Informazione Vs Formazione dell’Opinione

Anche se sono ancora in corso gli scrutini elettorali il senso dei risultati del voto sono chiari a tutti. Al di là di ogni altra possibile considerazione, relativamente a questa campagna elettorale vogliamo dire fondamentalmente due cose.

In questa campagna elettorale, contrariamente alle altre volte, i politici hanno scelto, deciso, di non incontrarsi mai tra loro. Una scelta molto chiara iniziata con “lo schiaffo” di Di Maio a Renzi per le regionali in Sicilia e proseguita sino al silenzio elettorale di ieri. Decisione che sia i giornali, siano questi nel formato cartaceo o online/digitale, che le televisioni, hanno supinamente rispettato proponendo interviste, incontri, approfondimenti, o presunti tali, e così via, in cui i rappresentanti delle diverse forze politiche hanno spesso addirittura evitato di incontrarsi nei camerini degli studi televisivi. Se, da un lato, si tratta dell’evidenza di quanto e come sia stato aspro il dibattito, dall’altro lato è un chiaro indicatore di come il giornalismo sia prone, supino alla politica. Se e quando, come in questo caso, il giornalismo diviene il cane da compagnia, invece di quello da guardia, del potere, perde buona parte del suo senso e valore. Non crediamo ci possano essere dubbi al riguardo.

L’altro aspetto che ci appare altrettanto rilevante riguarda il processo di formazione delle opinioni. Infatti, secondo i dati di Community Media Research, pubblicati su La Stampa nella seconda metà di Febbraio, vi sono differenza sostanziali tra il modo nel quale le persone si informano rispetto a come invece si formano un’opinione.

I due aspetti [informazione e opinione] non sono identici: se la prima è di più immediata fruizione, la seconda richiede tempo e spazi per sedimentarsi. I risultati, infatti, dimostrano l’esistenza di comportamenti differenziati.

Se raggruppiamo le tipologie di fonti, otteniamo che gli “old media”, come mostra l’infografica sopra riportata,  [quotidiani, TV, radio: 53.5%] assieme hanno ancora la preminenza sui “new media” [internet, social: 41,4%] come fonti cui attingere le notizie politiche. Con qualche differenza significativa: agli old media sono più affezionati gli adulti [oltre 45 anni] e chi è deciso ad andare a votare; mentre ai new media guardano con favore i più giovani [fino a 44 anni], gli studenti, chi è disilluso della politica ed è indeciso sul voto. Molto pochi, invece, si affidano alle reti delle relazioni sociali [associazionismo, familiari, colleghi: 5.1%] per ottenere news sulla politica.

Il panorama cambia in maniera significativa se osserviamo la modalità con cui gli italiani formano la propria opinione. La tripolarità precedente muta il peso di ciascun fattore e si aggiunge un quarto punto. I quotidiani assumono la leadership [25.6%] incrementando il loro valore, seguiti da internet [22.4% che perde leggermente peso] e dalla TV [18.2% anch’essa in calo]. Cresce molto, invece, il ruolo della famiglia e degli amici [13.8%] dove la possibilità di dialogo e confronto è maggiore. Così, nel complesso, gli old media perdono lievemente d’intensità [49.6%], ma restano saldamente il primo riferimento con i giornali al top della classifica, soprattutto fra i più adulti [oltre 45 anni]. Perdono di importanza, invece, i new media [29.3% e segnatamente i social], seppure in misura minore fra giovani, studenti e indecisi al voto. Viceversa, le reti di relazioni sociali accrescono fortemente il loro peso [21.1%] nel contribuire a formare le opinioni [in particolare familiari e amici], soprattutto fra i più giovani, come del resto era già emerso anche dall’indagine Censis dell’Ottobre 2017.

La pervasività dei social – ormai presi a riferimento dagli stessi organi d’informazione – come strumento di comunicazione, in realtà hanno un peso inversamente proporzionale nell’orientare le opinioni. Piuttosto è internet in generale – e per questo ancor meno delimitabile – ad avere un ruolo importante. Sono le opinioni, però, che orientano le scelte: e per maturare hanno bisogno di contesti in cui esercitarsi, in relazione con altri. Come creare un’opinione, nella società dell’informazione pervasiva, è evidentemente quel che conta, non solo in politica ma anche più in generale, e da questo punto di vista i risultati della ricerca non fanno altro che confermare quello che qualsivoglia fonte, indagine, istituto di ricerca ricorda da anni: da sempre la comunicazione tra pari funziona meglio di qualunque altra. Non a caso i “micro-influencer” generano maggior engagement, anche ben al di là della politica.

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