Dopo aver analizzato, qualche mese fa, i volumi di vendita dei quotidiani italiani nei primi tre mesi del 2018 torniamo all’abituale appuntamento con il nostro osservatorio sulle vendite dei giornali italiani partendo dai dati di Ads che li verifica e certifica. Questa volta analizziamo i primi otto mesi di quest’anno aprendo una finestra temporale, con il pari periodo genaio-agosto, a partire dal 2013. In particolare ci concentriamo sui primi quattro quotidiani per vendite (escluso quotidiani sportivi) ovvero Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa e il Sole 24 Ore.
Come al solito alcune precisazioni: i dati presi in considerazione sono relativi alla voce “Totale vendita (cartacea + digitale)” dove Ads somma le voci “totale pagata” ovvero vendita in edicola e abbonamenti pagati (le copie cartacee vendute quindi), “vendita copie digitali” relativa alle sole copie digitali vendute a un prezzo uguale o superiore al 30% di quello delle copie cartacee e “vendite multiple copie digitali” anche qui relativamente solo a quelle vendute a prezzo uguale o superiore al 30% di quello delle copie di carta. In realtà, diciamo subito, quest’ultima voce, è per tutte le testate prese in considerazione pari a zero o al massimo all’1% in alcune annualità, quindi del tutto ininfluente, unica eccezione il Sole 24 Ore, ma vedremo poi in dettaglio.
Bene, fatte queste premesse cominciamo a rispondere alla domanda: quanto anno venduto i primi quattro quotidiani nazionali da gennaio ad agosto di quest’anno? Una prima risposta semplice è: meno dello scorso anno, ma questa ormai non è più una novità visto l’ormai costante flessione delle copie vendute per la stragrande maggioranza dei giornali italiani (e non solo italiani). La cosa interessante è vedere se, e quanto, queste testate sono riuscite a frenare la loro crisi di copie vendute. E nel complesso possiamo dire di sì, la flessione di copie vendute dei primi otto mesi del 2018 è decisamente più limitata rispetto all’anno precedente. Ma vediamo nel dettaglio.
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Corriere della Sera
Il Corriere della Sera ha un volume complessivo di vendita da gennaio ad agosto di quest’anno vicino ai 60 milioni di copie (le copie medie vendute ad uscita del periodo sono invece 250.865, ovvero 6.800 in meno rispetto al 2017), con una flessione del 6% su gennaio-agosto 2017. Una flessione quindi molto più ridotta rispetto a quella del 2017 su 2016 quando le vendite di copie del Corsera avevano registrato un deciso -16%. Un miglioramento quindi di dieci punti percentuali. Va detto però che guardando i differenziali anno su anno del Corsera notiamo un “effetto altalena” che si ripete alternando in questi ultimi anni costantemente, un anno flessioni percentuali a due cifre e l’anno successivo flessioni molto più contenute. La sfida per il quotidiano di Rcs sarà dare continuità, per la prima volta, ai dati di quest’anno.
I quotidiani italiani – lo abbiamo rilevato da tempo – vedono calare anche le vendite delle copie digitali oltre che il loro peso relativo al totale delle vendite. Al Corsera in questi primi otto mesi, le copie digitali hanno contribuito alle vendite complessive per un 14%. Un valore, anche se di poco, in controtendenza rispetto a quello di questi ultimi anni visto che il loro peso si era assestato sul 15-16%. Nel complesso il loro volume è stato comunque di 8,42 milioni di copie vendute (35.243 copie medie digitali nel periodo, erano state 42mila nel 2017). Insomma se il Corsera frena la sua flessione di copie vendute rispetto allo scorso anno, non lo deve al digitale ma ancora alla carta. Che infatti aumenta il suo peso sulle vendite: dall’84% del 2017 all’86% di quest’anno (le copie digitali multiple nell’ammiraglia di Rcs sono pari a zero).
