Dopo aver analizzato la, deludente, presenza su Twitter dei direttori delle principali testate d’informazione, abbiamo deciso di analizzare altrettanto la presenza su Twitter dei principali account dei maggiori newsbrand del nostro Paese.
Abbiamo dunque condotto una desk research sulla presenza su Twitter dei giornali del nostro Paese. Sono stati selezionati i primi venti account di testate giornalistiche sia di quelli che hanno una corrispondente versione cartacea che altrettanto di testate all digital.
La selezione delle testate è stata effettuata in base a quelli che sono i giornali con il maggior traffico, con il maggior numero di utenti giornalieri. Per tutti e venti i newsbrand sono stati analizzati gli ultimi 3.200 tweet di ciascuno di loro per avere un parametro omogeneo, anche se naturalmente in funzione del numero di tweet giornalieri l’arco temporale coperto varia.
I due parametri che abbiamo deciso di analizzare sono il numero medio di tweet giornalieri, per verificare la pressione promozionale sulla piattaforma di microblogging, e il tasso di risposta, la percentuale di risposta rispetto al numero di tweet effettuati. Emergono elementi che non esitiamo a definire sconvolgenti. Vediamo quali sono i principali.
La Repubblica è il quotidiano che effettua il maggior numero di tweet. Siamo ad una media di oltre 355 tweet/die. Sono 14.8 tweet all’ora. Ovvero un tweet circa ogni quattro minuti. Dato che, se si considera che naturalmente tra le 22:00 e le 05:00 il numero medio di tweet scende, in realtà nelle ore principali della giornata è ancora superiore.
Al secondo posto troviamo Affaritaliani con più di 228 tweet giornalieri, e in terza posizione la Stampa, sempre del Gruppo GEDI come Repubblica, a 200 tweet/die. Seguono via via gli altri.
Per contro quelli che twittano meno sono TPI, con soli 5 e passa tweet al giorno di media. Ma in questo caso è evidente che la testata all digital abbia scelto di non avere una presenza su questa piattaforma social visto che invece su Facebook si attesta mediamente a più di 61 post/die.
Troviamo poi il Manifesto, con una media di poco inferiore a 14 tweet al giorno, pari a circa un tweet ogni due ore, e Libero a poco meno di 37 tweet/die, ovvero circa 1.5 tweet all’ora.
Al di la del numero di tweet, c’è una cosa che accomuna tutte le testate: nessuna risponde alle persone. Su venti testate ben tredici hanno un tasso di risposta pari a zero. Le altre oscillano tra l’1% e il 7% de Il Post.
Entrando nel dettaglio però si vede come il 75.2% delle risposte del quotidiano diretto da Luca Sofri siano all’accont stesso del giornale. Per la precisione su 3.200 tweet analizzati 137 sono risposte, e di queste 103 sono all’account de Il Post. Lo stesso accade con Il Messaggero, ad esempio, che ha il 2% di tasso di risposta ma anche in questo caso si tratta di risposte a se stessi nella stragrande maggioranza dei casi [57 risposte su un totale di 62].
Non contenti della valanga di tweet con i quali inondano la piattaforma social in questione dei propri contenuti, anche quelle rare volte che si risponde nella sostanza lo si fa per rilanciare ulteriormente i propri articoli.
Insomma, anche su Twitter si replica sostanzialmente la politica [kind of] praticata su Facebook utilizzando anche Twitter come una discarica di link.
Appare ulteriormente chiaro, in caso di dubbi al riguardo, che per i newsbrand italiani i mercati non sono conversazioni. Sorprendersi che la fiducia nei confronti di giornali e giornalisti sia in costante calo e che, di riflesso, i conti, che devono essere talmente negativi da indurre molti editori a non pubblicare i dati di bilancio del terzo trimestre 2020, non tornano, è come andare a caccia di un fidanzato/a dopo non essersi lavati per un mese ed essere sorpresi di non trovarlo/a.
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