L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni [Agcom] ha pubblicato in questi giorni i dati relativi al pluralismo politico/istituzionale in televisione relativamente al periodo 1/30 settembre 2018. Da questi abbiamo estrapolato i dati relativi alla presenza dei quattro principali partiti del nostro Paese all’interno dei telegiornali nazionali.
Per la rilevazione dei tempi relativi ad esponenti politici con cariche istituzionali Agcom adotta i seguenti criteri:
1. Nel caso in cui l’esponente politico con cariche istituzionali interviene in qualità di rappresentante politico, il suo tempo viene attribuito al partito;
2. Se l’esponente politico interviene in qualità della carica istituzionale che ricopre, il tempo è attribuito al soggetto istituzionale.
In particolare ci siamo concentrati sul “tempo di antenna”, ovvero il tempo complessivamente dedicato al soggetto politico/istituzionale che è dato dalla somma del “tempo di notizia” e del “tempo di parola” del soggetto. Il tempo di notizia: indica il tempo dedicato dal giornalista all’illustrazione di un argomento/evento in relazione ad un soggetto politico/istituzionale, intendendo per soggetto politico/istituzionale il singolo esponente o il partito/raggruppamento/istituzione. Il tempo di parola: indica il tempo in cui il soggetto politico/istituzionale parla direttamente in voce. Per “soggetto” si intende in questo caso ogni singolo esponente politico/istituzionale.
I dati aggregati dei TG Rai includono Tg1, Tg2, Tg3, e Rai News. Quelli relativi a Mediaset sono per Tg4 , Tg5, TgCom24, e Studio Aperto. Mentre quelli de La7 includono TgLa7 in onda su La7 e su La7d.
Fatte le doverose premesse metodologiche, e chiarito l’ambito della nostra analisi che si concentra sull’indicatore più completo, quello appunto del tempo di antenna, entriamo dunque nel merito dei dati.
Alla Rai, in attesa delle nomine dei direttori giustappunto dei telegiornali, attualmente “al palo” per la discussione sulla manovra finanziaria, sono rimasti evidentemente alla lottizzazione pre-elettorale. Infatti Il PD è di gran lunga il partito più citato nei TG dell’emittente di Stato, e assieme a Forza Italia raccoglie il 73.5% del totale tempo di antenna.
Non è molto diversa la situazione delle reti Mediaset dove PD e Forza Italia hanno il 65.4% del tempo di antenna, anche se in questo caso la situazione si ribalta con Forza Italia, guarda caso, nettamente davanti a tutti gli altri partiti per tempo dedicato.
Più equilibrata la situazione in casa Cairo dove, anche se è il PD il partito che gode del maggior tempo di antenna, vengono rappresentati in maniera abbastanza bilanciata tutti e quattro i principali partiti.
Sono dati pubblici, forniti da quella che prima di tutto è un’autorità di garanzia. È davvero singolare, diciamo, che visto il fervente attuale “dibattito” in corso su pluralismo e informazione, scaturito dagli intenti di azzerare nel tempo i finanziamenti diretti ai giornali che ancora ne beneficiano, e da alcuni interventi da parte di alcuni esponenti del Governo, che nessuna delle principali fonti di informazione abbia pubblicato e commentato questi dati. Unica eccezione de “La Notizia”, che gli ha dedicato addirittura la prima pagina di qualche giorno fa, ma che certamente, senza nulla togliere al quotidiano diretto da Gaetano Pedullà, non è uno dei “grandi quotidiani” italiani.
Però, se i TG, come conferma anche il 15° Rapporto sulla Comunicazione del Censis, restano il principale modo degli italiani per informarsi, stando alle intenzioni di voto, sempre a fine Settembre per omogeneità di riferimento, è evidente che questi non abbiamo altrettanta influenza.
La non trascurabile differenza tra informazione e formazione dell’opinione, che rende inutile il silenzio dei giornali sui dati sottostanti, rendendo, se possibile, ancor più evidente la loro irrilevanza, anche, in tal senso, con i social media a essere il vero ago della bilancia. Parafrasando, è l’influenza, bellezza!
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