Dopo aver analizzato nel loro complesso i dati di Ads per il 2017 relativi alla voce “totale vendita (carta+ digitale)” calcolandone i volumi complessivi di venduto dell’industria dei giornali italiana e delle singole testate, proviamo a fare un raffronto di più ampio respiro andando indietro fino al 2012 e guardando l’evoluzione di questi dati.
Complessivamente nel 2012 i dati certificati di Ads da noi elaborati danno un volume complessivo di venduto pari a 1,4 miliardi di copie per i 65 quotidiani censiti. C’è da dire che il valore del 2012 è riferito alla sola edizioni di carta non essendo ancora riportate le copie digitali.
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Nonostante questo è proprio il valore del 2012 il più alto rispetto a tutti gli altri, già nel 2013 il volume di venduto (qui già con le copie digitali) è sceso a 1,33 miliardi di copie (-5% la differenza anno su anno). È il 2015, del periodo preso in considerazione,però l’anno nel quale vengono perse più copie vendute: 15,25 milioni (-12%).
Il saldo passivo del 2017 rispetto al 2012 è, invece, di poco superiore a 497 milioni di copie pari a un -36% (quindi oltre un terzo di copie vendute perse complessivamente in cinque anni).
Guardando ancora all’intero gruppo di quotidiani censiti da Ads anno per anno si vede che le copie del giornale medio sono per uscita 66.875 nel 2012 e scendono costantemente e mestamente– prima sotto quota 60 mila e poi sotto quota 50 mila – fino alle 45.299 del 2017: ovvero 21.576 copie vendute perse a uscita (-32% una percentuale leggermente inferiore a quella dei volume in virtù del fatto che nel 2012 le 65 testate hanno totalizzato qualche uscita in più rispetto alle 63 testate nel 2017).
E le singole testate come sono andate? Non benissimo (per usare un eufemismo) visto che tutte sono caratterizzate da un segno meno nel raffronto 217 vs 2012. Una delle testate a comportarsi meglio, tra quelle che è possibile raffrontare per tutte le sei annualità, è Avvenire che totalizza “solo” -4% sul volume di venduto, oscillando in questi anni tra i 31 e 33 milioni di copie vendute in tutto l’anno (e le copie medie tra le 108 mila e le 101 mila).
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Decisamente peggio fanno i quotidiani nazionali “top 5” come li abbiamo chiamati abitualmente: Corriere della Sera perde oltre 51 milioni di copie (-36%) sul 2012 e sul 2013, Repubblica oltre 50 milioni (-39% sul 2012 e -42% sul 2013). Le copie medie del Corsera sono invece passate dalle 405.559 del 2012 (senza copie digitali ricordiamo) alle 261.120 del 2017, repubblica nel medesimo periodo passa dalle 358.712 copie medie vendute del 2012 alle 218.733 del 2017 (ma nel 2013 con le copie digitali che iniziavano a essere conteggiate erano salite momentaneamente a 375.187 per poi scendere nuovamente negli anni successivi).
Il Sole 24 Ore vede dimezzati i suoi volumi di vendita dai 91 milioni di copie del 2012 (che nel 2014 salgono addirittura a 109 milioni) agli attuali 49,6 milioni (-46% sul 2012).
Guardando ancora ai quotidiani nazionali che abitualmente analizziamo vediamo che Il Fatto Quotidiano ha avuto nel 2013 il suo migliore anno con un volumen di venduto di 20,3 milioni di copie e una media a uscita di 65.939 copie. Numeri che scendono nel 2017 a 13,8 milioni di venduto complessivo nei dodici mesi e 44.780 copie medie vendute a uscita (-16,5% sul 2012, e -32% sul 2013).
Il Giornale perde invece 23,6 milioni di copie sul 2012 (-52%) mentre la flessione più marcata di tutti la compie Libero che passa da volumi di vendita di 29,5 milioni copie del 2012 alle 9,4 milioni di copie del 2017 per un pesante -68%.
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