“DigitalMente”, rubrica settimanale che ogni Venerdì prova a fornire spunti e appunti su digitale e dintorni, per riflettere a tutto campo su innovazione e digitale. Oggi abbiamo scelto di parlare Facebook ads.
In particolare abbiamo analizzato gli investimenti pubblicitari su Facebook, dal 23 Febbraio al 23 Marzo, da parte dei politici e dei partiti, per verificare chi e come in piena pandemia da coronavirus comunichi. Emergono aspetti d’interesse, e curiosità.
Il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, reso celebre in tutto il mondo per il video diffuso da Naomi Campbell, evidentemente non soddisfatto della notorietà raggiunta, anche se ha sempre puntato sul senso dello spettacolo, spende più di tutti gli altri “top spender” messi assieme.
Annunci che in tutte le varianti invitano a seguire la fanpage di De Luca e che infatti hanno fatto sì che sia diventato l’11esimo politico italiano più seguito, il primo tra i politici locali. E il secondo ad aver guadagnato più follower dall’inizio della crisi, dopo il premier Giuseppe Conte: +330mila fan.
Renzi, che è secondo per livello di investimento, tra i diversi annunci, tra personal branding e proclami di vario genere, piazza anche un post sponsorizzato in cui si schiera chiaramente in difesa di Berlusconi, allocando attorno al 4% del budget investito negli ultimi trenta giorni a sostegno del suo amico/nemico.
Agli investimenti di Renzi si aggiungono anche quelli di Italia Viva, con il post sponsorizzato attivo in questo momento che comunque è un video di Renzi stesso, e contiene un buon numero di strafalcioni nel testo e una costruzione grammaticale da brividi, diciamo.
Anna Maria Bernini, medaglia di bronzo per investimenti in Facebook ads, invece si dibatte tra coronavirus e rappresentazione di sè, propendendo maggiormente per questo secondo aspetto, almeno stando al numero di annunci che la ritraggono “in bella posa”.
Infine, “il dissidente”, Luigi Paragone ha investito poco meno di 4mila euro nell’ultimo mese per sparare contro tutto e tutti, con “rivelazioni” che nello stile, se così possiamo chiamarlo, ricordano quando esercitava la professione di giornalista, o meglio di conduttore televisivo.
Insomma, mentre di moltiplicano gli appelli all’unità nazionale, e complessivamente i toni apparentemente si smorzano rispetto a prima della diffusione della pandemia, nel mezzo di una crisi sanitaria c’è chi diffonde disinformazione, e chi continua a badare più a se stesso che ad altro.
Come scrive il vicedirettore de Il Post, ci ricorderemo anche di quelli che nel mezzo di questa catastrofe hanno approfittato del servizio di un TG del 2015 per fare terrorismo e dire baggianate a persone chiuse in casa da venti giorni, spaventate e ferite. E più in generale gli italiani sapranno certamente giudicare stili di comunicazione e priorità, come stanno già facendo naturalmente, stando ai dati di Edelman relativi al vissuto nei confronti di media e politici rispetto a coronavirus e fiducia. L’infografica sottostante fornisce il dettaglio dei “top10” spender negli ultimi trenta giorni.
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