L’Editoria in Borsa nel 2020

Se l’andamento borsistico di un titolo nel breve periodo può anche non essere particolarmente significativo, a causa di speculazioni ed altri fenomeni, nel medio lungo periodo è sicuramente un indicatore dello stato di salute aziendale. Ecco che allora siamo andati a vedere la performance a un anno dei titoli del comparto editoriale.

Il FTSE MIB [Financial Times Stock Exchange Milano Indice di Borsa], il più significativo indice azionario della Borsa italiana, al 30 dicembre ha perduto il 6.51%. Per contro il FTSE Italia Media ha lasciato sul terreno ben il 23.24%.

Se già questo confronto non lascia dubbi entrando nel dettaglio dei titoli dei diversi gruppi editoriali si ha modo di completare e approfondire il panorama.

Meglio di tutti fa Caltagirone Editore, che dopo aver toccato il minimo all’inizio di novembre ha invertito la tendenza a dicembre, con anche  una sensibile crescita dei volumi di azioni scambiati, chiudendo l’anno con un calo del 11.82%. Secondo gli analisti è probabile l’avvio di una fase a volatilità elevata. Caltagirone, come altri editori, non ha ancora rilasciato i risultati del terzo trimestre del 2020, ma a fine giugno il risultato netto è stato negativo per 18.2 milioni di euro rispetto ad un positivo per 1.6 milioni euro al 30 Giugno 2019.

Per contro il peggior risultato è di Cairo Communication il cui titolo ha perso la bellezza, si fa per dire, del 54.92%. Al contrario di Caltagirone, Cairo Communication ha rilasciato i risultati del terzo trimestre. Risultati che vedono un calo dei ricavi di ben 217.3 milioni di euro rispetto ai primi nove mesi del 2019. Di questi ben 189.7 milioni di euro in meno sono a causa di RCS Mediagroup, il cui titolo infatti è uno dei peggiori del comparto e perde il 44.44% da inizio 2020.

Al di sotto del calo medio del FTSE Italia Media anche Il gruppo Sole24Ore il cui titolo registra un calo del 32.83%. Questo nonostante ricavi diffusionali in crescita rispetto al gennaio – settembre 2019. Evidentemente la sfiducia all’attuale direttore e le continuescintille” tra giornalisti e vertici aziendali pesano.

Il titolo di GEDI è andato in delisting ad agosto dopo l’OPA di Giano Holding, veicolo del gruppo Exor. Ma che il gruppo editoriale non abbia ancora pubblicato i risultati a settembre 2020, quando solitamente invece era il primo dei principali editori di quotidiani a farlo, non è certamente segnale di salute. E anche i numeri diffusi a fine anno sono estremamente vaghi. Molto difficile comunque ipotizzare un’inversione di tendenza significativa rispetto ad un primo semestre disastroso, anche per la svalutazione dei propri [news]brand.

L’infografica sotto riportata fornisce il dettaglio di tutti gli altri attori dell’editoria nostrana presi in esame. Dati che non lasciano spazio a dubbi su come il mercato e gli investitori giudichino il comparto e le sue prospettive.

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