È sempre molto interessante guardare ad alcuni dettagli contenuti nel Rapporto sulla comunicazione che il Censis pubblica annualmente e che rileva i consumi mediatici degli italiani: se il quadro generale infatti, conferma alcune tendenze ormai consolidate nel nostro Paese – televisione protagonista assoluta, declino della carta stampata, crescita del digitale nel suo complesso – ha valore sottolineare sul “quanto” questi fenomeni si stiano affermando.
Un po’ di numeri generali: la televisione – in tutte le sue forme di trasmissione e di fruizione – ha il 95,5% di spettatori sul totale della popolazione (la Tv tradizionale il 92,2% in calo rispetto al 2016). Cresce internet che secondo queste rilevazioni raggiunge il 75,2% degli italiani ma la sua corsa rallenta sensibilmente (+1,5% quindi una crescita quasi dimezzata rispetto al +2,8% dello scorso anno), interessante è leggere anche nel dettaglio che «gli utenti di WhatsApp (il 65,7% degli italiani) coincidono praticamente con le persone che usano lo smartphone, mentre circa la metà degli italiani usa i due social network più popolari: Facebook (56,2%) e YouTube (49,6%). Importante è il passo in avanti compiuto da Instagram, che in due anni ha raddoppiato la sua utenza (nel 2015 era al 9,8% e oggi è al 21%), mentre Twitter resta attestato al 13,6%».

Veniamo ai quotidiani e alla stampa, nel rapporto dello scorso anno i quotidiani cartacei erano letti dal 40,5% degli italiani nel 2017 questa quota si è ridotta al 35,8%. Il dato però forse più negativo per il settore è la crescita decisamente stentata dei quotidiani online che non riequilibrano affatto la perdita di lettori su carta, come tiene a sottolineare lo stesso rapporto: «i quotidiani, continuano a soffrire per la mancata integrazione nel mondo della comunicazione digitale. E negli ultimi dieci anni, mentre i quotidiani a stampa perdevano il 25,6% di utenza, i quotidiani online ne acquistavano solo il 4,1% (oggi hanno una utenza pari al 25,2%)».

Se guardiamo infatti la crescita dei quotidiani online, timida per altro anche se costante in questi ultimi sette anni, il dato del 2017 è in pericolosa controtendenza – anche se solo dell’0,1% – dal 25,3% della popolazione del 2016 al 25,2% di quest’anno. Già una crescita lenta come quella rilevata in questi ultimi anni dei quotidiani online (che ricordiamo nel rapporto Censis erano al 21,1% dieci anni fa) sarebbe stata preoccupante proprio per il mancato riequilibrio con la flessione della carta, ma è indubbio che una decrescita seppur piccola deve preoccupare decisamente di più gli editori italiani. Una tendenza che su queste pagine è stata segnalata più volte anche utilizzando altre fonti come Audiweb.

Quali sono i mezzi sui quali si informano gli italiani? Ovviamente viste le premesse generali i telegiornali con una quota del 60,6% – i dati si riferiscono ai media utilizzati per informarsi negli ultimi sette giorni – al secondo posto Facebook (35%) e al terzo i giornali radio (22,4%). I giornali cartacei sono solo al sesto posto con una quota del 14,2% e i quotidiani online al decimo con il 10%: da notare che la somma dei quotidiani di carta più quelli online (24,2%) resta lontana di 10 punti percentuali da Facebook e supera di poco quella dei giornali radio.
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Infogram
C’è però un altro dato che ha valore mettere in rilievo e che non depone a favore della crescita dei quotidiani online: se confrontiamo le rilevazioni sul totale della popolazione con quelle fatte sui giovani dai 14 ai 29 anni, vediamo che le differenze più accentuate sono quelle relative a Facebook (13,8% in più per i giovani), YouTube (+8,1%) e Twitter (+5,9%) da una parte e -8,6% sui giornali cartacei. E fin qui niente di sconvolgente. Ma è da sottolineare la differenza di un solo +0,3% – praticamente niente – proprio sui quotidiani online. Come dire che anche il pubblico più giovane non sembra essere per niente una riserva di futuri lettori sui quali costruire una sostanziosa crescita per l’online dei quotidiani (e quindi dei quotidiani in generale visto che il futuro sarà sempre più, ci piaccia o meno, digitale). Ci sembra anche questo un dato sul quale gli editori devono riflettere, magari cominciando seriamente a pensare ad una informazione pensata per questa fascia d’età di solito molto trascurata.
Se poi confrontiamo questi dati con quelli del rapporto Censis precedente vediamo che proprio i giornali cartacei sono quelli che, tra tutti i mezzi rilevati, perdono la quota di pubblico maggiore -4,6%, seguiti da telegiornali (-2,4%) e Giornali radio (-2,3%), mentre a crescere sono i motori di ricerca (+2,4%) e Twitter (+1,9% ma la sua quota totale resta marginale). I quotidiani online -0,3%, anche in questo confronto quindi è da registrare, per questo mezzo, una decrescita.
Infine uno sguardo sui mezzi ritenuti centrali nell’immaginario collettivo: è una rilevazione interessante perché ci dice il peso che hanno le fonti nel formare l’opinione degli italiani. Il dato che emerge è che internet ha ormai superato la televisione: se infatti nella classifica la Tv è al primo posto (28,5%) è solo perché – giustamente per altro – il Censis ha ritenuto di separare il dato tra «quanti prendono in considerazione internet in generale (26,6%) da quelli che attingono principalmente ai social network (27,1%)» mettendo assieme queste due voci quindi si arriva a un valore di 53,7% nettamente superiore a tutti gli altri.
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Anche in questa voce è da sottolineare la performance dei giornali che hanno un peso solo dell’8% su popolazione totale. E bisogna notare inoltre come nelle diverse fasce d’età la voce relativa ai giornali sia sotto questo dato medio in tre fasce d’età su quattro prese in considerazione da Censis: praticamente solo grazie ai 65-80enni che la media torna a salire e si assesta sul dato finale dell’8%.
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