Presentata ieri, con qualche giorno di ritardo rispetto alla data di legge [entro il 30 giugno di ogni anno], l’annuale relazione dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni [AGCOM].
Nel documento 2018 vi è un ampio capitolo dedicato al contesto economico e concorrenziale: assetti e prospettive dei mercati regolati, con una sezione su evoluzione dei media e la “rivoluzione digitale”.
Per quanto riguarda i quotidiani i dati contenuti nel rapporto sono prevalentemente ripresi da altri report prodotti e pubblicati nei mesi scorsi da AGCOM e aggiungono poco o niente rispetto a quanto già noto. Abbiamo dunque pensato di concentrare la nostra attenzione sulla televisione con particolare riferimento alla parte informativa, ai telegiornali.
Complessivamente i TG, tra il 2014 ed il 2017 perdono oltre 8 milioni di telespettatori, pari ad oltre un quinto [22.6%] dell’audience totale. La gran parte di questi viene persa per l’edizione del giorno, dell’ora di pranzo, con poco meno di sei milioni di telespettatori che non guardano più un telegiornale [-35.7%]. Oltre due milioni quelli perduti invece dalle edizioni serali [-11.2%].
Per contro cresce l’ascolto dei canali all-news, ma l’audience totale resta comunque su valori estremamente contenuti. Complessivamente si passa da 35.5 milioni di persone che guardavano un telegiornale nel corso della giornata nel 2014 ai 27.5 milioni del 2017.
il primato degli ascolti è del Tg1, che raggiunge quote di audience più alte degli altri telegiornali e oscilla tra il 22% [nella fascia del giorno] e il 24% [nella fascia serale].
Sono i TG del biscione a perdere maggior audience, con Studio Aperto che nell’edizione del giorno lascia sul terreno 600mila telespettatori, e TG5 che nell’edizione serale ne perde 480mila. È proprio Studio Aperto il telegiornale che, sommando le due principali edizioni, perde il maggior numero di ascoltatori. Cosa che vedendo il trattamento di infotainment “spinto” che caratterizza quel TG sinceramente non sorprende. Il TG4, canale che secondo i nuovi piani si concentrerà proprio sull’informazione, è il telegiornale con la minor audience in assoluto. Anche l’edizione serale del telegiornale de La7, nonostante l’encomiabile lavoro di Mentana, registra un calo di audience del 18.2%.
Se il 2017 è stato «l’anno della definitiva consacrazione della “televisione liquida”, con una stima di circa 3 milioni di cittadini che guardano abitualmente la TV in streaming e in numero 3/4 volte superiore che scaricano abitualmente contenuti televisivi sui propri device», a farne le spese sono anche i telegiornali, come [di]mostrano i dati.
Insomma, è chiaro che l’informazione online oltre ad aver colpito duramente i giornali nel loro formato tradizionale, cartaceo, sta mietendo ora tra le sue “vittime” anche la televisione ed i telegiornali. Non stupisce dunque la “guerra” in atto tra Auditel ed Audiweb, che vede proprio AGCOM al centro della disputa. Quel che invece sorprende è che la trasformazione verso il digitale dei broadcaster nostrani segni il passo, diciamo, sia in generale che in specifico riferimento all’informazione, mentre in altrove in Europa si alleano. Sotto questo profilo il progetto del digitale delle news da parte della RAI, più volte annunciato ed altrettante accantonato, che ha portato anche all’addio della Gabanelli proprio per questo motivo, grida vendetta.
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