Sono stati diffusi i dati relativi agli investimenti pubblicitari per mezzo nei primi cinque mesi del 2022. Se si esclude dalla raccolta web la stima Nielsen sul search, social, classified e dei cosiddetti “Over The Top”, l’andamento nel periodo gen./mag. 2022 risulta flat 0% rispetto al pari periodo del 2021. invece in confronto con il periodo pre-pandemia sono andati persi 284 milioni di euro, pari ad un calo del 10.98%.
Gli investimenti pubblicitari sui quotidiani, a maggio sono cresciuti del 9.5% e il progressivo dei 5 mesi è positivo del 1.3% rispetto ai primi cinque mesi del 2021. In confronto con il 2019 invece il calo della raccolta pubblicitaria è del 21.4%. Ancora peggio i periodici che calano dell’ 11.2% [i 5 mesi chiudono a -4.3%]. Rispetto ai primi cinque mesi del 2019 il calo è di quasi la metà [- 45.6%] Cresce la Radio a maggio, +2% [i 5 mesi chiudono a 3.6%]. Anche in questo caso rispetto al 2019 il calo è del 23.3%.
L’infografica sottostante fornisce il dettaglio del trend degli investimenti per ciascun mezzo nei primi cinque mesi dell’anno dal 2019 al 2022. Ad esclusione del digitale la raccolta pubblicitaria di nessun mezzo è superiore, o pari, al periodo pre-pandemia.
Se questa è la situazione generale abbiamo realizzato un focus sugli investimenti pubblicitari televisivi elaborando il trend dei primi cinque mesi dell’anno dal 2018 al 2022.
La TV è in calo del 4.6% a maggio e del 3.7% nel periodo gen./mag. 2022. Nel singolo mese è cresciuta solo Discovery con un +5,4% mentre Mediaset ha perso l’1,9%, Rai -4,5%, La7 -10,4%, Sky -19%. Nei 5 mesi l’unica con segno positivo è sempre Discovery [+4,2%], Mediaset tiene [-0,3%], Rai perde il 4,9%, La7 -7,3%, Sky -18,7%.
Rispetto al pari periodo del 2018 sono andati persi 148 milioni di investimenti, ovvero l’8.6%. Mediaset perde il 7.2%. RAI l’11.5%. SKY il 18.9%. La7, che ha presentato ieri i palinsesti 2022/23, solamente l’1.4%.
Discovery invece è l’unico dei principali broadcaster che operano nel nostro Paese a crescere rispetto al periodo pre-pandemia. È del +3.8% il saldo rispetto ai primi cinque mesi del 2018.
In tutto questo bisogna però considerare che gli oligopolisti digitali globali non si sottopongono a nessuna misurazione certificata da parti terze, sia riguardo alla certificazione delle campagne sia riguardo alla misurazione degli investimenti. Dazn è stata bacchettata da Agcom a tal proposito. E di recente il Presidente degli investitori pubblicitari, Lorenzo Sassoli de Bianchi, tra le altre cose ha sottolineato che «Non si può stare sul mercato degli investimenti pubblicitari con ‘monete personali’, la moneta comune di scambio va condivisa in organismi di ricerca terzi e affidabili».
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