Secondo un recente sondaggio di SWG per il 44% degli italiani la partecipazione alla vita politica è essenziale. A questi si aggiunge un altro 34% che la ritiene utile, portando così complessivamente al 78% coloro che credono nella partecipazione alla politica.
Sempre secondo un altro studio di SWG sul valore delle istituzioni democratiche, circa un quarto degli italiani [26%] è favorevole alla democrazia diretta dei cittadini, con naturalmente punte maggiori tra coloro che si dichiarano elettori di Lega, M5S, ma anche Forza Italia, mentre quasi la metà degli italiani [47%] è decisamente favorevole alla democrazia parlamentare e non alla cosiddetta “democrazia dei click”.
Di fatto il dibattito politico è sempre più acceso sui social e naturalmente le varie piattaforme sono sempre più presidiate dai leader dei diversi schieramenti che iniziano anche a meglio definire rispetto al passato le strategie di canale.
Al riguardo, avevamo analizzato un paio di settimane fa la presenza su Twitter e su Facebook del Presidente del Consiglio e dei 17 ministri. Analisi dalla quale emergeva con chiarezza come per i politici di Governo i social siano solamente un grande megafono, con una comunicazione assolutamente mono-direzionale, promettendo che avremmo indagato anche l’uso delle due piattaforme social da parte dei politici attualmente all’opposizione.
Ecco dunque che quest’oggi pubblichiamo i dati relativi all’utilizzo di Twitter e Facebook da parte di Matteo Renzi, Maurizio Martina, Silvio Berlusconi, Pietro Grasso, Giorgia Meloni, Antonio Tajani, e Viola Carofalo.
Come avevamo ipotizzato, la sostanza non cambia. Anche i leader dei partiti di opposizione usano i social esattamente come la loro controparte, come un megafono attraverso il quale amplificare la portata delle loro idee senza alcun confronto di sorta.
Per quanto riguarda Twitter, come mostra l’infografica sottostante l’unica ad avere un tasso di interazione degno di questo nome è la leader di Potere al Popolo con un tasso del 41% di “replies”, di risposte alle persone. Tutti gli altri presi in considerazione hanno tassi estremamente ridotti, per non dire nulli. Anche Renzi e Tajani, che apparentemente hanno un buon tasso di risposta in realtà sono prevalentemente monodirezionali nella loro comunicazione. Infatti, entrambi spesso rispondono a se stessi [cosa che se non fosse indice di un dibattito politico che fa sempre più schifo sarebbe persino da ridere], con Renzi che su 421 risposte in 77 casi risponde a se stesso – evidentemente per rilanciare – e Tajani che segue a ruota in tale pratica.
La situazione non cambia, anzi, se possibile, peggiora, su Facebook. Sul social network più popoloso del pianeta gli unici a rispondere ai commenti delle persone sono ancora una volta coloro che gestiscono la fanpage di Potere al Popolo [che è stata analizzata poiché la Carofalo ha solo un suo profilo personale e non una pagina], mentre per tutti gli altri il tasso di risposta è zero.
Se si considera che nell’insieme nell’ultima settimana ci sono stati 7.625 commenti, oltre 157mila condivisioni, e più di 302mila mi piace ai contenuti delle pagine dei leader politici presi in esame, si capisce come il dibattito sia solo tra pari, tra le persone che commentano e condividono, con invece chi ha fatto nascere il dibattito completamente assente dalla scena. Al riguardo si segnala che Berlusconi è assente dai social dal 26 di Luglio, data del suo ultimo post e ultimo tweet.
L’infografica sotto riportata fornisce il dettaglio di quella che dovrebbe essere una nuova forma di costruzione delle relazioni tra leader e cittadini e invece, purtroppo, è solamente, come detto, un’amplificazione della comunicazione per attirare consensi, per fare propaganda si sarebbe detto una volta, come conferma, se necessario, in una recente intervista Enzo Risso, Direttore Scientifico di SWG, e Docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi.
Acclarato che, purtroppo, fondamentalmente non vi è distinzione nel modus operandi sui social tra i leader della coalizione di governo e quelli dell’opposizione, e che, come abbiamo già avuto modo di dire è chiaro che la presenza sui social è ad un livello di retroguardia rispetto alla “vecchia” comunicazione politica, visto che non vi è confronto e dibattito, emergono invece delle sensibili differenze su coinvolgimento ed efficacia.
Infatti, sia il livello di engagement che per quanto riguarda la portata potenziale, “l’opportunity to be seen“, il quadro di assieme è nettamente favorevole ai politici attualmente al governo che su Facebook [che è decisamente più rappresentativo e popolato rispetto a Twitter], spopolano rispetto ai loro avversari, che come ben spiega Mentana sono completamente fuori gioco, anche sui social.
Certamente non sempre le reazioni, il sentiment, sono positive [come nel caso del selfie durante il funerale], ma non vi è dubbio alcuno che se, di fatto, l’obiettivo è l’amplificazione, come emerge chiaramente dalla nostra analisi, i risultati siano dalla parte di chi oggi è al Governo. L’infografica sottostante, anche in questo caso, fornisce, tutti i dettagli del caso.
Le elaborazioni relative a Facebook sono state realizzate su dati Talkwalker con cui DataMediaHub ha una partnership per l’ascolto della Rete.
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