Verso la fine della scorsa settimana alcuni dei principali editori di quotidiani hanno pubblicato i bilanci relativi al primo trimestre di quest’anno. Li abbiamo raccolti ed elaborati per offrire una fotografia dello stato dell’informazione nel nostro Paese.
Per Cairo Communication i ricavi netti, detratte elisioni e non allocate, ovvero i ricavi generati da operazioni intercompany, sono stati pari a 232,6 milioni di euro. In crescita del 3.1% rispetto al pari periodo dell’anno precedente ma nettamente al di sotto di quelli che erano i ricavi nel periodo pre-pandemia.
I dati del settore concessionarie del 1° trimestre di quest’anno non sono comparabili con quelli del 2020, e del 2019 in quanto non includevano i risultati del ramo di azienda relativo alle attività di raccolta pubblicitaria per RCS, mentre rispetto al 2021 sono sostanzialmente stabili.
Continua il calo dei periodici. Per il settore editoriale televisivo [La7] leggero miglioramento anche se, stando ai dati Nielsen, la televisione del gruppo avrebbe perso il 5% rispetto ai primi tre mesi del 2021. La peggior performance di tutti broadcaster operativi in Italia ad esclusione di SKY.
Come mostra l’infografica sopra riportata la quota maggiore di ricavi del gruppo deriva da RCS Mediagroup che pesa il 78.9% del totale. A questo, che naturalmente ha pubblicato altrettanto il proprio bilancio trimestrale, abbiamo dedicato un approfondimento ad hoc.
Ancora una volta, complessivamente, i ricavi del gruppo, che includono quelli della spagnola Unidad Editorial, sono positivi rispetto al 2021 ma decisamente inferiori agli anni prima del covid. L’unico indicatore che è davvero positivo è il continuo calo dell’indebitamento finanziario.
I ricavi editoriali e diffusionali sono pari a 90,7 milioni [88,9 milioni nel primo trimestre 2021, ma 106 nel 1° trimestre del 2018]. L’incremento dei ricavi editoriali di Quotidiani Italia, pari a 2,5 milioni, riconducibile principalmente alla crescita dei ricavi diffusionali a mezzo stampa delle due testate [+0,9 milioni], dei ricavi dalla vendita di opere collaterali [+0,9 milioni], e dei ricavi da abbonamenti digitali, sia del Corriere della Sera sia de La Gazzetta dello Sport [per complessivi 0,6 milioni].
Nel commento ai dati si legge che a fine marzo la customer base totale attiva per il Corriere della Sera [digital edition, membership e msite] è risultata pari a 427 mila abbonamenti [Ne venivano dichiarati 384mila di abbonamenti a fine 2021]. La customer base dei prodotti pay Gazzetta [che include i prodotti G ALL, G+, GPRO e Magic] ha chiuso a fine marzo 2022 con 83 mila abbonamenti.
Se si considera che stando ai dati ADS le copie digitali del Corriere, vendute ad almeno il 30% del prezzo della versione cartacea, nel primo trimestre di quest’anno, si aggirano attorno alle 34mila copie e che quelle della Gazzetta sono circa 3mila, si capisce quanto aleatori, diciamo, siano tali dati. Del resto non a caso, contrariamente a quanto avviene con il bilancio, ad esempio, del NYTimes, non viene fornito alcun dettaglio se non, appunto, quello sopra riportato di un incremento di 600mila euro di ricavi da tale area di business.
Poca cosa dunque. D’altra parte anche a livello globale le cose non stanno molto diversamente. Infatti, secondo quanto viene riportato sono solamente 29 le testate giornalistiche in lingua inglese al mondo che hanno oltre 100.000 abbonati digitali.
La raccolta pubblicitaria complessiva sui mezzi online si attesta, nel primo trimestre del 2022, a 29,7 milioni, raggiungendo circa il 47.3% del totale dei ricavi pubblicitari. I ricavi diversi pari a 30,1 milioni si incrementano di 2,1 milioni rispetto al primo trimestre 2021. In flessione i ricavi diversi di Corporate e Altre attività, effetto principalmente riferibile al gruppo m-dis.
L’infografica sottostante fornisce il dettaglio per le principali aree di business di RCS Mediagroup dal primo trimestre 2018 a quello del 2022, evidenziando come sia i ricavi editoriali che quelli pubblicitari restino distanti da quelli pre-pandemia.
Positivo l’avvio del 2022 per il Gruppo Sole 24 Ore. Nel primo trimestre 2022 il Gruppo 24 ORE ha registrato ricavi consolidati pari a 47,3 milioni di euro. In crescita del 7,3% pari a +3,2 milioni di euro rispetto al pari periodo del 2021.
