Con la pubblicazione dei documenti di bilancio annuali possiamo cominciare ad analizzare i conti economici – come ormai facciamo da qualche anno – degli editori italiani e cercare di capirne le strategie.
Iniziamo con Rcs tra i primi a pubblicare il proprio bilancio chiuso il 31 dicembre scorso analizzando un aspetto in particolare: il taglio ai costi. Ne abbiamo già parlato altre volte ma ha valore tornarci oggi con i dati relativi, appunto, all’intera annualità.
Se guardando il differenziale tra 2017 e 2016 la cifra più consistente infatti è quella relativa alla flessione dei costi: -107,4 milioni quelli operativi (-18%) e -10,1 milioni di euro (-3,8%) quelli relativi al costo del lavoro. Una cifra complessiva di 117,5 milioni nettamente superiore a quella relativa alla flessione dei ricavi che nel medesimo confronto con il 2016 è di -72,5 milioni.
È una tendenza che avevamo già rilevato nei precedenti trimestri: si tagliano i costi più di quanto flettano i ricavi e la razionalizzazione dà i suoi frutti visto che l’Ebitda (risultato operativo ante ammortamenti e svalutazioni) di 138 milioni di euro è il più alto dal 2012 e risultato netto (71 milioni) si consolida positivo dopo il timido +3,5 milioni di euro del 2016 (mettendo alle spalle anni di bilanci con pesanti passivi).
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Se facciamo pari a 100 i valori del 2009 e li rapportiamo ai valori degli anni successivi sia dei ricavi che dei costi vediamo come la forbice tra le due linee torni ad “aprirsi” negli ultimi anni – quelli della gestione targato Cairo – con i costi che calano più rapidamente dei ricavi.
Quanto si è tagliato in Rcs? Decisamente molto: la somma dei costi operativi e quelli del lavoro sono a chiusura del 2017 di 750 milioni. Nel 2009 le stesse voci di bilancio sommavano una cifra pari a 2.125 milioni, ovvero 1.375 milioni di euro in più. Un taglio del 65%. Se prendiamo come riferimento un periodo di tempo decisamente più breve – dicembre 2015 – il taglio ai costi è comunque consistente: 250 milioni, un alleggerimento di un quarto dei costi in solo tre annualità.
Il taglio ai costi del lavoro significa ovviamente anche tagli al numero dei dipendenti: quelli medi nel 2017 sono stati 3.390, nel 2009 erano 6.492, quasi il doppio. Ma anche rispetto al 2016 sono 194 i dipendenti medi in meno. Nonostante questo il costo medio per dipendente tra 2016 e 2017 è aumentato passando da 74.833 a 76.136 euro, cifra comunque nettamente inferiore a quella, ad esempio, del 2013 quando il costo medio per dipendente era stato di quasi 95 mila euro.
Una nota: non abbiamo trovato una voce relativa ai ricavi da digitale del gruppo (a meno che non ci sia sfuggita) che invece fino al 2015 veniva indicata, se non vogliamo fare i “soliti “ esempi di New York Times e Guardian (sì certo anche loro in questi anno hanno molto tagliato i costi ma anche e molto investito in innovazione) ricordiamo un altro grande editore europeo come Axel Springer che ha portato al 70% i ricavi da digitale.
Ovviamente la grande priorità in Rcs (e negli altri gruppi editoriali di casa nostra) è quella di mettere a posto i conti e alleggerire i pesanti passivi degli scorsi anni. I ricavi però continuano a scendere e Rcs ha fissato tra i principali obiettivi del 2018 quello di aumentare ulteriormente l’Ebitda. La domanda a questo punto è: con quali strategie, una volta tagliato il tagliabile?
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