La ricerca di “far-west web” produce oltre 56mila risultati per quanto riguarda articoli pubblicati da fonti di informazione. Attività che naturalmente si è intensificata, pour cause, a ridosso della recente votazione della direttiva europea sul copyright.
Non passa giorno senza che qualche esperto, o sedicente tale, non ammonisca sui pericoli della Rete. Una Rete che secondo costoro [dal minuto 11:30 della recente audizione alla Camera del Sottosegretario con delega all’editoria, Vito Claudio Crimi] sarebbe, appunto, un far-west senza regole.
Si tratta di vera e propria disinformazione, quella che attualmente è in voga chiamare “post-verità”, ancora più grave se si pensa che viene espressa in una nazione, l’Italia, dove purtroppo, come ben sappiamo vi è un grave analfabetismo digitale e la penetrazione nell’utilizzo di Internet è inferiore a tutte le nazioni con cui ci confrontiamo e competiamo.
Quanto non sia vero che non esistano regole in Rete, per stare ai fatti più recenti, lo raccontano le cronache stesse di questi giorni. Infatti, è del 13 Settembre scorso la notizia di una società, che però si dichiara estranea ai fatti, il cui titolare ha subito una condanna a 9 mesi di carcere e 8mila euro fra spese e danni per aver scritto false recensioni usando false identità su TripAdvisor.
Esattamente lo stesso giorno si è avuta altrettanto notizia di quattro italiani autori di violenti attacchi online contro i richiedenti asilo che dovranno stare per sei mesi senza utilizzare Facebook. In questo periodo i quattro dovranno leggere libri o guardare film sulle tematiche dell’immigrazione, meditando e poi scrivendo alcune brevi considerazioni sull’argomento. E saltuariamente saranno convocati nell’ufficio delle esecuzioni penali per “verifiche”. Infine, pagheranno 200 euro a titolo di risarcimento del danno e svolgeranno lavori di pubblica utilità per quattro ore a settimana.
Ed ancora, sempre a titolo esemplificativo, a fine Luglio è stato è stato rinviato a giudizio per diffamazione nei confronti di Laura Boldrini il sindaco di Pontinvrea per quanto aveva scritto sul suo profilo Facebook.
L’elenco delle sentenze potrebbe continuare a lungo, ma ci sembrano sufficienti i tre casi sopra riportati per capire che in realtà le norme ci sono ed, eventualmente, il problema è solamente quello di farle rispettare, come del resto avviene con ogni legge.
Insomma, è chiaro che il far-west del Web non esiste. Si prega, cortesemente, di cessare quanto prima la diffusione di idee e concetti frutto di arretratezza culturale e/o interessi di parte. Si lavori piuttosto, una volta per tutte, sulla gestione delle community e la moderazione dei commenti, a partire da una social media policy, che praticamente nessuna testata ha adottato su Facebook e sugli altri social, senza delegare alle piattaforme, attribuendo loro un potere ancora maggiore di quello che molti di coloro che parlano di far-west del Web già gli contestano, in evidente contraddizione dei termini. Grazie!
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