Non più tardi di ieri, in qualità di relatore, ho partecipato ad un convegno, organizzato da Ordine dei giornalisti della Lombardia e Associazione Lombarda dei giornalisti, su “blogger, influencer, giornalismo”. Di seguito la presentazione del mio intervento, il cui senso avevo anticipato qualche giorno fa.
Nel suo intervento, Massimo Russo, Direttore della Divisione Digitale del Gruppo Gedi, tra le altre cose, ha spiegato che «Se metti immondizia nel ventilatore, uscirà molto più forte”», ovvero che il problema dei giornali è il crollo della qualità e la deontologia non può esser diversa tra carta e on online. Crollo che ovviamente impatta direttamente sulla fiducia nei confronti dei newsbrand.
Sul tema arrivano i risultati di un’indagine condotta da Pew Research Center, con interviste condotte in Danimarca, Francia, Germania, Italia, Olanda, Spagna, Svezia e Regno Unito, proprio sull’attitudine delle persone verso i newsbrand.
Per quanto riguarda specificatamente l’Italia, sono due i principali elementi emergenti:
- Il nostro Paese è quello, tra le nazioni prese in considerazione, con il minor livello di fiducia nei confronti dei newsbrand;
- I giornali che basano la loro linea editoriale su una campagna mediatica sistematica di incitazione all’odio razziale, alla denigrazione del prossimo, si tratti di avversario politico o altro, quali Libero ed Il Giornale, sono i newsbrand che godono di minor fiducia.
Che le testate succitate siano il punto più basso del giornalismo, e danneggino complessivamente tutto il sistema, è un aspetto che abbiamo evidenziato più volte in questi spazi. Così come abbiamo posto l’accento sulla scarsa, o nulla, attenzione nei confronti della propria reputazione da parte delle testate del nostro Paese.
La fiducia ha una componente affettiva/emotiva ed una calcolatrice/razionale. La parte affettiva/emotiva si compone essenzialmente di trasparenza, rispetto e disponibilità, mentre quella calcolatrice/razionale si basa fondamentalmente su coerenza e rispetto delle promesse. È su questi aspetti che i newsbrand devono lavorare hic et nunc pena l’ulteriore perdita di rilevanza nell’ecosistema dell’informazione.
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