La ripresa dei ricavi però non è riconducibile a Publishing & Digital è l’area di business cui fanno capo il quotidiano Il Sole 24 ORE, i prodotti digitali collegati al quotidiano, i prodotti allegati al quotidiano, i periodici, i collaterali e il sito. Infatti i ricavi diffusionali ammontano complessivamente a 12,9 milioni. In calo di 0,6 milioni di euro [-4.6% rispetto al 31 marzo 2021].
In particolare, i ricavi diffusionali del quotidiano [carta + digitale] sono in diminuzione di 0,8 milioni di euro [-7.4%] rispetto al 31 marzo 2021, in cui erano pari a 11,1 milioni di euro. I ricavi diffusionali del quotidiano cartaceo ammontano a 5,5 milioni di euro [-12% verso lo stesso periodo del precedente esercizio]. I ricavi diffusionali del quotidiano digitale ammontano a 4,8 milioni di euro in calo rispetto al primo trimestre 2021 [-1.2%].
E i ricavi pubblicitari ammontano a 9,4 milioni di euro, in diminuzione di 0,4 milioni di euro. In calo del 37% rispetto al primo trimestre 2021.
L’area Servizi Professionali [che in precedenza era denominata tax & legal] è invece in costante crescita nel tempo. I ricavi da editoria elettronica sono pari a 10,8 milioni di euro in crescita di 0,2 milioni di euro [+2.1%] verso il primo trimestre 2021, in particolare grazie allo sviluppo dei ricavi delle banche dati.
In decisa ripresa anche la radio che chiude il primo trimestre 2022 con ricavi pari a 3,6 milioni di euro e si confronta con ricavi pari a 2,7 milioni di euro del pari periodo 2021 [+31.6%]. I ricavi pubblicitari dell’area Radio, comprensivi della raccolta sul mezzo radiofonico e del sito radio24.it, sono in crescita del 30.1% rispetto al primo trimestre del precedente esercizio.
24 ORE System, la concessionaria pubblicitaria del Gruppo mandataria anche di mezzi non propri, come ad esempio numerosi quotidiani esteri per quanto riguarda la carta stampata, e diverse testate all digital, come ad esempio Il Post per il digitale, chiude il primo trimestre 2022 con ricavi pari a 16,9 milioni di euro, in crescita del 6.6% rispetto allo stesso periodo del 2021.
Stando al piano industriale 2022 – 2025, rivisto al ribasso rispetto al precedente, ci si attende di chiudere il 2022 con ricavi complessivi per 216 milioni di euro. Obiettivo che alla luce dei risultati del 1° trimestre dell’anno appare ambizioso.
Vanno decisamente meno bene le cose per Monrif, che opera nel settore editoriale tramite Editoriale Nazionale S.r.l. [Il Resto del Carlino, la Nazione e Il Giorno] e nel settore pubblicitario con Società pubblicità editoriale e Digitale S.r.l. [SpeeD].
I ricavi editoriali si attestano a 17,9 milioni di euro rispetto ai circa 20 del primo trimestre 2021. In calo del 10.5%. I ricavi inerenti di copie cartacee sono pari a 17,2 milioni di euro. In calo del 12.5%.
Le vendite di copie digitali incrementano del 7.6% ma rappresentano ancora una frazione minima dei totale ricavi editoriali. Considerando che il totale ricavi editoriali comprende anche quelli derivanti dall’accordo con Google per l’utilizzo dei contenuti editoriali nel “sistema Google News” la situazione è ancora peggiore di quanto dicano i numeri.
I ricavi pubblicitari sono pari a circa 9,9 milioni di euro. In crescita del 2.7% rispetto al pari periodo dell’anno precedente, ma distanti dal periodo pre-pandemia. In particolare i ricavi pubblicitari derivanti dalla vendita di spazi sul cartaceo sono pari a 7,8 milioni di euro. In calo del 3.1% rispetto al 2021.
La raccolta pubblicitaria dei siti riconducibili a [news]brand Quotidiano Nazionale è di 1,9 milioni di euro. Con un incidenza del 19.2% sul totale dei ricavi pubblicitari, a perimetro omogeneo, crescono del 20.3%. L’unico segnale positivo.
Insomma per il gruppo editoriale riconducibile all’attuale Presidente della FIEG un avvio d’anno decisamente poco incoraggiante. E infatti, complessivamente, Monrif ha chiuso il primo trimestre con una perdita di 0,3 milioni rispetto ad un utile dopo le imposte di 1,5 milioni nel 2021.
Infine, come potrete facilmente constatare, rileviamo che ciascun editore pubblica il proprio bilancio in maniera “personalizzata”, diciamo. Non vi è uno standard comune e ognuno evidenzia, o meno, alcune voci a secondo del proprio tornaconto. Non ci pare buona cosa.
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