Dopo il quadro generale sui volumi di vendita dei giornali italiani nel 2017 cominciamo ad analizzare alcuni “campioni” di testate per capire lo stato di salute dell’industria dei quotidiani utilizzando come parametro – dopo averlo monitorato per tutto l’anno con i focus trimestrali – il numero di copie (carta+digitale) vendute utilizzando come fonte i dati Ads. I dati che qui leggete sono infatti nostre elaborazioni partendo da quelli forniti da Ads mensilmente in particolare della voce “Totale vendita (carta+digitale)”.
Le prime testate che prendiamo in esame sono quelle che per volume di vendite sono alle prime cinque posizioni ovvero: Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport (Rcs), Repubblica e La Stampa (Gedi Editoriale) e Sole 24 Ore (Gruppo 24 Ore).
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Al primo posto il Corsera con un volume complessivo di venduto nel 2017 di 93,74 milioni di copie (e per la prima volta anche l’ammiraglia di Rcs scende sotto quota 100 milioni) 16,14 milioni di copie in meno rispetto al 2016, con una flessione pari a -14,7%. Su questi volumi totali le copie medie annuali passano dalle 306.071 del 2016 alle 261.120 di quest’anno pari a una perdita media di 44.951 copie a uscita.
Repubblica è distanziata di poco più di 15 milioni di copie con un volume complessivo di 78,53 milioni copie. A fine del 2016 le copie vendute erano state 95,74 milioni la flessione è pari a un -18%, la più sostenuta di questo gruppo di testate. Le copie medie annuali sono per Repubblica 218.733 mentre nel 2016 erano state 266.677 perdendo così 47.944 copie ad uscita nel 2017.
Al terzo posto, la seconda testata di Rcs, La Gazzetta dello Sport con un volume di venduto (lo ricordo stiamo parlando di copie di carta+digitale) pari a 61,1 milioni di copie con una flessione sul 2016 di 3,8 milioni di copie pari a un -5,9%. Una flessione contenuta viste le precedenti testate e considerando che il 2017 nel raffronto con il 2016 non aveva eventi come Campionati Europei di calcio od Olimpiadi. Le copie medie annuali scendono dalle 180.691 del 2016 alle 170.096 del 2017. [nota: tutti i dati della Gazzetta sono comprensivi dell’edizione del lunedì che Ads monitora come testata a se stante].
La Stampa – che quest’anno ha completato il passaggio in un unico gruppo editoriale con Repubblica – passa invece da un volume di venduto di 59,2 milioni di copie del 2016 a un volume di 53,9 milioni di copie del 2017. Ovvero una flessione di 5,3 milioni di copie pari a un -9% (quindi in punti percentuali esattamente la metà della “consorella” Repubblica).
Ultimo di questa classifica Il Sole 24 Ore che perde posizioni rispetto agli anni precedenti e che si attesta nel 2017 – dopo le ormai note vicissitudini – sui 49,65 milioni di copie, quasi 11 milioni in meno rispetto a quelle certificate da Ads nel 2016 per un -18% nel confronto anno su anno. Un confronto che sulla media ad uscita segna un -28.229 copie rispetto allo scorso anno, ma c’è da rilevare che qui la flessione percentuale è leggermente inferiore rispetto ai volumi complessivi: -16,6% a causa delle uscite minori effettuate nel 2017 rispetto al 2016.
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Una curiosità: se aggreghiamo le due testate di Rcs e quelle di Gedi vediamo che Corsera+Gds sommano un venduto di 154,8 milioni di copie contro i 132,5 di Rep+La Stampa. A Livello di flessione i due aggregati segnano rispettivamente un -11,4% (le testate Rcs) e -14,5% (le due di Gedi). In entrambi i casi, come si può facilmente notare, l’aggregato mitiga la flessione delle ammiraglie di un 3,3% circa.
Altro dato sul quale riflettere: se confrontiamo la flessione complessiva delle 61 testate monitorate da Ads anno su anno con la flessione dei Top 5 vediamo che quest’ultimi pesano sulla perdita totale di copie per il 62% (i soli Corsera e Repubblica assieme, per il 33%). Dati nettamente superiori ai rispettivi contributi in fatto di vendite di copie visto che i Top 5 pesano sul volume complessivo di venduto “solo” per un 37% (e Corsera+Repubblica per il 19%). Una sperequazione che ci dice che le prime cinque grandi testate nazionali, per il complesso dell’industria nazionale dei quotidiani, stanno trainando molto più la perdita di copie che non la loro vendita.
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