Torniamo ad analizzare i dati del terzo aggiornamento del rapporto sulla comunicazione di AgCom, se nella scorsa “puntata” avevamo preso in considerazione il mercato italiano dei quotidiani per chiederci quali fossero i rapporti di forza dei grandi gruppi editoriali del nostro Paese, questa volta passiamo allo scenario dell’editoria televisiva.
Quali sono, quindi, i rapporti di forza dei broadcaster italiani? Ovviamente su tutti dominano Rai e Mediaset ma cerchiamo di quantificare in maniera precisa prendendo come periodo di riferimento i dati dal 2010 a giugno di quest’anno.
Un primo dato che, per certi versi, può sorprendere è che il duopolio Rai-Mediaset in questi anni ha perso peso: secondo i dati forniti da AgCom che si basano sull’audience annuale nel giorno medio, infatti la somma dei due colossi italiani nel 2010 raggiungeva quasi l’80% (78,7% per la precisione) nel 2015 scende per la prima volta sotto quota 70% e nel giugno di quest’anno cala ulteriormente fermandosi al 66%. Quindi Rai e Mediaset hanno perso una fetta di mercato in questi sei anni e mezzo pari a circa 13 punti percentuali complessivamente.
La Rai passa dal 41,3% del 2010 al 35,9% di giugno 2017 perdendo 5,4 punti percentuali, peggio fa secondo AgCom, Mediaset che nel medesimo periodo ne perde 7,3. In saldo positivo Discovery che dall’1% del 2010 passa al 7,5% di giugno (+6,5 punti percentuali), Sky la cui audience sale in questo periodo dal 4,9% all’8,4%, mentre La7 fluttua intorno a una forbice di un punto percentuale compresa tra il 3,1% e il 4,1%.
Infogram
È molto interessante analizzare anche i dati forniti da AgCom su audience, nel giorno medio, delle edizioni serali dei Telegiornali. Il periodo preso in analisi è quello compreso tra il 2012 e giugno 2017, ci dà quindi possibilità di aprire una finestra abbastanza ampia.
Secondo questi dati le due ammiraglie dell’informazione di Rai e Mediaset hanno un andamento opposto: se il Tg1 guadagna punti percentuali passando dal 22,6% del 2010 al 25,1% di questo giugno, il Tg5 invece nel medesimo periodo declina dal 19,3% al 18%. Quindi a fronte di un saldo positivo del 2,5% del Tg1 il Tg% risponde con un saldo negativo del 1,3%.
Il dato più importante però e che assieme i due telegiornali maggiori sommano un’audience che in tutti questi anni non varia di molto mantenendosi intorno al 42-43% (dal 41,9% del 2012 al 43,1% di giugno 2017 senza mai grandi cambiamenti).
Un altro dato da mettere in evidenza è che se facciamo una differenza tra audience del 2012 e quella di giugno di quest’anno il Tg1 è l’unico ad avere un saldo positivo, tutti gli altri presentano una decrescita. Non certo crolli verticali ma comunque significativi in uno scenario, quello televisivo dove qualche punto percentuale può fare la differenza: -2,6 punti percentuali per il Tg3 -2,5 punti percentuali per i Tg regionali della Rai e Tg La7, 2,4 punti per Studio Aperto.
In generale quindi maggiore pluralismo, o meglio forse sarebbe dire frammentazione, per i Tg con audience sotto il 15% ma con i due maggiori telegiornali che nelle edizioni serali complessivamente mantengono saldamente la loro audience negli anni.
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