Da qualche tempo, il menu mainstream della comunicazione offre come pietanze di giornata il brand che fa il politico e il politico che fa il brand. In queste brevi note, si è già detto qualcosa, con il supporto di qualche esempio, sia dell’uno che dell’altro caso. In questo giorni, uno chef ritenuto abile nel secondo dei compiti citati, ha offerto ai commensali della sempre aperta cucina mediatica un altro alimento a lenta digestione. La grande abbuffata è stata generata dalle repliche agostane di un perenne reale-immaginario Sono apparso alla Madonna [in questo caso redux].
Lo chef in questione è l’attuale ministro dell’Interno. Le sue prestazioni social dell’ultimo periodo, da quando per intendersi si è aperta [ancora, sui media] la crisi del governo in carica, è stata già oggetto di un’analisi di DataMediaHub. La “crisi” ha d’altronde repentinamente mutato il comportamento online dei due “alleati”, sia a livello individuale che collettivo, con alcune interessanti conseguenze che già emergono: per esempio,
(I) I rituali di degradazione reciproci in atto, via hashtag;
(II) Una degradazione del sentiment nelle conversazioni che riguardano il ministro, su temi però su cui quest’ultimo non esercita, né potrebbe farlo senza pagare dazio, il priming, come invece avveniva fino a qualche ora prima del bisticcio. Segnali deboli, finanche effimeri forse. Nella narrazione dell’ex alleato del ministro manca infatti più di qualche elemento per definire un frame coerente ed efficace che orienti l’interpretazione dei “lettori”, sia localmente [la “crisi”] che globalmente [la percezione dell’agire del ministro] e possa fare da perno a un’evoluzione del consenso. Questi difetti si osservano ormai da tempo e rischiano di farsi, se non è già avvenuto, dei difetti di struttura, che sarebbe arduo sanare sul piano cognitivo ed emotivo. Ne vedremo qualcuno in una prossima nota sul racconto e le conversazioni generate dal caso SeaWatch.
Si diceva, qui si discute delle [rarissime] apparizioni della vergine nell’agone politico. Questa e altre manifestazioni del ministro suddetto hanno dato la stura a molti commenti in cui si sottolineava, tra le altre cose, il suo tentativo di apparire una persona qualunque o, per tradurre in termini di posizionamento semantico, come non-politico.
Va detto: sono, queste, valutazioni impressionistiche. A una verifica empirica, è più volte risultato come non sia questo il motivo, né a fortiori l’effetto, di queste operazioni. Il Politico è percepito come Politico, in qualsiasi caso. Lo si è più volte visto, lavorando per contrasto, in quelle occasioni in cui il Politico, anche quello in questione, si è mostrato troppo assertivo, quando non iussivo, su temi che non pertenevano, appunto, alla sfera diremmo tradizionale della politica.
Le dichiarazioni su temi [e i comportamenti in situazioni] che esulano da questo campo [non i provvedimenti, gli atti, le dichiarazioni programmatiche, per intenderci, ma le esplorazioni dei domini pop, musica, sport, gastronomia, e via elencando] sono, nell’attuale panorama della politica mediatizzata, la manifestazione attuale del vero programma “politico”. Saranno quei comportamenti e quelle dichiarazioni, o meglio i valori etici ed estetici a essi immanenti, che il “pubblico” valuterà, esercitando su di essi la propria sanzione cognitiva ed emotiva.
Nel caso della vergine, a quanto appena detto va aggiunto il caso di scuola di alterazione dell’ambiente informativo, in cui il ministro ha dimostrato di poter vantare ottime competenze [di politica pop e diversioni si è detto qui]. “Bring up irrelevant issues as frequently as possible”, recitava già nel 1944 un asciutto manuale di sabotaggio.
Certo, come si sa, un buon programma narrativo per passare dallo stato potenziale a quello attuale ha bisogno di un destinatario “competente”, ben disposto, di fatto, a farsi recettore, o addirittura adiuvante, di quel tipo di “messaggio”. In questo come in altri casi, l’aiuto giunge addirittura da avversari nominali del Nostro, politici o leader di opinione. Il ministro fornisce loro qualche ago di pino e questi [e non solo questi], sospinti macchinalmente dalle “costrizioni” delle piattaforme sociali e non, fanno partire la ridda, generando l’incendio.
Se questo fa, forse, bene al capitale reputazionale e semantico di quegli attori, non è chiaro quanto invece possa essere efficace per generare consenso su determinati temi e istanze, o fare da supporto a validi rituali di degradazione dell’avversario. Si ha l’impressione che costoro necessiterebbero oggi, se mai fosse possibile nelle condizioni correnti [e probabilmente non lo è], del loro Roderigo di Castiglia, che enunci: «Solo dopo una adesione e penetrazione profonda, che abbia come punto di partenza, come in tutte le cose serie, anche la modestia, il contributo personale è possibile».
