Dai dati relativi ai lettori di quotidiani, presentati la settimana scorsa, emergeva un quadro che definire a tinte fosche è un eufemismo. Abbiamo dunque deciso di approfondire, selezionando solamente i lettori di giornali giovani, di età compresa tra 15 e 24 anni.
La fotografia che ne esce, dal trend di coloro della fascia di età considerata, che leggono un giornale, di carta almeno una volta alla settimana, è drammatica. Infatti, dal 2001 al 2018, gli individui di età compresa tra 15 e 17 anni passano dal 49% al 18%, quella di chi ha tra 18 e 19 anni cala dal 58% al 23%, e quella di coloro tra 20 e 24 anni si riduce dal 66.1% al 28.1%.
Se si esaminano coloro che leggono un giornale, cartaceo, almeno cinque volte alla settimana, così come si verifica più in generale per tutte le classi di età, la situazione migliora, ma resta decisamente preoccupante, a dir poco. Infatti, in questo caso, dal 2001 al 2018, gli individui di età compresa tra 15 e 17 anni passano dal 16.5% del 2001 al 12.4% del 2018, quella di chi ha tra 18 e 19 anni cala dal 23.3% al 13.1%, e quella di coloro tra 20 e 24 anni si contrae dal 30.8% al 18.5%.
Situazione che migliora di poco anche per quanto riguarda le news online, con l’Italia che è ultima nella UE28 in tal senso, e con ancora una volta i giovani di età compresa tra 15 e 24 anni, anche se i dati non sono direttamente paragonabili per alcune differenze nei parametri della rilevazione, che segnano una penetrazione nella lettura di news online che è inferiore a tutti gli altri Paesi dell’Unione Europea, a fine 2018.
Nella legge di bilancio 2020, tra le norme approvate in materia di editoria, vi sono tre articoli di legge specificatamente dedicati a giovani e lettura di quotidiani, ed un quarto che ne definisce il livello di sostegno economico da parte dello Stato:
- Art.389 – A decorrere dall’anno 2020, alle istituzioni scolastiche statali e paritarie di ogni ordine e grado, che acquistano uno o più abbonamenti a periodici e riviste scientifiche e di settore, anche in formato digitale, è attribuito, previa istanza diretta al Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri, un contributo fino al 90 per cento della spesa. Con decreto del capo del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri è emanato annualmente il bando per l’assegnazione del contributo di cui al presente comma, sulla base dei criteri stabiliti dal decreto di cui al comma 392.
- Art. 390 – A decorrere dall’anno 2020, alle istituzioni scolastiche statali e paritarie che adottano programmi per la promozione della lettura critica e l’educazione ai contenuti informativi, nell’ambito dei piani per l’offerta formativa rivolti ai frequentanti la scuola secondaria di primo grado, è attribuito, previa istanza diretta al Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri, un contributo fino al 90 per cento della spesa per l’acquisto di uno o più abbonamenti a quotidiani, periodici e riviste scientifiche e di settore, anche in formato digitale. Con decreto del capo del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri è emanato annualmente il bando per l’assegnazione del contributo di cui al presente comma, sulla base dei criteri stabiliti dal decreto di cui al comma 392.
- Art. 391 – A decorrere dall’anno scolastico 2020/2021, gli studenti censiti nell’Anagrafe nazionale studenti frequentanti le scuole secondarie di secondo grado statali e paritarie che partecipano a programmi per la promozione della lettura critica e l’educazione ai contenuti informativi nell’ambito dell’istituzione scolastica di appartenenza possono concorrere, per il tramite delle medesime istituzioni scolastiche, all’assegnazione di un contributo per l’acquisto di abbonamenti a quotidiani o periodici, anche in formato digitale, accessibile mediante piattaforma di erogazione voucher in forma virtuale associata alla Carta dello Studente « IoStudio », di cui all’articolo 10 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 63, secondo le modalità e i limiti di importo stabiliti dal decreto di cui al comma 392. I contributi previsti dal presente comma non costituiscono reddito imponibile e non rilevano ai fini del computo del valore dell’indicatore della situazione economica equivalente. In via sperimentale, per il primo anno scolastico di applicazione, i contributi di cui al presente comma sono destinati agli studenti frequentanti la prima classe della scuola secondaria di secondo grado.
