Sono giorno caldi, anzi caldissimi, per l’Italia, e al momento della redazione di questo articolo ancora non sappiamo se avremo un governo formato dall’alleanza tra M5S e PD, o se invece, in data da destinarsi, andremo al voto, o, meno probabilmente, verranno adottate altre soluzioni transitorie.
Di fatto, da quando l’8 Agosto scorso Salvini ha aperto la crisi di governo, fiumi di inchiostro, exabyte, e ore di video, ci hanno raccontato minuto per minuto l’evolversi della situazione, e in qualche caso, come dice l’amica sociologa Sara Bentivegna, è diventata una vera fatica districarsi tra telegiornali, dirette Facebook e #MatteoRisponde, per seguire la crisi di governo tra media tradizionali e social media.
Ecco che allora abbiamo ritenuto potesse essere importante dare, come d’abitudine, la parola ai dati, per provare a capire quanto tutto questo interessi agli italiani.
Per farlo siamo andati a recuperare gli ultimi dati Istat disponibili relativi alla partecipazione politica degli italiani. Dati che purtroppo non forniscono il dettaglio sulla partecipazione online, che però può essere ricavata grazie al 52° Rapporto sulla situazione sociale del Paese di Censis, ma che comunque forniscono un quadro della situazione di assoluto interesse.
Poco più di un quarto degli italiani [27.2%] si informa tutti i giorni di politica, mentre sono esattamente il 25% coloro, di età superiore ai 14 anni, che non lo fanno mai. Tra chi non si informa mai di politica regna il disinteresse per il tema, ma anche la sfiducia nella politica. Un fenomeno che riguarda in particolare i giovani che, per chi ha tra 14 e 17 anni, non si informa mai di politica nel 52.1% dei casi [32.9% 18-19enni], e si dichiarano non interessati nel 76% dei casi [70.4% 18-19enni].
Tra coloro che si informano di politica, con le frequenze che l’infografica sopra riportata dettaglia, naturalmente sono i telegiornali a regnare sovrani, seguiti, a grande distanza dai quotidiani, e dalla radio, per stare ai media tradizionali.
Al riguardo è interessante notare come gli amici siano una fonte d’informazione di assoluta rilevanza, complessivamente superiore alla radio, e addirittura la principale, seconda solo ai TG, per i giovani [43.9% per chi ha tra 14 e 17 anni, e addirittura 56.8% per 18-19enni]. Se si sommano amici, parenti, colleghi di lavoro, e conoscenti si capisce come, ancora una volta, la comunicazione tra pari sia un veicolo di assoluta rilevanza anche in ambito politico, e dunque di riflesso quale sia la rilevanza dei social in tal senso, e quanto poco abbiano fatto, sin qui, leader e partiti politici più in generale.
Non a caso, tra le fonti d’informazione relativamente alla politica, paradossalmente, organizzazioni politiche e sindacali sono fanalino di coda, ben distanti dal resto. Altro elemento di riflessione, e possibilimente di [re]azione.
Restano comunque prevalenti coloro che non parlano mai di politica, con circa un terzo [31.3%] della popolazione maggiore di 14 anni che dichiara di non parlare mai di politica. Solo l’8.5% invece ne parla tutti i giorni. Fenomeno che ancora una volta si acuisce tra i giovani, con solo il 2% di coloro che hanno tra 14 e 17 anni che parlano tutti i giorni di politica, contro il 12.1% dei baby boomers, e il 13.1% degli anziani.
Dati che la dicono lunga sia sulla distanza dell’informazione dal paese reale che, ancora una volta, su quanto i partiti possano, debbano, fare al riguardo, anche se pare che qualcuno, notoriamente scaltro, ci sia arrivato.
Se a parlare di politica sono relativamente in pochi, ancora meno lo sono ovviamente coloro che partecipano attivamente. Infatti solo il 18.7% ha ascoltato un dibatto politico, e una quota decisamente risibile degli italiani ha partecipato a un comizio o a un corteo, con solamente l’1.5% che ha svolto attività gratuita per un partito.
Dato quest’ultimo, che per inciso, con buona pace delle facili ironie, è in linea per quanto riguarda l’incidenza tra il numero assoluto di votanti per il Movimento Cinque Stelle alle europee 2019 e coloro che hanno confermato Di Maio capo politico attraverso la piattaforma Rousseau pochi giorni dopo. E che ben si inserisce nel dibattito tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta, ma che comunque traccia un quadro preciso della distanza tra la partecipazione attiva alla politica, drammaticamente soprattutto tra i giovani, come abbiamo visto, e i partiti politici e la rappresentazione che ne fa troppo spesso l’informazione.
Speriamo vivamente che l’aver portato l’attenzione su questi dati, una volta superata, quale che sarà il risultato, l’attuale crisi di governo, possa [ri]portare il dibattito laddove è necessario che sia: sulla distanza tra giovani e politica, e più in generale tra politica, informazione, e cittadini, poichè è chiaro che senza la partecipazione delle persone la politica non è buona politica, a prescidere dalle posizioni individuali.
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