Di recente l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni [AGCOM] ha pubblicato i dati dell’Osservatorio sulle Comunicazioni n. 3/2022. Al suo interno, tra i molti dati d’interesse, vi sono anche quelli relativi alle vendite di copie dei quotidiani, che abbiamo rielaborato.
Complessivamente le vendite di quotidiani passano dai 2,31 milioni nel giorno medio del primo semestre 2018 a 1,57 milioni nel primo semestre del 2022. Un calo del 32.2%. La flessione è invece del 9.2% rispetto al primo semestre del 2021.
Le copie cartacee passano da 2,13 milioni a 1,36 milioni. In calo del 36.1% rispetto al pari periodo del 2018 e del 9.8% rispetto al primo semestre 2021. Le copie digitali calano anche esse rispetto al primo semestre dell’anno scorso: – 5.3%. Crescono invece del 12.6% rispetto al 2018. Il peso delle copie digitali passa dal 8% nel primo semestre 2018 al 13.4% nel primo semestre 2022. Questo avviene non tanto per la crescita delle vendite di copie digitali, che come abbiamo visto è tutt’altro che vertiginosa, quanto per il calo delle copie cartacee.
A fronte di questo andamento generale, i top cinque quotidiani generalisti nazionali [Avvenire, Corriere della sera, Messaggero, La Repubblica, La Stampa] rispetto al 2018 calano del 36% per quanto riguarda le copie stampate e crescono del 18.3% nelle copie digitali. Rispetto al 2021 calano del 10.4% per le copie cartacee e del 5.8% per le copie digitali. Dunque, in cinque anni, sono andate perse nel giorno medio 242mila copie stampate e sono state guadagnate 14mila copie digitali. Un saldo negativo di 228mila copie ogni giorno, mediamente.
Gli altri quotidiani nazionali generalisti [Il Fatto quotidiano, Il Giornale, Libero, Il Manifesto, Il Tempo, La Verità], sul cartaceo, perdono un po’ meno in confronto al 2018 [ – 26.6%], ma di più rispetto al 2021 [ – 11.1%]. Sulle copie digitali invece crescono maggiormente in confronto al 2018 [+ 114.3%] e perdono meno rispetto al 2021 [- 2.7%] per le copie digitali. Ma si tratta comunque di numeri relativamente esigui. E infatti anche dalle nostre precedenti elaborazioni emerge che solamente 7 su 16 quotidiani nazionali, generalisti ed economici, vendono più di 5mila copie digitali nel giorno medio.
Il peggior andamento è quello dei quotidiani nazionali economici [Italia Oggi e Il Sole 24 Ore]. In questo caso infatti le vendite del cartaceo quasi di dimezzano [- 45.7%] rispetto al 2018, e anche le copie digitali calano del 32.4% rispetto a cinque anni fa.
Non va molto meglio per i quotidiani sportivi [Corriere dello Sport, Gazzetta dello Sport e Tuttosport] che, rispetto al 2018, perdono il 44.7% delle copie stampate e il 41.6% delle copie digitali.
Anche i “top 10” quotidiani locali [- L’Arena, Dolomiten, L’Eco di Bergamo, Il Gazzettino, Il Messaggero Veneto, Resto del Carlino, La Nazione, Il Secolo XIX, Il Tirreno, L’Unione Sarda e Il Tirreno] hanno poco di che sorridere. In confronto con il 2018 le copie stampate calano del 28.9%. Circa 7 punti percentuali meglio dei top cinque quotidiani generalisti nazionali. E crescono del 50.7% con le copie digitali.
Una tendenza negativa che pare confermata anche per il futuro. Infatti, secondo il report di PWC, “Entertainment & Media Outlook in Italy 2022-2026”, le copie di quotidiani di carta stampata passeranno da 1.480.000 nel giorno medio nel 2021 a 1.130.000 nel 2026. Pari ad una flessione del 23.6%. Mentre le copie digitali passeranno dalle 220mila del 2021 alle 226mila del 2026 [+ 2.7%]. Dunque nel complesso si prevede che le copie passino da un totale di 1.700.00 nel 2021 a 1.356.000. Ovvero ancora un quinto in meno [- 20.2%].
Se, come scrisse Il Sole24Ore esattamente dieci anni fa, la notizia della morte dei giornali di carta è fortemente esagerata, appare chiaro però che, in assenza di interventi radicali sul prodotto e sulle organizzazioni che lo realizzano, la loro estinzione pare solamente spostata più in là nel tempo.
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