Le dichiarazioni e i comportamenti dei politici, soprattutto quando offerti in maniera “disintermediata” [di fatto un ossimoro] sulle piattaforme social sono pervasivamente indagate in modo meccanico: vengono rilevate le interazioni, i volumi, il sentiment, le “emozioni” generate.
Minore, se non scarsa, attenzione è invece dedicata, ancora oggi [nonostante le dichiarazioni di principio], all’approccio interpretativo, che si ponga come obiettivo una rigorosa “analisi delle ricezioni” [conversazioni ed esperienze], che ponga insomma orecchio all’orecchio [che mai come oggi ha preso voce]. Si ha però l’impressione, che senza interpretazione il dato meccanico resti sterile, almeno quando l’obiettivo è di tipo strategico [rilevazione delle opinioni, del percepito, dei frame e organizzazione conseguente dei contenuti] e non semplicemente tecnico.
Nel caso in oggetto, a conferma dell’effetto diversivo di cui si diceva [ve ne è anche uno squisitamente narrativo, che pertiene a un frame della salvazione, di cui però non è qui il caso], a fronte della conversazione ampia che ha generato, si rintracciano solo due post esplicitamente dedicati dal ministro alla vergine su Twitter, e addirittura uno su Facebook. La prima citazione, del 18 Maggio, è parte del discorso tenuto durante un comizio della campagna elettorale per le elezioni europee. La seconda citazione, difforme [anche linguisticamente] e offerta in forma di meme, è del 5 Agosto.
Si proverà ora a collocare quelle menzioni in un contesto più largo. Se su Facebook si guarda all’andamento delle interazioni sulla pagina fan del ministro durante l’ultimo anno trascorso, appaiono 1.083 post. Una media di 2 al giorno, con un cambio radicale nel comportamento dal 19 Luglio in avanti, in cui non si contano mai meno di 10 post giornalieri [neppure durante la campagna elettorale per le europee si era tenuta questa media]. 18.845.130 i like raccolti. 22.771.000 circa le reazioni generate. 6.718.000 i commenti. 4.315.000 le condivisioni.
Il 18 Maggio 2019 [la data del comizio in cui viene fatta la prima menzione dell’elemento in oggetto], 7 post producono 136.318 like, 175.396 reazioni, 91.307 commenti e 33.121 condivisioni. Dunque, una media di 19.474 like per post, superiore alla media di 17.400 per post che caratterizza tutto l’arco considerato. La media dei commenti per post è di 13.043, il doppio rispetto alla media di 6.203 circa che caratterizza il periodo. Le reazioni sono 91.307, 13.043 per post, inferiore [e di molto] alla media annuale. Infine, le condivisioni sono 33.121, 4.731 per post, in linea con i 3.984 della media “stagionale”.
Il post del 05/08/2019 è un fototesto, e qui la menzione è però esplicita [nel caso del 18 Maggio bisognava rintracciarla nel video accluso a uno dei 7 post di cui si diceva): vi è una brevissima didascalia, con emoji, e una “foto”. Si badi: su 1.083 post, quelli che contengono delle foto sono 146. La media dei like raccolti da questo tipo di elemento è di oltre 22.000 per post, quindi ben oltre quella “generale”. La media dei commenti è di circa 6.300 per post. Nello specifico, il post del 5 agosto produce 32.630 like, 12.324 commenti, 40.948 reazioni, di cui 5.896 love e 2.134 haha.
Ora, se dai 1.083 posti si ricava la word cloud [nell’immagine], che comunque nulla dice senza un’analisi semiologica puntuale dei sintagmi nei vari contesti di occorrenza, ci si accorge per contrasto del ruolo di legacy media e avversari nel felice compimento della tattica diversiva. Di suo, il canale sarebbe caratterizzato da una modalità comunicativa di tipo innanzitutto fatico: diretta, amici, seguitemi, Italia, italiani, lega, sono gli item lessicali più frequenti. Solo nel secondo blocco, in ordine di frequenza, compaiono alcuni item dalla maggiore [e virtuale a questo stadio dell’osservazione] forza perlocutoria: sicurezza, e ordine.
Se si sposta lo sguardo a quanto accaduto su Twitter, gli indizi in tal senso aumentano. Il tweet del 18/5 ha generato 495 interazioni “dirette”. Il maggior numero di like e rt’s, e risposte, spetta [e di gran lunga: 12.235 e 2.166], a un tweet di un rappresentante di spicco [un opinion leader si direbbe] di un partito di opposizione. A seguire, molte altre risposte ironiche e canzonatorie.
Lo stesso avviene il 5 Agosto. In questa occasione, le interazioni che generano maggiori volumi di rt’s e like non sono di politici direttamente riferibili all’opposizione, ma a degli opinion leader di, si direbbe, orientamenti politici e ideali contrari a quelli del ministro. Questi sono ovviamente liberissimi di interagire con chi pare a loro, nei modi che ritengono più opportuni. Se intesa in termini strategici, però, è affare diverso, forse, farne il faro dell’agire antagonista.
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