Il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della presidenza del Consiglio dei Ministri ha pubblicato gli elenchi delle imprese e delle associazioni editrici di quotidiani e periodici a cui sono stati erogati i contributi diretti alla stampa per l’anno 2018.
Sono esattamente cento le imprese editoriali che hanno avuto diritto ad avere un contributo dello Stato. Non mancano i motivi di interesse relativamente ai dati rilasciati alla fine della scorsa settimana. In particolare, rispetto agli anni precedenti, si nota come finalmente si sia iniziato a fare pulizia di “furbetti”.
Le testate per le quali il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria ha valutato la non idoneità ad essere finanziate sono diverse. Il Foglio, una della tante testate che ha giocato per anni nelle pieghe legislative per ottenere contributi ai quali di fatto non avrebbe avuto diritto, finalmente, non figura tra quelle che hanno avuto contributi diretti nel 2018.
Oltre al quotidiano diretto da Cerasa, altra testata assente è Italia Oggi, che negli anni precedenti figurava sempre tra i primi dieci quotidiani per importo finanziato, e che ora, appunto, invece è stata esclusa, giustamente, anche se pare che qualcuno, purtroppo, stia cercando di tornare ad inserirla tra le aventi diritto sostenendo la necessità di «sanare la disparità esistente nel settore, consentendo agli editori di quotidiani e periodici partecipati da società quotate in misura minoritaria di fruire del contributo». Intervento che ci auguriamo vivamente non abbia luogo.
Dall’altro lato, tra quelle che invece hanno ottenuto i finanziamenti, sono tre gli elementi di spicco emergenti dai dati. Il primo è che, purtroppo, Libero ha ricevuto sostanziosi contributi anche nel 2018, nonostante sia chiaro che questo avviene grazie ad un escamotage, e la proprietà sia a processo proprio per i contributi pubblici percepiti tra il 2006 e il 2007 per i quotidiani Libero, e il Riformista, ora passato di mano, come noto.
Il secondo è il balzo di Dolomiten che quintuplica circa rispetto agli anni passati i contributi ricevuti, e diventa addirittura il primo quotidiano per importo ricevuto. Considerando che il gruppo editoriale proprietario della testata controlla anche tutti gli altri quotidiani della regione questa non è certamente una buona notizia per il pluralismo che i finanziamenti, in linea di principio, dovrebbero sostenere.
Il terzo aspetto è che su cento testate le prime dieci assorbono più della metà del totale dei contributi erogati, e che le prime tre: Dolomiten, appunto, Avvenire, e Libero, da sole raccolgono oltre un quarto del totale dei finanziamenti diretti. Anche in questo caso, una tale concentrazione di risorse non ci pare esattamente una buona nuova per il pluralismo, diciamo.
Per quanto riguarda il futuro, nel testo della legge di bilancio approvata al Senato l’articolo 394 recita: «In previsione di una revisione organica della normativa a tutela del pluralismo dell’informazione, che tenga conto anche delle nuove modalità di fruizione dell’informazione da parte dei cittadini, tutti i termini di cui all’articolo 1, comma 810, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, sono differiti di dodici mesi. Sono conseguentemente differite le riduzioni applicabili alla contribuzione diretta, di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70». Che tradotto significa che le progressive riduzioni dei contributi che erano state approvate dal precedente Governo vengono al momento “congelate” in attesa di disposizioni specifiche al riguardo, anche se le dichiarazioni programmatiche dell’attuale Sottosegretario lasciano facilmente comprendere quale sia la strada che si intende intraprendere.
Sul tema, come abbiamo già avuto modo di dire, non c’è da inventare nulla sul tema, basta banalmente rifarsi ai criteri di accesso ai contributi per le radio e le televisioni locali stabiliti dal d.P.R. 146 del 2017, attualmente in vigore, che tra le altre cose prevedono che i contributi vadano a quelle emittenti che non trasmettono più del 10 per cento di pubblicità per ogni ora di diffusione, e riprenderli stabilendo tra i criteri quello di finanziamento crescente al diminuire dell’affollamento pubblicitario, e magari anche un bonus su finanziamento dei cittadini, dove, per esempio, se un dato numero di cittadini gira il suo otto per mille a favore di un quotidiano c’e un ulteriore bonus in termini di contributi.
L’infografica sottostante fornisce il dettaglio dei contributi 2018 ricevuti dalla prime dieci testate per livello di contributi erogati a loro favore.
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