Sette grafici sullo stato dei media italiani: valore, vendite e tagli ai costi

1. Le prime dieci società del settore media per capitalizzazione del 2008 e quelle del 2018, Mediaset resta al primo posto ma con valore quasi dimezzato. Complessivamente le prime dieci società del settore media nel 2008 capitalizzavano 12,2 miliardi di euro nel 2008 le prime dieci si fermano a una capitalizzazione di 6,7 miliardi il 45% in meno.

 

2. I grandi editori legati alla carta Rcs, Mondadori e Gedi (ex Gruppo Espresso) vedono anche nel confronto dei 12 mesi da maggio 2017 a maggio 2018 tendenza al ribasso.

 

3. Valore in ribasso nonostante i tagli decisi ai costi, in Rcs dal 2009 al 2017 sono passati da 2,125 miliardi a 749 milioni di euro (quasi due terzi in meno)

4. Tagli decisamente consistenti anche agli organici: al gruppo 24 ore i dipendenti medi sono passati dalle 2.230 unità del 2009 alle 1.073 unità del 2017 (ovvero meno della metà)

5. Taglio dei costi dovuta anche alla decisa flessione delle vendite, un evento importante come le elezioni politiche del 4 marzo 2018 non hanno contribuito a invertire la tendenza. I grandi quotidiani nazionali nei primi tre mesi dell’anno hanno venduto meno rispetto ai primi tre dell’anno precedente. La flessione (ad esclusione di Repubblica) però sembra significatamene rallentata da un evento così importante.

 

6. Anche per gli altri principali quotidiani nazionali  (Avvenire, il Giornale, Fatto Quotidiano, Libero, La Verità e il Manifesto) la situazione non cambia, le elezioni non portano più copie vendute rispetto al pari periodo dell’anno precedente.

 

7. Così anche per i quotidiani locali nei quali l'”effetto elezioni” è pressoché completamente assente. In molti casi addirittura la flessione sembra ancora più pronunciata rispetto a quella fatta tra i primi tre mesi del 2017 e del 2016.

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