Repubblica
Il secondo quotidiano per vendite è Repubblica (con un volume di venduto inferiore al Corsera di circa 13 milioni di copie) che riduce la sua flessione percentuale ma – a differenza di tutti gli altri quotidiani presi in considerazione – il suo valore non scende sotto il 10%. I suoi volumi complessivi di vendita sono, nel 2018, di 46,9 milioni di copie (le copie medie vendute del periodo invece sono 196.140) pari a un -12%. Lo scorso anno la flessione era stata del 20%, una delle peggiori di questi ultimi anni, il miglioramento quindi è di 8 punti percentuali.
Repubblica ha subìto inoltre una flessione di copie digitali vendute davvero decisa se confrontata con i risultati di solo un paio di ani fa. Tra gennaio e agosto di quest’anno le copie digitali vendute sono 6,3 milioni mentre quelle del 2017 erano 6,8 milioni. Ma se andiamo al 2015 vediamo una differenza edavvero decisa. Nel pari periodo Repubblica vendeva infatti tre anni fa un volume di quasi 14 milioni di copie digitali. E infatti il loro peso su vendite totali è passato dal 19% del 2015 al 12% del 2018. Il peso sul totale del volume di venduto delle vendite multiple digitali per Repubblica varia dallo zero al 1% mentre quello della carta aumenta: quest’anno raggiunge l’88%, il valore massimo da cinque anni a oggi.
La Stampa
L’altra testata del gruppo Gedi si attesta su un venduto di circa 33 milioni di copie nel periodo, pari a 138.744 copie medie. Il suo andamento è in realtà molto regolare in questi anni: la flessione anno su anno dal 2013 al 2018 è contenuta in una forbice decisamente ristretta – tra l’11% e il 9% – il differenziale di quest’anno è quindi solo di due punti percentuali (il più ridotto tra i “top 4”).
C’è da notare che il volume di vendita delle copie digitali è estremamente ridotto se confrontato con le altre testate: 1,75 milioni. Per un peso sul totale di venduto davvero molto contenuto, un 5% che poco o niente si discosta dai dati degli scorsi anni. Il peso delle copie di carta ovviamente, per quello che abbiamo appena sottolineato, per La Stampa è il più alto in questo campione di testate, circa il 95%, visto che anche il peso delle vendite multiple di copie digitali è pari a zero.
Sole 24 Ore
Il volume di vendita dei primi otto mesi del 2018 del giornale di Confindustria è stato di 31,6 milioni di copie (le copie medie vendute del periodo sono 132.259), con una flessione rispetto al 2017 solo del 4%. Il Sole è infatti quello che riduce maggiormente la propria flessione rispetto allo scorso anno: 16 punti percentuali. C’è anche da dire che i dati ci presentano un quadro decisamente più movimentato rispetto agli altri tre quotidiani. In particolare i dati sulle vendite multiple di copie digitali, che sono stati al centro delle note vicende che hanno travolto in questi ultimi anni Il Sole, presentano valori “fuori scala” rispetto a tutti gli altri appena visti. Tra i dati, verificati e certificati da Ads, infatti ancora figurano annualità dove il loro peso è assolutamente rilevante. Ads aveva sospeso la loro rilevazione e poi rivisto il proprio regolamento sul loro conteggio [da qui, anche, la decisione di conteggiare per la voce “totale vendita (carta+digitale)” solo quelle vendute a prezzi uguali e superiori al 30% di copertina].
Resta il fatto che elaborando i dati presi nel database Ads per Il Sole nel 2013 risulta che il peso delle vendite multiple di copie digitali è del 13% sul totale del venduto e nel 2014, addirittura, del 23% (poi negli anni successivi tra 2015 e 2017. Dopo alcune annualità con un valore zero per questa tipologia di vendita quest’anno il suo peso è di solo il 3%.
Nei primi otto mesi del 2018, comunque, il peso delle copie digitale al Sole è complessivamente del 39%. Una quota decisamente più alta rispetto a tutti gli altri quotidiani con un peso della carta solo del 61% . Un peso – quello della carta – sul totale di copie vendute che resta praticamente invariato per il Sole, e in generale, come abbiamo visto dai dati precedenti, il suo peso addirittura aumenta per le altre testate. Le principali quattro testate quotidiane italiane quindi frenano sì la flessione di copie vendute rispetto ai valori dello scorso anno ma per farlo puntano sempre più sulla carta.
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