- Art 392 – I contributi di cui ai commi 389, 390 e 391 sono concessi per un importo complessivo non superiore a 20 milioni di euro annui a decorrere dal 2020, stabilito annualmente con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all’articolo 1, comma 6, della legge 26 ottobre 2016, n. 198, nell’ambito delle risorse del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, di cui all’articolo 1 della legge n. 198 del 2016, destinate agli interventi di competenza della Presidenza del Consiglio dei ministri. Per le finalità di cui ai commi 389, 390 e 391, il predetto Fondo è incrementato di 20 milioni di euro annui a decorrere dal 2020. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri o del Sottosegretario con delega all’informazione e all’editoria, di concerto con il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti i criteri per l’accesso ai contributi di cui ai commi 389, 390 e 391, nonché i criteri per l’individuazione annuale della platea degli aventi diritto ai contributi di cui al comma 391, anche con riferimento al monitoraggio e al rispetto del limite di spesa.
Inoltre, stando a quanto viene riportato, sarebbe stato esteso all’acquisto di quotidiani il bonus cultura per i diciottenni, il cosiddetto “18 App”, anche se non siamo riusciti a trovarne traccia nella succitata legge di bilancio, e neppure sul sito dedicato, che è aggiornato a fine 2019. Immaginiamo che si tratti di un provvedimento che verrà inserito quando verrano emanati i relativi decreti legge attuativi.
Comunque sia, in attesa di una riforma organica, che il Sottosegretario Martella ha voluto definire “editoria 5.0”, si tratta di provvedimenti tampone che difficilmente potranno sortire effetto, se non quello eventualmente di sottrarre ulteriormente vendite alle edicole, già allo stremo, come abbiamo ampiamente documentato nel tempo. Non a caso, stando agli analisti di PWC, il futuro dei giornali in Italia è più nero che altrove.
Venga perseguita con la massima urgenza l’informatizzazione delle edicole, che oltre a consentire saving per milioni di euro sui resi, ed evitare le tante “micro-rotture” di stock che quotidianamente si verificano creando un danno economico e di immagine, consentirebbe, finalmente, di conoscere i lettori, implementare attività e servizi di marketing a partire, banalmente, dalla realizzazione di fidelity card, e molto altro ancora, come abbiamo scritto più volte in questi spazi.
Infatti, l’informatizzazione delle edicole agevola la possibilità di sondaggi, di ricerche su argomenti ad hoc e favorisce l’implementazione di servizi a partire, per citarne almeno uno, dalla raccolta di dati sul lettore, attraverso delle card appunto, sia mono editore che pluri editore, sulla falsariga di quelle da tempo utilizzate dalla grande distribuzione organizzata, che consentano di profilare l’offerta editoriale e pubblicitaria, che permettano di raccogliere informazioni sul lettore ed avviare programmi di fidelizzazione nel canale edicole.
Allo stesso tempo, invece di sperperare denari con inutili restlyling del prodotto cartaceo, come [di]mostrano, anche, i dati di questi giorni, si lavori con altrettanta determinazione e urgenza, ai temi trattati, il linguaggio utilizzato, e il prodotto giornale nel suo complesso, che così come vengono concepiti e declinati attualmente è evidente che non interessino i giovani. Il legislatore introduca agevolazioni ed incentivi in tal senso invece di favorire ulteriormente la liberalizzazione della distribuzione, come continua a chiedere la Federazione Italiana Editori Giornali, seppur il processo di liberalizzazione non abbia portato alcun vantaggio, anzi, come dimostrano i dati di vendita dei giornali, che sono cosa ben diversa dal lettorato.
Tutto questo venga integrato con una profonda revisione dei criteri di produzione dell’informazione, che non soddisfano gli italiani, e men che meno i giovani ancora una volta, intervenendo sulla questione della fiducia e della professionalità , che sono sono assolutamente centrali, e vanno affrontati seriamente hic et nunc per [ri]dare un senso alla “qualità” di giornali e giornalismo.
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