, e mai implementata nei fatti, che avrebbe un costo di gran lunga inferiore e che apporterebbe benefici ben superiori nell’efficientamento e la modernizzazione della filiera editoriale.
L’infografica sottostante fornisce il dettaglio degli importi a favore dei primi undici beneficiari del contributo statale. Speriamo di aver fatto luce su una della tante contraddizioni, ad essere generosi, dell’attuale sistema editoriale e dei contributi sperperati in suo favore.
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