Le copie rese nei quotidiani italiani: 2008-2018

Dopo aver analizzato nel loro complesso le vendite dei quotidiani italiani nel periodo 2008-2018, prendiamo in considerazione un parametro particolarmente importante per capire lo stato di salute di questa industria: le copie rese.

Qual è il volume complessivo delle copie rese?

Nel 2008 l’industria dei quotidiani (i dati sono riferiti al complesso dei quotidiani censiti e certificati da Ads) aveva una resa pari a 667 milioni di copie su una tiratura complessiva di 1,78 miliardi di copie. Nel 2018 il volume annuo delle copie rese è sceso a 425 milioni di copie a fronte di una tiratura complessiva di 1,21 miliardi di copie.


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Per dare un ordine di grandezza diverso, il volume giornaliero medio della resa dell’intero aggregato era, nel 2008, di 1,85 milioni di copie (con una tiratura di 7,48 milioni di copie e circa 5 milioni di copie vendute) mentre nel 2018 la resa complessiva di tutti i quotidiani nel giorno medio è stata di 1,18 milioni di copie (su una tiratura di 3,38 milioni di copie e 2,32 milioni di copie vendute comprese le copie digitali).

C’è un primo dato da rilevare: le copie rese calano, e questo è abbastanza ovvio vista la flessione complessiva delle vendite e di conseguenza dei volumi di copie stampate, ma lo fanno ad una velocità nettamente inferiore alla tiratura complessiva. La differenza tra 2008 e 2018 dei volumi di resa è infatti rappresentata da un -36% mentre la flessione dei volumi di tiratura è, nello stesso periodo, molto più evidente: -53%.

Guardiamo adesso il dato relativo alle copie vendute, il “totale vendita” che per Ads rappresenta il numero delle copie vendute tramite i canali di legge e gli abbonamenti (stiamo parlando quindi solo di copie cartacee). Il volume complessivo annuo delle vendite dei quotidiani è passato tra 2008 e 2018 dai 1,78 miliardi ai 766 milioni di copie, con una flessione complessiva del 57%.

È un dato che ci dice quanto il sistema sia sempre più in sofferenza: le copie “tirate” e quelle vendute calano, in questi dieci anni, di oltre la metà mentre quelle rese solamente poco più di un terzo.

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Guardiamo più nel dettaglio questi dati confrontandoli tra di loro: il peso dei volumi di copie rese sulla tiratura complessiva nel 2008 era pari al 25% mentre nel 2018 – dopo una crescita costante – raggiunge il 35%. Una differenza di ben dieci punti percentuali. Di segno opposto invece il peso delle copie vendute (il “totale pagata” a cui abbiamo già fatto riferimento) sulla tiratura: nello stesso periodo questo valore ha una flessione dal 66% al 63%.

La resa si mangia quindi una quota sempre maggiore del totale e, di conseguenza, anche il margine tra copie rese e copie vendute diminuisce: nel 2008 il rapporto tra resa e vendita era del 37% mentre nel 2018 ha raggiunto il 55%. Una crescita di 18 punti percentuali. Numeri che si commentano da soli, la crescita costante del peso della resa in questo decennio evidenza gravi inefficienze nel sistema produttivo e soprattutto distributivo e il conseguente spreco enorme di risorse.

Proviamo a guardare ai dati delle singole testate, in particolare quelli delle principali testate nazionali. Se la resa media in termini di copie è in calo per tutte le testate (ma anche qui nessuna sorpresa vista la loro flessione nella circolazione di copie), il peso della resa sulla tiratura inesorabilmente cresce e in maniera significativa, con poche eccezioni. Nei “top 4” per vendite Corsera, Repubblica, La Stampa e Sole 24 Ore, il peso della resa ha raggiunto e superato stabilmente il 30% (quando nel 2008 se ne manteneva ben al di sotto). Mentre nei quotidiani nazionali con tirature medio-piccole – dal Giornale al Fatto Quotidiano, da Libero alla Verità, per finire al Manifesto – la resa supera il 50% (quindi con meno copie vendute di quelle rese) con punte, per alcune di queste testate, del 65-70%. Più si è piccoli e più è, evidentemente, difficile coprire in maniera efficiente tutto il territorio nazionale.

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Unica vera eccezione a questa tendenza è Avvenire che mantiene il peso della resa sul 24% abbassando questo valore di sei punti percentuali rispetto al 2008, ma bisogna tenere conto che quotidiano della Cei ha una quota di abbonati totalmente “fuori scala” rispetto alle altre testate italiane (nel 2018 il loro peso sulle vendite è stato del 78%). La Verità, qui il confronto è fra 2017 e 2018 gli unici due anni completi, diminuisce il peso della resa di quattro punti percentuali ma lo mantiene comunque su livelli molto alti oltre il 60%.

Ultima nota: aumentare abbonamenti e copie digitali (che nei quotidiani, per la stragrande maggioranza, vengono vendute solo attraverso abbonamento) potrebbe migliorare, e non poco, il problema della crescita della resa. Ma il peso degli abbonamenti riferito alle copie (cartacee) vendute è inchiodato, dal 2008 a oggi, al 9% mentre quello delle copie digitali sul totale della vendita non si smuove, da tre anni, da una quota di appena l”8%. Non sono certo questi numeri sui quali si può sperare di migliorare in maniera significativa il problema delle copie rese.

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