DigitalMente

“DigitalMente”, rubrica settimanale che ogni venerdì prova a fornire spunti e appunti su digitale e dintorni, per riflettere a tutto campo su innovazione e digitale. Oggi abbiamo scelto di parlare di copie digitali dei quotidiani.

Accertamenti Diffusione Stampa [ADS] ha reso disponibili i dati delle vendite dei quotidiani a giugno 2022. Abbiamo isolato le vendite di copie digitali dei quotidiani nazionali o pluriregionali vendute ad almeno il 30% del prezzo di copertina della versione cartacea. I valori si riferiscono alle copie nel giorno medio.

La leadership è del Corriere della Sera, da inizio anno stabilmente al di sopra di Repubblica. Il quotidiano di via Solferino ha venduto poco meno di 36mila copie. Sostanzialmente stabile rispetto a maggio 2022 e in crescita del 2.96% in confronto a giugno 2021. Siamo comunque molto lontani dai 436 mila abbonamenti dichiarati da RCS Mediagroup nel bilancio di fine giugno di quest’anno, anche considerando le oltre 47mila copie digitali vendute ad un prezzo compreso tra il 10 e il 30 percento del quotidiano cartaceo.

Decisamente deludente la performance di Repubblica. Il quotidiano diretto da Molinari perde l’1.85% delle copie rispetto a maggio 2022. E ben il 29.40% in confronto a giugno 2021, registrando così la peggior performance tra i 16 quotidiani da noi presi in considerazione. Anche le copie digitali vendute ad un prezzo compreso tra il 10 e il 30 percento del quotidiano cartaceo sono circa un terzo di quelle del diretto rivale.

Molto negativa anche la performance dell’altro quotidiano nazionale del Gruppo GEDI: la Stampa. Il giornale diretto da Giannini lascia sul terreno il 3.74% del copie rispetto a maggio 2022 e addirittura il 14.56% rispetto a giugno 2021.

Il Sole24Ore conquista la medaglia di bronzo scavalcando il Fatto Quotidiano. Questo è dovuto più alla negatività dell’andamento del quotidiano diretto da Travaglio che non alla positività delle vendite di copie digitali del quotidiano di Confindustria, sostanzialmente stabile rispetto al mese precedente e in calo del 1.69% in confronto al mese corrispondente dell’anno precedente.  E infatti, secondo i dati di bilancio, i ricavi diffusionali del quotidiano digitale ammontano a 10,2 milioni di euro in calo rispetto al primo semestre 2021 [-0.5%].

Il Messaggero resta sopra le 6mila copie, in sostanziale stabilità rispetto al mese precedente e in calo del 11.38% in confronto a giugno 2021. Non va molto meglio a il Manifesto, che perde il 3.34% rispetto a maggio 2022 e il 7.77% rispetto a giugno 2021.

Tutti gli altri quotidiani da noi considerati vendono meno di 5mila copie digitali nel giorno medio. Sei di questi sono in calo rispetto a maggio 2021. E sono sempre sei quelli in calo rispetto a giugno 2021, come mostra l’infografica sottostante.

Insomma, mentre il NYTimes supera i 8,4 milioni di abbonati all’edizione digitale/online [+17.9%] e ora, fatto 100 il totale dei ricavi editoriali, il digitale pesa quasi due terzi del totale, appare evidente che nel nostro Paese le copie digitali non decollano.

Si tratta certamente di un problema di user experience, con  la replica digitale, come la definisce ADS, di difficile lettura da tablet e pressoché impossibile da smartphone, ma anche più in generale di un problema di credibilità e di fiducia. Due asset senza i quali è molto improbabile, diciamo, che gli editori di quotidiani riescano ad avere soddisfazione dall’ipotesi di ottenere ricavi significativi dalla vendita di contenuti editoriali digitali/online.

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